Presto, molto presto, lo smartphone che avete tra le mani e che già tante cose fa per voi, potrebbe diventare qualcosa di più: un microscopio potente puntato su tutto ciò che vi circonda. Steve Lee, ricercatore della Australian National University (Australian National University ) è riuscito a realizzare, e ha già cominciato a sperimentare, una lente da aggiungere all’obiettivo della fotocamera di qualunque telefonino e capace di portare l’ingrandimento fino a un fattore 160x. Che significa, per capire, riuscire a vedere oggetti di appena 5 millesimi di millimetro, dieci volte di più della dimensione media di una cellula del nostro corpo. E infatti proprio l’esame delle cellule è uno dei primi usi ai quali Steve Lee ha pensato per la propria invenzione: ciascuno di noi, immagina, se ha dei dubbi su un neo o una macchia comparsa all’improvviso potrebbe fare una prima analisi delle cellule cutanee, fotografarle e spedirle al proprio medico senza muoversi da casa.
Gli scienziati australiani, che hanno già pubblicato i propri risultati su una rivista scientifica di ottica, come spesso accade, sono arrivati alla loro scoperta per caso. Stavano lavorando con della gelatina di polidimetilsilossano, che in pratica è un comune silicone, e si sono accorti che uno strato sottile di questo polimero che si era indurito durante la notte funzionava proprio come una lente. Così hanno capito che si possono creare lenti di silicone di pochi millimetri di spessore con un processo semplicissimo e a buon mercato. Basta dare la forma giusta, usando una goccia già asciutta come base per lo stampo, e cuocere il polimero a 70 gradi nel forno. Oppure si può usare una delle sempre più diffuse ed economiche stampanti 3D.
In pratica, come dice lo stesso Lee, «ognuno potrebbe farsi la propria lente in casa». Meno di due dollari bastano per fabbricare l’equivalente di un microscopio che ne costerebbe alcune centinaia. D’accordo, la qualità dell’immagine non è proprio la stessa, ma per un prezzo simile ci si può davvero accontentare. E comunque la ricerca non è finita, anzi è solo all’inizio. «Con la diffusione degli smartphone, quello che stiamo facendo in realtà è distribuire microscopi a tutti!» annuncia con entusiasmo, e forse troppa enfasi, il ricercatore. Certo,con un microscopio tra le mani, e magari qualche app creata all’occorrenza, sono molte le cose che si potrebbe immaginare di fare, dalla caccia ai parassiti nei campi allo scambio di informazioni sulla polvere della propria casa tra massaie. Senza contare quello che potrebbe succedere, spingendoli nel modo giusto, tra gli studenti delle scuole.
Fonte: IlSole24Ore