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Facebook si intromette nelle cronologie

Il social network ha sviluppato un nuovo sistema per l’advertising. I messaggi pubblicitari saranno personalizzati sulla base dei siti già visitati dagli utenti

Roma – Facebook ha annunciato un nuovo sistema per mostrare ai propri utenti pubblicità “il più rilevante possibile per i loro interessi”: per farlo estenderà la portata dai dati raccolti a sua disposizione.Il sito in blu non vuole più basarsi solo sull’attività all’interno del social network (Mi piace e pagine seguite), ma vuole integrare tali dati con quelli raccolti da altri siti ed app. In pratica, FB guarderà nella cronologia dei suoi amici. Agli utenti, naturalmente, è data la possibilità di scegliere se ricevere tale tipo di pubblicità: tuttavia è prevista una possibilità di opt out, basata sullo standard della Digital Advertising Alliance.

Oltre a questa novità, Facebook ha annunciato che gli utenti attraverso un nuovo strumento (essenzialmente un menù a tendina simile a quello già accessibile per i normali post sul social network) potranno selezionare interessi specifici di cui vogliono avere pubblicità rispetto ad altri, o eliminare determinati argomenti da quelli che vengono presentati.

La svolta di Facebook, non tecnologica dal momento che sono molte le aziende che raccolgono questo tipo di dati (Adwords in primis), ma di approccio (la possibilità di unire i dati provenienti dalle due diverse fonti) è solo l’ultimo tentativo da parte per far rendere al meglio l’advertising sulla sua piattaforma: e data la dimensione dei dati messi sul piatto dal social network, non manca di creare già qualche preoccupazione. Già con il progetto BeaconFacebook aveva subito diverse critiche che l’hanno costretta prima a scusarsi e poi a tornare sui suoi passi.

 

Cosa sono i doodle di Google. Ecco come nascono i loghi animati

1doodles sono le versioni speciali del logo aziendale di Google che vengono proposte, nella home page del motore di ricerca, per celebrare degli eventi in corso o per ricordare importanti anniversari. Nel corso del tempo, la società di Mountain View ha pubblicato circa 2.000 doodle, alcuni dei quali mostrati senza differenza a tutti gli utenti del motore di ricerca, altri pensati per festeggiare ricorrenze ed avvenimenti che coinvolgono i cittadini di una specifica nazione.
Da cosa nasce la consuetudine dei doodle di Google e quali tecnologie vengono utilizzate per realizzarli?

Come cambia la mappa dei social media: chi sale e chi scende nel 2014, il boom delle social app

8354_20_mediumÈ ancora Facebook la regina delle piattaforme social, che domina incontrastata su tutte le altre sia per numero di iscritti che per numero di utenti attivi. Qualcosa però sta cambiando: la geografia dei social media e delle social app si sta muovendo velocemente verso nuovi player che conquistano soprattutto le generazioni più giovani; parallelamente la Cina, con le sue centinaia di milioni di utenti, ha creato una propria peculiare mappa social, completamente diversa da quella occidentale, che vedeemergere in particolar modo la social app WeChat.

Google lancia in Europa il servizio per essere cancellati

blogPoche settimane dopo che la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito il diritto dei cittadini a vedere rimosse dal web le informazioni ritenute superate o inesatte, Google ha lanciato un servizio attraverso il quale i cittadini europei potranno chiedere che vengano cancellati i link a risultati di ricerca che si ritengano inopportuni (qui il link). «Esamineremo ogni richiesta cercando di bilanciare il diritto alla privacy con quello all’informazione» fanno sapere da Mountain View.

 

Nike lavora con Apple per l’iWatch

iwatchI dati “freddi” sullo sviluppo del marcato dei fitness band, i braccialetti intelligenti che monitorano le prestazioni fisiche dell’utente che li indossa, li ripetiamo ormai da mesi: secondo l’istituto di ricerca Canalys solo quest’anno verranno venduti 17 milioni di pezzi e la cifra è destinata a superare i 23 milioni nel 2015 e i 45 nel 2017. Gli sviluppi “caldi” sull’argomento arrivano dai marchi coinvolti, a partire dagli indizi sul prodotto di Apple, uno dei più attesi. Amazon intanto, a conferma della vitalità del settore, ha dedicato una parte del suo portale esclusivamente alle tecnologie indossabili.

