Non più solo un mezzo per chattare tra amici, ora la app di messaggistica è diventata un’arma a disposizione dei cittadini per combattere abusi e infrazioni. Da Brindisi a Padova, i gruppi di sorveglianza creati da residenti si stanno moltiplicando. E, in alcuni casi, anche le istituzioni hanno deciso di adottare la nuova tecnologia.
AUTO IN DOPPIA FILA, emergenze naturali, problemi di circolazione, microcriminalità di quartiere: oggi WhatsApp non è più solo un’applicazione per chattare tra amici. È diventata un mezzo attraverso il quale i cittadini possono vigilare sulle strade del loro quartiere e segnalare eventuali abusi e infrazioni alle istituzioni. La app di proprietà di Mark Zuckerberg, viene usata per comunicare con la Polizia municipale, dialogare con la Protezione civile e in alcuni, discutibili casi, anche condividere le posizioni dei posti di blocco per evitare le multe.
Bastano i numeri per capire che WhatsApp rappresenta un movimento tellurico nel mondo della comunicazione: 800 milioni di utenti, confermati recentemente dal fondatore Jan Koum, non sono briciole. D’altronde è gratuita (per gli utenti della prima ora, gli altri devono pagare un “abbonamento” di 0,89 euro l’anno), si istalla sui terminali più diffusi, gli si dà in pasto la propria rubrica telefonica e ogni conoscente diventa subito raggiungibile con messaggi, video, foto, audio e recentemente anche telefonate (su Android).
WhatsApp è uno strumento flessibile, talmente potente da poter essere impiegato anche per scopi di pubblica utilità. È il caso ad esempio della Polizia Municipale di Maranello che consente di segnalare episodi di degrado urbano o problematiche inerenti alla circolazione stradale. Basta memorizzare il numero 3297504432 nella rubrica e, mandando un testo, un messaggio vocale o delle fotografie, l’intervento è immediato.
A Cassino (Frosinone), Altopascio (Lucca) e Padova – i rispettivi numeri sono 3209366801, 3358030440 e 3349568579 – si possono segnalare auto in doppia fila, violazioni del codice della strada e altre irregolarità sempre alla Polizia Municipale. Ovviamente eventuali foto spedite non hanno valore legale, ma l’intervento è assicurato. Lo stesso ha pensato il Comune di Rimini, che da marzo permette ai cittadini di segnalare problemi o eventualmente domandare informazioni. Il servizio “WhatsUrp” – il numero di telefono da inserire in rubrica è 3316432314 – è curato direttamente dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico. “Attraverso questo nuovo canale apriamo una nuova opportunità di comunicazione diretta tra pubblica amministrazione e cittadini cogliendo la sfida dei tempi”, ha commentato l’assessore ai Servizi generali Irina Imola.
La app di messaggistica sarà impiegata anche per raggiungere la popolazione nel caso di emergenze. Non è un caso che anche la Protezione civile – nello specifico del Comune di Brindisi – abbia deciso di sfruttare l’app per aggiornare la cittadinanza sugli stati di allerta. Anche qui è bastato attivare un numero telefonico (3667517923) e sfruttare la funzione “broadcast” che abilita l’invio di messaggi senza che gli aderenti al gruppo sappiano i numeri altrui. Chi usa la modalità WhatsApp Gruppo, infatti, sa bene che i numeri telefonici degli aderenti sono sempre in bella evidenza. Con “broadcast” anche la questione privacy è risolta poiché l’invio è uno-a-uno. Sempre gratuito e sfruttando solo il traffico dati.
WhatsApp probabilmente diventa ancora più affascinante quando si scopre che le reali comunità di cittadini l’hanno eletta come strumento di comunicazione per il “controllo del vicinato”. Un tempo c’erano le (discutibili) ronde, oggi in molti quartieri di Roma ci si scambia informazioni su cosa avviene per strada. In caso di bisogno la chiamata alle forze dell’ordine è ancora più tempestiva. “Cerchiamo di prevenire anche gli atti di vandalismo o le truffe”, dicono i residenti sulla pagina Facebook del comitato di quartiere di Fonte Laurentina. “Si avverte un senso di vicinanza, un senso di protezione, ci sentiamo meno vulnerabili”. Pare che i furti siano diminuiti ed è certo che la coesione è aumentata.
Quel che vale per la capitale però può anche essere replicato in piccolo. A Villanova dè Bellis, a pochi chilometri da Mantova, ma anche a Mongardino e Villanova, nell’astigiano, si parla di un controllo del territorio “soft”. “Come tante famiglie, non intendiamo essere passivi di fronte alla microcriminalità e da tempo, assieme ad altri amici, ci siamo chiesti che cosa si poteva fare”, scrive sulla pagina Facebook del gruppo la mantovana Sara Parmeggiani. L’idea di WhatsApp come strumento di pubblica utilità sembra rispondere ai temi più caldi che affliggono le comunità cittadine. Oggi tutti chiedono di non rimanere soli, rinsaldare rapporti e affrontare più civilmente ogni criticità.
Trasformare il cittadino però in un reporter anti-abusi armato di smartphone con fotocamera può essere un “incentivo” a fare bene il proprio lavoro. Lo sanno bene gli autisti di Brescia Mobilità, Start Romagna e Atac (Azienda per i Trasporti Autoferrotranviari) di Roma. Chi sgarra alla guida potrebbe essere immortalato e segnalato all’azienda (per l’Atac il numero è 3351990679). Discutibile, invece, l’intuizione avuta da un centinaio di automobilisti del vicentino che hanno aderito su WhatsApp a gruppi come “Posti di bloccoVicenza”. In questo modo sperano di potersi difendere da autovelox e alcoltest condividendo informazioni sulla localizzazione dei posti di blocco della Polizia. Con lo sguardo sullo smartphone mentre guidano alticci, probabilmente, una multa dovrebbe essere l’ultima delle preoccupazioni.
Fonte: repubblica