In una lunga e documentata analisi sul sito del Festival del Giornalismo di Perugia, Vincenzo Marino racconta i principali cambiamenti avvenuti nell’ultimo anno nell’industria dei media digitali degli Stati Uniti, passando in rassegna le analisi pubblicata dai principali portali dell’informazione. Il sospetto è che qualcosa di davvero significativo sia accaduto nel 2012 appena trascorso e che altre cose importanti stiano per succedere nel prossimo futuro.
Come da tradizione, dicembre è il mese dei consuntivi per l’anno trascorso e delle prospettive per quello nuovo. E il panorama mediatico non fa ovviamente eccezione, specie se si guarda ai dodici mesi appena passati con la consapevolezza che il 2012 potrebbe essere stato, effettivamente, un anno particolarmente significativo per l’intero scenario editoriale. E così come Twitter, Google, Facebook e molte altre piattaforme costruiscono pagine celebrative dedicate all’anno appena passato, diversi portali di informazione sui media hanno proposto in questi giorni le loro visioni sul meglio – o il peggio – degli ultimi mesi e sugli scenari futuri. Incalzati come sempre dall’attualità, che ne conferma o smentisce le tesi.
E dunque siti come NiemanLab e GigaOm hanno chiesto a loro collaboratori e a esperti del settore uno sguardo sull’anno che si chiude e quello che sta per cominciare. Fornendo, in buona sostanza, quattro categorie d’analisi ben definite: le novità nei media digitali in fatto di ridefinizione delle pagine web e dei loro contenuti, delle piattaforme di consultazione delle news, della pubblicità online e del mercato editoriale.
Ridefinire pagine e servizi online
Secondo il direttore della sezione video del Washington Post Andrew Pergam uno degli aspetti più interessanti del 2012 è stato la ricostruzione – grafica e non solo – della struttura dei portali di informazione: un esempio è quello di HuffPost Live, nella cui home a dominare non sono (solo) i contenuti video, ma soprattutto gli engagement tool. Gli utenti sono infatti incoraggiati a prendere parte alle discussioni via webcam e chat e a seguire le news in tempo reale nella pagina stessa, che integra così il contributo del lettore al contenuto proposto. Siti come UsaToday e Quartz – di recente seguiti da Mashable – possono invece essere considerati gli apripista per un nuovo modello di presentazione dei contenuti sui siti: in questi casi a dominare è il concetto di lettura tablet oriented, presentata attraverso layout disegnati come fossero concepiti per applicazioni da iPad, o comunque pronte ad esser navigate in punta di dita. Quello che viene definito responsive design – e il 2013, secondo Pete Cashmore, sarà decisamente l’anno del responsive design – : il web che in qualche modo cerca di ‘farsi app’, guadagnarne la versatilità tecnica ma soprattutto le potenzialità economiche. Un vantaggio che – fa notare Robert Andrews – in futuro è destinato a sparire.
Fonte: IlPost