Da oltre vent’anni il Sole 24 Ore misura la vivibilità delle 107 province italiane, elaborando una serie di dati statistici e stilando una classifica annuale. In questo esperimento Il Sole 24 Ore offre gli stessi dati in una nuova veste interattiva.
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L’esercito annuncia in 140 caratteri l’avvio delle operazioni militari su Gaza. Foto e video degli obiettivi colpiti cinguettati costantemente. Il social network è il canale ufficiale per il pubblico
ho 39 anni, mi occupo di pubblicità da 17 anni, e da più di 16 sono un imprenditore.
Un piccolo imprenditore: la mia agenzia oggi conta poco più di 40 persone. Ma un imprenditore che nel suo piccolo, insieme ai suoi soci, si dà un gran da fare, da sempre.
Le scrivo in questo inizio d’autunno perché, come mi accade sempre, sono tornato dalle vacanze estive pieno di voglia di fare, di inventare, di creare. Ma la prima mail che ho letto è stata una circolare del mio commercialista su “riforma del lavoro, nuova deducibilità costi auto e nuova deducibilità contributo SSN dei premi assicurativi delle auto”. L’ho letta e subito l’effetto adrenalina estiva è passato.
E mi chiedo – molto ingenuamente, lo so – se le domande che io e i miei soci continuiamo a porci siano mai transitate sulla scrivania del suo Governo.
Non avrei mai pensato di rivolgermi direttamente al Presidente di qualsiasi Governo del passato, ma oggi è diverso. Oggi c’è una persona onesta e interessata al bene dell’Italia, questo è quello che penso.
E allora dico: ma lo sa che ci sta passando la voglia?
Nell’illusorio dubbio che lei non lo sappia, e certi che le interessi sapere perché, ecco le nostre domande, ognuna con un piccolo commento per contestualizzare.
Magari le arriveranno in qualche modo. La rete – si dice – è democratica e potente. O magari non le leggerà, ma potranno servire a verificare se qui in giro siamo gli unici a porcele senza trovare risposta.
1. È davvero indispensabile continuare a tassare i costi che le aziende sostengono? Non sarebbe più giusto, sano e perfino educativo aumentare – se proprio serve, e so che serve – le tasse sui profitti?
Parlo dell’IRAP (che tutti quelli che vendono servizi odiano visceralmente, perché del tutto iniqua e disincentivante soprattutto verso le assunzioni del personale) ma anche delle riprese fiscali. Il messaggio che passa (e che viene rafforzato dalle piccole ma significative modifiche alle soglie di deducibilità di alcuni costi) è questo: “meno assumi persone, meno paghi di tasse. Meno spendi e consumi, meno paghi di tasse. Visto che con la crisi sei già tentato di tagliare, con questi incentivi non puoi tirarti indietro”. Non sarebbe invece più sensato e utile per tutti (e per l’occupazione prima di tutto) invitare le aziende che riescono ancora a crescere in fatturato a reinvestire tutto il loro margine in persone e servizi, invece di fare il contrario?
2. È producente togliere a un piccolo imprenditore la possibilità di avvalersi di collaborazioni, o renderle impraticabili per i loro costi, e non fornire alcun incentivo all’inserimento del personale, proprio in un momento come questo?
È il Governo che scrive le regole, ma penso che la cecità sia anche dei sindacati. Qualche lavoratore dovrebbe dirglielo, che a causa delle continue strette sulle forme contrattuali tra un po’ le imprese di servizi (quelle che vivono esclusivamente del lavoro delle persone) si troveranno costrette e ridurre il personale, creare nuovi disoccupati, chiedere un extra sforzo ai pochi dipendenti che si potranno permettere. Ma non ne leggo, non ne sento parlare. Se si chiude una fabbrica si va in piazza, se una legge ha come effetto collaterale quello di bruciare migliaia e migliaia di opportunità per i singoli allora non se ne dice nulla. Invece bisogna dirne. Per capire di cosa parlo, io oggi ho un cliente che mi firma un contratto di un anno per gestirgli la pagina Facebook. Ho bisogno di un collaboratore che, per quel progetto specifico, mi dia una mano. Non posso. Se è un ragazzo che sta finendo l’università non posso dargli 800 euro al mese (che gli farebbero un gran comodo, lo inserirebbero in un mondo lavorativo, lo aiuterebbero a formarsi un’esperienza rivendibile su un ambito in forte crescita). Invece non posso.
