IL GIORNALISTA nativo digitale assume nativi digitali. Un mondo dove i più giovani, cresciuti a pane e social network, meglio se versatili e di talento, trovano lavoro grazie alle news è un mondo possibile. Anzi, esiste già: lo fotografa con precisione il Pew Research Center. La cartolina arriva dagli States ed è il frutto di una lunga osservazione del “panorama” mediatico americano. Uno dei segnali forti è la “migrazione” di grandi firme del giornalismo verso nuove avventure digitali: Glenn “Datagate” Greenwald che lascia il Guardian per First Look Media, o il premio pulitzer Mark Schoofs a capo del team di inchieste di BuzzFeed. Ma oltre alla qualità parla la quantità: BuzzFeed passa dai 6 dipendenti di due anni fa ai 170 di adesso, i grandi portali contano in media 30 new entries ciascuno, con picchi come quello di Vice (è suo lo staff più grande, con 1100 persone) e Huffington (575). Il numero complessivo segnalato dal Pew nello “State of the News Media 2014”, e cioè ben 5mila assunti, non compensa il segno negativo davanti a un decennio decisamente critico per la stampa in generale. Anche la visione di un modello di business sostenibile è tuttora annebbiata. Ma i numeri raccolti dal centro di ricerca americano dicono che i nati dal 2005 in poi – i nati sul web come portali di informazione – stanno crescendo sani e forti, creano modelli innovativi e posti di lavoro.
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