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Nel terzo trimestre dell’anno solamente il 37% degli iscritti ha condiviso contenuti

 

 

Facebook è di gran lunga il social network più utilizzato al mondo. Ha raggiunto quota 1,35 miliardi di iscritti e di questi circa il 63% accede alla piattaforma quotidianamente. Grazie alla raccolta pubblicitaria ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con un boom di utili e ricavi. Tutto sembra procedere a gonfie vele ad accezione però di un piccolo dato che potrebbe avere conseguenze molto importanti sul futuro dell’azienda: sempre con riferimento al terzo trimestre solamente il 37% degli iscritti ha postato contenuti e il numero è risultato in flessione del 22% rispetto all’anno scorso. Il segnale è chiaro: la gente sta smettendo di pubblicare. “Il motivo è semplice – ci spiega Rudy Bandiera, uno dei massimi esperti italiani di social network – ormai c’è assuefazione. Facebook non è più una novità e in certi casi una delusione”.
Perché delusione?
“Perché molti non stanno ottenendo più quell’appagamento dell’ego che generano i ‘mi piace’, i ‘commenti’ e le ‘condivisioni’. Farsi leggere e creare coinvolgimento in modo continuativo non è semplice”.
Può incidere anche la trasformazione di Facebook da strumento ludico e piattaforma di business?
“Sicuramente la creatura di Zuckerberg sta spingendo molto sulla pubblicità e tende ad essere un po’ inquinante nel senso che non si sa più se quello che stiamo vedendo è stato generato in modo spontaneo o è frutto di una campagna promozionale. E’ anche vero che la gente non va sul social per leggere pubblicità però a mio avviso questo aspetto è secondario rispetto all’assuefazione di cui parlavo prima nello spiegare il calo dei post da parte degli utenti”.
Rudy Bandiera
E’ notizia di pochi giorni fa il via libera all’uso dei nickname. Cosa ne pensi?
“E’ chiaramente un tentativo per portare dentro anche gli scettici che non vogliono esporsi utilizzando il proprio nome. Potrebbe però essere un grosso errore. Ogni social ha una specificità e quella di Facebook è sapere chi sono esattamente i nostri amici. Questo è un punto di forza importante assieme ovviamente al fatto che ci sono tutte le persone che conosciamo”.
Twitter, il grande rivale di Facebook, naviga in brutte acque. Può essere un segnale che il fenomeno dei social si sta sgonfiando?
“I social network sono una bolla. Di questo sono sicuro e l’ho sempre sostenuto. Sono finiti troppi soldi su queste piattaforme che faticano a rientrare. Bisogna però sottolineare che il declino di alcune reti è compensato dall’ascesa di altre come Instagram, Linkedin, Snapchat, Ask e WhatsApp. Perciò è corretto parlare di fenomeno gonfiato dal punto di vista del business ma non della socialità che continua ad andare sempre bene anche perché tra gli utenti sta crescendo la consapevolezza su quelle che sono le piattaforme più adatte alle proprie esigenze”.
Tra i social alternativi che hai citato ben 2, Instagram e WhatsApp, in realtà sono di Facebook.
“Hai fatto bene a notarlo perché è la conferma che il primo ad essere consapevole dei rischi di emorragia e declino di Facebook è proprio Zuckerberg che sta diversificando il business in varie direzioni”.
Fonte: tiscali.it