La partita IVA non va bene se fattura solo a me. Il contratto a progetto prevede che non abbia nessuno a cui rispondere (invece il cliente è dell’Agenzia, e lui deve collaborare con il team creativo e strategico, assunto e ben pagato).
E se lo assumo a tempo determinato devo dargli minimo 1.000 euro, con contributi aumentati (perché il tempo determinato è cattivo) che portano il costo della sua prestazione per un anno a 27.000 euro. Insostenibile per un singolo progetto. E soprattutto ingiusto come costo per un ragazzo che non ha mai lavorato prima: non per snobismo, ma perché uno come lui deve essere ben seguito. E seguire e formare una persona è un ulteriore importante costo per un’azienda. Non so cosa farò, probabilmente chiederò alle persone che ho già regolarmente nello staff di farsi qualche ora di lavoro in più, imparare cose che non sanno fare, assumendomi il rischio di un lavoro fatto peggio e soprattutto negando a un ragazzo fortunato (perché sa fare quello che chiede il mercato) l’opportunità di scongiurare il pericolo disoccupazione.
È davvero incredibile: noi come agenzia (e come noi molte altre a Milano) abbiamo molto bisogno di giovani svegli, magari al primo o secondo impiego, da formare e inserire in quest’area. Ci sono opportunità occupazionali, udite udite! Ma come facciamo? A queste condizioni dovremo selezionare solo gente che abbia già esperienza, perché rischiare con un novellino da formare non vale la pena.
Così chi ha già un lavoro lo può cambiare, chi non ce l’ha rimane alla finestra. È così che si rilancia l’economia? Sarò stupido io, ma mi sembra di no. Invece di incentivare gli inserimenti, invece di creare opportunità per i ragazzi più giovani, si fa il contrario.
P.S., già che ci sono: come faccio a pagare una collaboratrice che merita 8.000 euro per un lavoro (fatto da casa sua in due mesi)? Lei fa un altro mestiere, non posso chiederle di aprire la partita Iva solo per me, per un una tantum!
La pagherò allora solo 5.000, il resto mancia, peggio per lei. Possibile che nessuno si accorga che chi ci rimette sono i lavoratori? E se anche fossero le imprese, sarebbe meglio?
3) E infine la domanda più importante: chi me lo fa fare? Fare l’imprenditore, rischiare del proprio per creare un’impresa, per dare posti di lavoro, non è qualcosa che dovrebbe essere incentivato e premiato?
Invece ci sentiamo puniti. Quando dopo un anno duro come il 2011 tiriamo le somme, verifichiamo che – in controtendenza – siamo cresciuti del 20% in fatturato e del 20% in numero di persone impiegate, chiudendo un bilancio con quasi il 10% di utile lordo, noi vorremmo festeggiare. Ma se poi il 75% di questo utile lordo viene versato in tasse (e avendo l’80% dei costi fissi come costi del personale, di contributi ne abbiamo già versati allo Stato per oltre il 40% del nostro fatturato) la voglia un po’ ci passa.
Quando poi gli spiccioli che avanzano vengono distribuiti, ecco che vengono di nuovo tassati.
Ma non è nemmeno questo. Qualche spicciolo è meglio di niente, e se c’è bisogno di pagare l’80% di tasse sugli utili per qualche anno (sperando non sia sempre così) può anche andare bene, tappandosi il naso e sentendosi parte di una comunità che ha bisogno del nostro aiuto come quello di tutti. Ma se per caso nel 2012 dovessimo chiudere un bilancio in pareggio, perché invece di chiudere il portafoglio, ridurre lo staff e puntare al profitto a breve termine avremo deciso – da buoni padri di famiglia, come ci chiede il codice civile – di continuare a investire in attesa di tempi migliori?
