Finalmente su un fattore sono uguali (ahimè, se lo fossero sui diritti, sarebbe tutt’altra cosa…): ricchi e poveri sono coinvolti allo stesso modo nella caccia quotidiana all’affare.
I proprietari delle boutique alla moda di Sant’Angelo, a Ischia, descrivono clienti molto benestanti, quelle che come ogni estate scendono dagli yacht multimilionari, aggirarsi da una vetrina all’altra per comparare i prezzi.
E, alla fine, acquistare il copricostume più a buon mercato.
La spesa al supermercato è diventata una puntigliosa ricerca che porta i consumatori a visitare i discount più economici.
Il compratore promiscuo, fotografato dalle ultime analisi della Shoppercentric, una società britannica che monitora i consumi, non ha abitudini; è guidato da un unico istinto: risparmiare.
Così la recessione manda in tilt le carte di fidelizzazione, quelle che le catene di supermercati distribuiscono ai consumatori per registrarne abitudini, comportamenti commerciali e persino i desideri. Molti grandi magazzini sono tornati ai bollini, considerato un metodo arcaico ma efficace per attirare i clienti.
La tecnica migliore rimane però quella dei buoni sconto.
“La recessione sta provocando cambiamenti profondi”, dice Susan Rice, esperta del settore alla Henley Business School britannica.
L’ultimo sondaggio semestrale della Nielsen, che dal 2002 monitora i consumi nel mondo, dimostra come nell’economia globalizzata questi mutamenti non sono più circoscritti ai paesi ricchi, ma stanno diventando universali. La promiscuità è un fenomeno globale. Secondo i dati raccolti in Europa, in Asia e nel Pacifico, in America del Nord e nel Medio Oriente, negli ultimi sei mesi il 70 per cento dei consumatori censiti ha modificato le proprie abitudini: più che dimezzata la spesa per abbigliamento, i divertimenti fuori casa e il consumo di gas ed elettricità.
La recessione cambia anche il nostro stile di vita. Soffre l’industria della moda e quella dei divertimenti ma i consumatori sanno adattarsi. Cresce così la spesa per il cosiddetto ‘home entertainment’, gli svaghi in casa.
Dall’inizio della crisi nei paesi ricchi sono salite le vendite della pizza a domicilio.
Il consumo dei ‘take-away’, i pasti che ci vengono portati a casa, è solo uno degli indici del cambiamento di comportamento prodotto dalla recessione, che spinge la gente a chiudersi la porta di casa alle spalle per lasciare il mondo fuori.
Anche gli abbonamenti domestici alle televisioni satellitari di Sky sono in aumento in tutta Europa, non si va più al cinema o al teatro e si guarda la tivù; in molti paesi, poi, la gente frequenta meno pub e bar, dove durante gli anni ruggenti ci si riuniva per bere e guardare in gruppo le grandi competizioni sportive.