Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.
Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.
“Fattore Internet – Come Internet sta trasformando l’economia italiana” è stato commissionato da Google per inquadrare al meglio la condizione del nostro paese. Ebbene, dei 31,6 miliardi di euro “generati” nel 2010 ben 17,4 miliardi provengono dal segmento consumer, 11,2 miliardi dalle aziende private e 7,1 miliardi dallo Stato. Al netto di 4,1 miliardi di importazioni, il conto è facile.
“Dei 17,4 miliardi della voce “consumo” il 65% (oltre 11 miliardi) è dato dall’acquisto di prodotti, servizi e contenuti online. In pole position tra i servizi c’è sempre il turismo, che batte informatica, elettronica di consumo, assicurazioni e abbigliamento”
Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.
“Mentre tra i contenuti digitali i più ricercati non sono le news, ma il gaming e nello specifico il poker online, che nel 2010 ha registrato una raccolta di oltre 3 miliardi di euro. Il rimanente 35% della voce consumo (circa 6,4 miliardi) se ne va nell’hardware per connettersi in rete, in tablet, smartphone e ovviamente nelle bollette telefoniche”.
Il capitolo chiave del rapporto riguarda lo sviluppo delle PMI: le aziende che negli ultimi tre anni hanno attivato un sito Internet, sviluppato servizi e-commerce e fatto attività di web marketing hanno registrato ricavi medi superiori all’1,2%, contro “la flessione 2,4% di quelle dotate solo di sito-vetrina e il -4,5% di quelle che hanno snobbato completamente l’online”.
Boston Consulting Group conclude che entro il 2015 il Web italiano varrà 59 miliardi di euro.
Fonte: http://www.tomshw.it