Nell’attesa di questi tempi migliori, meglio evitare alle persone di lavorare il doppio allo stesso costo (come fanno altri nel nostro settore per sopravvivere), accettando l’obiettivo del pareggio, per arrivare a fine anno a dirci “bravi, è andata, abbiamo fatto quadrare i conti, non è un anno per portarsi a casa dividendi ma l’agenzia è cresciuta ancora”?
Ma se davvero arrivassimo così a fine anno, lo Stato si congratulerebbe, ci ringrazierebbe, ci premierebbe? Ci incentiverebbe a fare ancora di più e meglio l’anno dopo? No. Ci punirebbe.
Ipotetico utile lordo 1.000 euro, perdita dopo le tasse di 100.000 euro. L’IRAP di cui sopra. Le riprese fiscali di cui sopra. 100.000 euro (dopo averne fatturati 3.500.000, e spesi altrettanti) che tireremmo fuori di tasca nostra, noi imprenditori. Senza averli, perché l’anno prima – che è andato meglio – abbiamo dato tutto in tasse.
Siamo tre soci, ognuno di noi potrebbe avere lo stesso stipendio (o qualcosa di più) lavorando come manager per una multinazionale. Chissà se non sceglieremo quella strada, alla fine.
E poi ai 40 dipendenti che lavorano con noi cosa racconteremo? Che fare impresa non ci conviene? Che si cercassero un nuovo impiego, e buona fortuna, visto che lavorano in una industry, quella della pubblicità, che continua a tagliare posti di lavoro? “Ma come?”, ci risponderebbero. “Abbiamo preso nuovi clienti, fatturato di più, chiuso in (piccolo) utile. Abbiamo visto arrivare nuovi colleghi, licenziati da altre grandi agenzie. E ci dite che volete chiudere? Non è giusto, non fatelo”.
Per questo, fino a oggi, non lo abbiamo fatto né abbiamo progettato di farlo. Ma basta, per favore, metterci alla prova con questa disattenzione. Se è vero che in Italia il mondo del lavoro è fatto da tante piccole imprese, che a botte di 40 persone alla volta danno stipendi a milioni di persone, provate a dare qualche pacca sulle spalle agli imprenditori che fanno la loro parte. Tassate al 90% gli utili, se volete. Ma non fateci passare la voglia di lavorare, di rischiare, di investire, di assumere, di fatturare. Di fare piccola impresa.
Ecco tutto, caro Presidente Monti. Come facciamo? Quando inizieremo a vedere piccoli segnali nella direzione dell’incentivazione all’impiego, al consumo, alla sana gestione?
Io non ci credo che questa non sia una priorità per tutti. Iniziamo almeno a parlarne?
Se serve una mano per comunicare, noi siamo a disposizione. Naturalmente gratis!
Emanuele Nenna
Fonte: SPOT and WEB
La targa di Auschwitz, quella con la sinistra scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi), rubata nella notte tra giovedì e venerdì, è stata ritrovata tagliata in tre parti per renderla trasportabile e sarà restituita al museo-memoriale dell’ex lager nazista, la più grande e atroce fabbrica della morte dell’Olocausto, il più grande cimitero del mondo.
Con un blitz notturno, la polizia polacca, agenti speciali della Guardia di frontiera, del servizio segreto e dei reparti scelti del ministero della Difesa hanno preso d’assalto un’abitazione privata nel nord del Paese dovehanno sorpreso e arrestato i cinque presunti ladri-profanatori, cinque uomini tra i 20 e i 39 anni.
Nelle prossime ore le autorità forniranno nuovi dettagli.
Ieri sera Silvio Berlusconi, al termine del comizio di Milano, è stato colpito al volto con un souvenir del Duomo da Massimo Tartaglia.
Berlusconi e’ stato sottoposto subito a tac con esito negativo. La prognosi e’ di venti giorni, mentre potrebbe essere dimesso dall’ospedale oggi o domani. Secondo il primo referto, il presidente del Consiglio avrebbe subito la lesione lacero-contusa interna ed esterna delle labbra con due denti lesi e la rottura di uno di questi. Il sottosegretario Paolo Bonaiuti ha in seguito precisato che il premier ha subito anche la rottura del setto nasale.
