“Misurate” al laser le fuoriuscite da naso e bocca, tosse compresa.
Le particelle più pesanti si depositano al suolo, le più leggere restano sospese indefinitamente.
Lo starnuto? Un sintomo del raffreddore, ma anche un mare di goccioline “sparate” nell’aria, diffuse a migliaia e destinate a perdersi intorno a noi.
Ora un gruppo di ricercatori statunitensi della Drexel University di Filadelfia ha studiato il modo in cui questa minionda si propaga: natura, caratteristiche, velocità delle microparticelle di saliva che escono da nasi e bocche.
La “misurazione” avviene in un sistema che illumina i flussi d’ aria emessi dalle cavità facciali attraverso un potente laser, dando modo di fotografarli nel tempo e verificarne il percorso.
I ricercatori hanno quantificato il materiale fatto uscire dagli starnuti e dai colpi di tosse pesando delle mascherine messe di fronte alla bocca e al naso prima e dopo i fenomeni.
Una volta studiati i movimenti reali, sono state costruite delle macchine che riproducevano fedelmente il colpo di tosse e lo starnuto umano.
Le goccioline emesse dagli strumenti finivano all’interno di una stanza riempita con fumo da teatro che permette di visualizzare nei minimi particolari il movimento che particelle producevano nell’aria.
Un computer ha infine elaborato i dati raccolti dando modo di quantificare i valori ottenuti.
Il tipico colpo di tosse inizia con un respiro profondo, seguito da una compressione di aria nei polmoni e quindi dall’emissione esplosiva e rumorosa dell’aria in una frazione di secondo.
E’ stato calcolato che un colpo di tosse media è in grado di riempire d’aria una bottiglia da due litri e che il materiale emesso dai polmoni può raggiungere una distanza di diversi metri dalla bocca.
Le goccioline prodotte possono essere anche 3.000 e muoversi fino a 75 km all’ora.
Lo starnuto invece parte dalla zona posteriore della gola ed emette anche 40.000 goccioline, alcune delle quali raggiungono la velocità di 320 km all’ora.
La maggior parte possiedono una dimensione inferiore ai 100 micron, ossia inferiore al diametro di un capello umano; alcune sono così piccole da poter essere osservate solo con lenti d’ingrandimento.
“Quello che succede a tali goccioline dipende dalle loro dimensioni. Quelle più grandi e quindi più pesanti cadono rapidamente a terra sotto l’influenza della gravità. Ma le più piccole e più leggere, quelle cioè inferiori a 5 micron di diametro, possono rimanere sospese nell’aria di una stanza quasi indefinitivamente”, ha spiegato Bakhtier Farouk della Drexel University a Livescience dell’American Institute of Physics. “Rifare il letto di un ospedale o aprire una porta può far rialzare goccioline ricche di virus ben oltre l’altezza di una persona”, aggiunge Farouk.
Secondo la ricerca una gocciolina emessa da un colpo di tosse di una persona ammalata può contenere fino a 200 milioni di singole particelle virali, anche se il numero varia notevolmente nel corso di un’infezione. Ovvia la raccomandazione di Farouk: in tempi di pandemia, mettere la mano davanti alla bocca è qualcosa che va ben al di là dell’educazione.