Chi di noi, almeno una volta nella vita (proprio per essere buona…) non si è inalberato, animato, insomma…arrabbiato?
Secondo la maggior parte degli studi effettuati al riguardo (http://www.viveremeglio.org/psicolog/articoli/lmastron/gestrabb.htm) i casi più frequenti di mancato autocontrollo sono stati identificati in soggetti che hanno avuto genitori critici, intolleranti e svalutanti, togliendo quella sicurezza senza la quale si resta indifesi come bambini, in balia dei giudizi e delle conferme degli altri.
E se queste conferme non arrivano, ecco che rimonta la voglia di protestare per questo amore che ci è stato negato.
Non è facile ammettere che siamo noi a sentirci inadeguati quando sembra più accettabile dare la colpa agli altri, e la soluzione non è sicuramente nell’accusare mamme e papà, ma nel recuperare il bambino che è in noi e fargli fare pace con la nostra parte adulta.
Studi effettuati dall’Università del Michigan dimostrano che il 25% dei casi di malattie cardiache sono dovuti all’eccessiva perdita di controllo in una esagerata reazione fisica alla rabbia. Insomma arrabbiarsi poco può essere dannoso, ma anche arrabbiarsi troppo ci fa correre parecchi rischi.
Nel frattempo si deve cercare di esplicitare il proprio disagio al meglio, evitando che l’interlocutore si senta aggredito. Molti ragionano come se le emozioni fossero controllate da un interruttore: on-off, dico-non dico. Ma esistono anche posizioni intermedie, vale a dire esprimere nel modo migliore le proprie emozioni, anche negative. Essere diretti e sinceri non significa necessariamente ferire gli altri.
Come ci dobbiamo comportare? Quando siamo nervosi, arrabbiati possiamo scaricare la tensione con attività fisiche: frequentare una palestra, praticare sport, partecipare al tifo della la propria squadra del cuore, lavorare manualmente, ecc. Se ci sentiamo contratti, “legati”, può essere utile farsi massaggiare, qualunque sia la tecnica usata,con un buon rilassamento.
Se il malessere tende alla cronicizzazione significa che vi è un comportamento, uno stile di vita ormai consolidato su cui occorre lavorare più approfonditamente con una psicoterapia e con l’ausilio, preferibilmente, di medicine naturali. Ritengo che una via intermedia debba essere ricercata e secondo me consiste nell’essere consapevoli il più possibile del nostro vissuto emotivo e nel costante dialogo sia all’interno che all’esterno di noi.
La rabbia appartiene alla sfera delle emozioni. Si tratta di un’esperienza forte e molto comune che ognuno vive secondo le proprie specificità individuali. Nel conflitto, specie interpersonale ed educativo, la rabbia compare come elemento perturbante che spesso impedisce la relazione e il confronto; la gestione emotiva della rabbia è pertanto una necessità imprescindibile per poter affrontare i conflitti con competenza ed efficacia.
Anche in ambito educativo si tratta di imparare a dialogare con la propria rabbia per trasformarla in una relazione conflittuale e quindi gestibile.
La rabbia va usata per dare energia a una richiesta basata sui propri desideri, non per cercare di stabilire come l’altro deve comportarsi.
Il primo passo per cercare di allearsi con la propria rabbia è ascoltarla bene, e cercare di capire chiaramente il suo messaggio: dove ci sentiamo colpiti, cosa vorremmo. Una volta definita, con calma, la posizione che riteniamo giusta per noi, possiamo affermarla assertivamente.