In questi giorni gran parte dell’attenzione dei media e dell’interesse politico è stata posta sulla proposta del parlamentare Adolfo Urso, sottosegretario per lo Sviluppo economico, ossia di prevedere un’ora di insegnamento della religione islamica in alternativa all’ora di religione cattolica.
Pienamente d’accordo si è detto Gianfranco Fini, e positiva è stata anche la risposta di Massimo D’Alema: “mi sembra una idea condivisibile – ha detto – non capisco perché non si debba consentire a bimbi di religione islamica, come opzione alternativa, l’insegnamento della loro religione“.
Non la pensa altrettanto positivamente il senatore Federico Bricolo, presidente del gruppo leghista del Senato, il quale ha detto che “con la Lega Nord in questa maggioranza non potrà realizzarsi in nessun modo la proposta di Urso per l’introduzione dell’ora di religione islamica. Non lo permetteremo mai: noi le nostre radici cristiane le difenderemo fino in fondo“.
La crisi economica e la fame nel modo sembrano essere direttamente proporzionali: aumenta la crisi, aumenta la fame.
Per effetto della tempesta finanziaria che non ha risparmiato nessun mercato,infatti, le persone che soffrono la fame sono aumentate del 9% nell’anno in corso, arrivando alla vetta di 1,02 miliardi.
E’ quanto si legge nel rapporto pubblicato oggi dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione e dal Pam, il Programma alimentare mondiale.
E’ la prima volta che accade dal 1970. Nel vertice per la sicurezza alimentare di due anni fa, i capi di Stato e di governo avevano confermato l’obiettivo assunto con la Dichiarazione del Millennio di dimezzare il numero di chi ha fame entro il 2015. Oggi l’obiettivo è definitivamente archiviato.
È Barack Obama il premio Nobel per la pace 2009.
La commissione di Oslo ha deciso di assegnare il riconoscimento al presidente degli Stati Uniti.
La motivazione è legata agli sforzi per il dialogo mostrati dal presidente nel corso dei primi mesi del suo mandato: “per il suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli”.
Hanno pesato a favore della scelta gli appelli di Obama per la riduzione degli arsenali nucleari e il suo impegno per la pace globale .
Primo afro-americano a rivestire la carica più alta del paese, Obama ha chiesto il disarmo nucleare e sta lavorando dall’inizio del suo mandato per riavviare le trattative di pace in Medio Oriente.
Il riconoscimento di 10 milioni di corone svedesi (1,4 milioni di dollari) sarà consegnato a Oslo il 10 dicembre.
Il portavoce del presidente americano, Robert Gibbs, ha comunicato che Obama devolverà in beneficenza l’intera somma, senza però specificare a quale istituzione il denaro sarà consegnato.
Alcuni credono sia prematuro, altri lo ritengono assolutamente giusto.
Fiduciosi, staremo a vedere…
Dopo mesi di dibattiti, la “legge Concia” sull’omofobia è stata bocciata alla Camera.
Era stata Anna Paola Concia, deputato del Pd, dieci giorni fa a presentare questa proposta che inseriva tra le aggravanti dei reati i fatti commessi «per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato».
La maggioranza ha affossato la proposta, affermando l’incostituzionalità del provvedimento dopo essere stata sconfitta sul tentativo di rinviare tutto in Commissione.
La pregiudiziale di incostituzionalità, sollevata dall’Udc, ha ricevuto 285 voti favorevoli, 222 contrari e 13 astenuti. Decisione che ha aperto una scia di polemiche tra maggioranza e opposizione, ma anche nello stesso Pd.
La Consulta boccia l’immunità per le più alte cariche dello Stato.
Una decisione presa a maggioranza (9 voti contro 6) dai 15 giudici della Consulta che hanno, così, determinato la ripresa dei due processi milanesi in cui Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato inglese David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.
Il verdetto è stato emesso da “giudici di sinistra” secondo il premier Silvio Berlusconi, il quale ha coinvolto nelle sue accuse anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Le motivazioni della decisione si sapranno solo tra qualche settimana, quando il giudice relatore Franco Gallo le avrà messe nero su bianco.
Staremo a sentire…nel frattempo, diamo un’occhiatina alla nostra Costituzione …