Le statistiche etichettano impietosamente l’Italia come regione retrograda. L’esigua percentuale di connazionali che utilizza Internet è sconfortante ed è lo specchio di un fin troppo palpabile analfabetismo digitale. Un recentissimo rapporto d’oltreoceano, però, ci mette in allarme. Se non ci impegniamo ad essere sempre più asini, rischiamo di farci strappare uno dei pochi primati che ancora possiamo vantare nel vergognoso palmares del Belpaese.
La ricerca realizzata dal sito di coupon vouchercloud.net ha evidenziato che il virus dell’ignoranza nel settore tecnologico è talmente diffuso anche negli Stati Uniti da intimorire chi riteneva di poter detenere il deprecabile scettro del non-sapere. L’11 per cento degli americani ritiene che Html sia una malattia infettiva che si trasmette con rapporti sessuali, non immaginando che invece si tratti semplicemente del linguaggio ipertestuale con cui si redigono le pagine web.
Vouchercloud ha ritenuto di verificare il livello di conoscenza informatica dei suoi utenti, non per capriccio ma per perfezionare il dialogo con il proprio bacino di utenza e per evitare ogni sorta di equivoco nelle comunicazioni con il mercato.
Il risultato di questionari, sondaggi e interlocuzioni è sbalorditivo e offre l’opportunità per consolarsi delle miserie nostrane.
Uno statunitense su quattro (il 27% del campione, a voler esser precisi) è fermamente convinto che il Gigabyte non sia un’unità di misura per calcolare la capacità di memorizzazione di un supporto, ma un micidiale insetto che di norma si trova in Sudamerica (con la ragionevole titubanza ad affrontare viaggi da quelle parti ogni qualvolta si senta parlare di un disco “infestato” da 500 gigabyte).
Il 23 per cento delle persone intervistate ha “confessato” che – musica per le nostre orecchie – MP3 è il nome o codice identificativo del famoso robot del film Guerre Stellari, confondendo l’inossidabile C1P8 con i file audio che abbiamo abitudine di ascoltare. Fortunatamente sono soltanto 18 su 100 gli individui che abbinano il Blu-Ray (formato disco per video ad alta risoluzione) ad un animale marino, probabilmente simile ad un delfino o ad un piccolo cetaceo. Ma non è finita. Complice la lettura veloce dei “quiz”, molti hanno confuso “software” con “soft wear” (letteralmente “indumento morbido”) così il 15% ha riconosciuto i normali programmi che girano sul computer come “abbigliamento comodo”.
L’esame dei 2.932 ultradiciottenni chiamati a rispondere è avvilente. Lo è ancor più se si scopre che il 61% ha dichiarato che al giorno d’oggi è indispensabile avere competenze informatiche.
In Paradiso non sappiamo se ci sia l’Adsl o se i nostri cari defunti abbiano voglia di curiosare cosa facciamo in Rete.
Se l’indimenticabile Marcello D’Orta, scomparso qualche mese fa, si trovasse a leggere queste righe, aggiungerebbe subito l’aggettivo “online” al suo sbalorditivo “Io speriamo che me la cavo”…