Un paio di settimane fa la decisione della Corte europea di giustizia di Lussemburgo, secondo cui ogni persona ha il diritto di cancellare dal Web le informazioni apriva un interrogativo: come si sarebbe comportato Google?
La risposta è arrivata per bocca del suo capo, Larry Page, durante un’intervista. Page ha preso atto della sentenza e ha deciso di rendere immediatamente disponibile, ai cittadini europei che ne sentissero la necessità, un modulo col quale si può richiedere di cancellare i risultati delle ricerche che includano il loro nome “qualora tali risultati siano inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”.
Per inviare la richiesta basta aprire questa pagina di supporto di Google, indicare i link “incriminati” (che si desidera eliminare dalla lista dei risultati quando nella pagina compaia anche il nostro nome) e inserire copia digitale di un documento di identità: una misura, questa, che Google ritiene necessaria soprattutto per prevenire “richieste di rimozione fraudolente da parte di persone che si spacciano per qualcun altro”. Richieste, che sarebbero molto numerose, inviate per danneggiare concorrenti commerciali o per rendere indisponibili informazioni di carattere legale.
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E dopo?
Inviata la richiesta, che succede? Tanto per cominciare, la cancellazione non arriva in automatico. Google si riserva infatti di verificarla e di valutare di volta in volta se davvero ci siano gli estremi per un diritto all’oblio o se, al contrario, non esistano ragioni di pubblico interesse per negare tale diritto (per esempio nel caso di persone condannate per frodi o per negligenze professionali). Quel che certo è che, positivo o negativo, l’esito della richiesta non sarà immediato perché si prevede che la quantità di domande inoltrate sarà notevole…
Per chi ne avesse bisogno, il modulo per richiedere di essere… dimenticati da Google è qui.
Fonte: Focus