punto-interrogativoIl termine byte, usato per indicare un gruppo di 8 bit, fu coniato da Werner Buchholz, dell’Ibm, alla fine degli anni 50 per il computer 7030 (immagine sopra), di cui era fra i progettisti.
Il bit è l’unità minima di informazione binaria (uno zero oppure un uno), con cui vengono codificati numeri e caratteri. Per raggruppare i bit si scelgono le potenze di due (2,4,8,16 bit, ecc.) poiché in questo modo tutte le operazioni si semplificano. Ma due bit sono davvero pochi, visto che permettono di contare solo da zero a tre (00,01,10,11). Per poter contenere un qualsiasi cifra tra zero e nove servono almeno 4 bit. Se poi si vogliono rappresentare anche i caratteri alfabetici senza minuscole bisogna passare a 6 bit (che permette di codificare fino a 64 caratteri).
Con l’avvento dei Word processor si dovettero inserire le lettere minuscole e altri caratteri speciali; si scelse per questo il set ASCII a 7 bit (paria 128 caratteri diversi). E quindi la più piccola potenza di esempio) due in grado di contenere un set di caratteri ASCII è proprio quella di 8: con 8 bit si codificano 256 caratteri.
Anche i dati contenuti nelle memorie, che sono a 8,16,32 o 64 bit, sono facilmente divisibili in byte.
Così, 8 bit continuano a essere l’unità di misura più pratica.

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