C’era una volta un mondo senza l’ecommerce. Poi, arrivò internet. E quel mondo sparì. Alcuni iniziarono a dire che i negozi fisici era destinati a scomparire. Ma i punti vendita restarono lì. Perché non tutti si arresero.
La storia dei negozi che sopravvissero a internet è uno dei fili conduttori che ha legato alcuni degli interventi della sessione dedicata all’e-commerce all’interno di un convegno di qualche tempo fa organizzato da Be-Wizard. Un evento orientato al digitale, che non ha dimenticato di mettere l’accento sull’importanza del rapporto personale.
Un caso su tutti, quello di Rough Trade East, negozio londinese di dischi, raccontato dal brand communication specialist Gabriele Qualizza. Se il web non ha risparmiato colpi al mercato tradizionale del turismo, per il mondo della musica internet è stato un vero e proprio terremoto che ha spazzato via strategie, investimenti e tantissimi negozi su strada.
Rough Trade East, però, è sopravvissuto a tutto questo. Sfruttando alcuni principi cardine, come ha sottolineato Qualizza. Uno di questi è “aggrapparsi alle mode del momento”. Ma anche agganciare la tecnologia. “Ora il negozio vende vinili (un prodotto vintage che sta vivendo una seconda giovinezza) – afferma l’esperto – e vende bene. Ospita addirittura un corner Samsung”. Non solo: “Ha un’area con il wireless free”. Il nemico giurato del suo business, internet, diventa quindi un punto di forza.
Perché Rough Trade East è diventato “uno spazio di condivisione, con un Tazebao dove i clienti possono appendere i propri manifesti e dove offrire concerti gratuiti di piccoli gruppi musicali”.
Insomma, in altre parole si è differenziato dal web offrendo uno spazio dove il rapporto umano (soprattutto tra i clienti) è parte integrante del business. Scaricare musica dal web non è la stessa cosa rispetto a trovarsi fisicamente nel negozio. In definitiva, l’esperienza offerta non è confrontabile a quella online.
Ma la vera novità di questi anni, sostiene il digital marketing specialist di Tipit Paola Marino, è l’addio alla sfida della multicanalità e l’arrivo di quella della omnicanalità. “I negozi fisici non sono destinati a finire in un museo – afferma – perché possono interagire”. Online e offline contineranno a coesistere insieme, diventando sempre più due facce della stessa medaglia.
Un caso concreto, citato da Marino, è quello di Online City Wuppertal: un intero paese tedesco che ha messo sul web l’offerta dei propri negozi in un grande sito di e-commerce. L’obiettivo, ora, “è far interagire online e offline”, aggiunge ancora Marino.
Due casi molti diversi da loro, provenienti da Paesi differenti che però dimostrano come il negozio fisico, anche in un’era dove internet è considerato fondamentale, continua a essere un punto di riferimento.
Fonte: dmcmagazine