I giornali nati sul web assumono nativi digitali

153453371-8af2f125-2a2e-4aee-aaa6-1043a81baa2fIL GIORNALISTA nativo digitale assume nativi digitali. Un mondo dove i più giovani, cresciuti a pane e social network, meglio se versatili e di talento, trovano lavoro grazie alle news è un mondo possibile. Anzi, esiste già: lo fotografa con precisione il Pew Research Center. La cartolina arriva dagli States ed è il frutto di una lunga osservazione del “panorama” mediatico americano. Uno dei segnali forti è la “migrazione” di grandi firme del giornalismo verso nuove avventure digitali: Glenn “Datagate” Greenwald che lascia il Guardian per First Look Media, o il premio pulitzer Mark Schoofs a capo del team di inchieste di BuzzFeed. Ma oltre alla qualità parla la quantità: BuzzFeed passa dai 6 dipendenti di due anni fa ai 170 di adesso, i grandi portali contano in media 30 new entries ciascuno, con picchi come quello di Vice (è suo lo staff più grande, con 1100 persone) e Huffington (575). Il numero complessivo segnalato dal Pew nello “State of the News Media 2014”, e cioè ben 5mila assunti, non compensa il segno negativo davanti a un decennio decisamente critico per la stampa in generale. Anche la visione di un modello di business sostenibile è tuttora annebbiata. Ma i numeri raccolti dal centro di ricerca americano dicono che i nati dal 2005 in poi  –  i nati sul web come portali di informazione  –  stanno crescendo sani e forti, creano modelli innovativi e posti di lavoro.

Messenger “esce” da Facebook

No, Mark Zuckerberg non è impazzito. E, sì, vuole obbligarci a tutti i costi a utilizzare Facebook Messenger. Andiamo con ordine. Tutto è cominciato nel novembre del 2013, quando con un aggiornamento dell’applicazione di Facebook ha fatto capire di essere intenzionato a spingere in tutti modi Messenger, altra app che permette di scambiarsi messaggi appoggiandosi alla Rete. All’epoca, quindi, l’unico modo per continuare a leggere gli scambi privati all’interno dell’app principale era non utilizzare o disinstallare quella di messaggistica. Evidentemente più di un utente ha scelto questa via, tanto che il caparbio Zuck ha deciso di tagliare la testa al toro e obbligarci con la forza a utilizzare due iconcine diverse.

«Una vita da social» ragazzi più sicuri in rete

vita_da_social_art-550(1)BARI – ‘Una vita da social’, l’iniziativa nazionale della Polizia postale per promuovere l’uso consapevole della rete tra gli adolescenti, è approdata a Bari. In un truck allestito in piazza Libertà, poliziotti, giornalisti e numerosi ragazzi delle scuole partner dell’iniziativa, hanno dialogato sui pericoli di internet. Cyberbullismo, sexting (la diffusione di immagini pornografiche tra ragazzini), adescamento on-line, sono i reati più temuti, ma anche quelli più frequenti.

Cyber-attacchi, la ricerca: “L’83% delle aziende mondiali non è preparato alla violazione online della sicurezza”

Cyber-attacchi, l'83% delle aziende non è completamente preparato (Fotogramma)‘La risposta ai cyber-attacchi: gli imprenditori sono pronti?’ è il titolo di una ricerca condotta da Economist Intelligence Unit in collaborazione con Arbor Networks sul tema della preparazione alle minacce informatiche e violazione di dati.

L’Economist ha intervistato 360 senior business leader di tutto il mondo, la maggior parte dei quali (73%) appartenente all’alta dirigenza di aziende: 31% in Nordamerica, 36% in Europa e 29% in Asia-Pacifico.

Youtube e il portale per bambini

youtube-for-kids-600x370-kh0B-U430101129185775H-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Il problema non nasce certo con Internet: i bambini davanti allo schermo vedono e ascoltano cose che spesso non capiscono e che in alcuni casi possono non essere adatte alla loro giovane età. Con la diffusione della Rete e dei dispositivi mobili connessi l’esposizione a contenuti di ogni genere è aumentata esponenzialmente. Basti pensare che in Italia il 62% dei bambini ha un telefono cellulare e il 17% si abitua allo schermo tascabile prima dei 7 anni (fonte Eurispes). Di questi piccoli utenti mobili il 32% è solito connettersi a Youtube. Senza dimenticare che anche i tradizionali televisori vengono sempre più spesso utilizzati per accedere a materiale presente in Rete. Nel nostro Paese le smart tv dovrebbero toccare quota 12 milioni, secondo le stime del Politecnico di Milano. Questa tendenza globale, destinata ad aumentare con la penetrazione dei dispositivi, sta convincendo proprio Youtube a lanciare una sezione del portale per i minori di 10 anni.

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