Le buone idee arrivano in anticipo. In attesa del 2015, a Milano c’è già un’esposizione universale: è l’Expo delle startup. Un’opport
unità per investitori e Qualcosatori. “La tecnologia non basta. Il vero valore è la creatività”.
Le buone idee arrivano in anticipo. In attesa del 2015, a Milano c’è già un’esposizione universale: è l’Expo delle startup. Cos’è? Ce lo spiega il suo ideatore, Franceco Mantegazzini: “E’ l’evento degli eventi delle startup. Un momento in startupper, incubatori, acceleratori e investitori si ritrovano insieme, cercano interlocutori e trovano visibilità”.
Un appuntamento che ha trovato spazio in Cross Creativity, una due giorni (il 19 e 20 giugno) ospitata da Palazzo Lombardia e realizzata dalla Regione in collaborazione con Unioncamere Lombardia, Politecnico di Milano e Meet the Media Guru. “E’ un evento molto importante – spiega Mantegazzini – perché, nel corso dell’anno, ci sono molti eventi piccoli. Qui, in un solo momento e in un solo spazio, è possibile capire chi fa che cosa e orientarsi in un ambiente di solito molto frammentato“.
Oltre a far incontrare investitori e startup, l’evento ha un altro obiettivo. “Ci piacerebbe far capire – spiega Mantegazzini – che ci sono tante persone che fanno innovazione sui servizi o sul prodotto senza avere un alto contenuto tecnologico. Il motivo base si chima cross creativity. E come suggerimento al Mise di allargare la legislazione”.
In fondo è proprio questo il grande equivoco delle startup. Le nuove idee non sono per forza tutte chip e circuiti. “E’ un errore basilare. All’estero siamo forti in food, fashion, turismo, design. Sostenere solo quelle che fanno elettronica è uno sbaglio”. Non a casa l’evento si chiama Cross Creativity. Perché anche lacultura può trasformarsi in una startup. A patto di abbandonare l’aurabohémien per dotarsi di un business plan e di un piano di investimenti. “Il messaggio è proprio questo”, conferma Arianna Vignati, membro del comitato tecnico scientifico del progetto CCAlps del dipartimento di design del Politecnico di Milano: “Pensare a fare impresa (profit o non profit) pensando alla cultura come driver d’innovazione. La tecnologia è un mezzo. Il vero valore aggiunto è la creatività”.
L’Expo è un modo per far avvicinare al mondo delle startup anche il grande pubblico. Grazie alle 200 aspiranti imprese presenti. “Abbiamo deciso di dare meno spazio ai singoli (ognuno ha a disposizione due metri per due) privilegiando i visitatori”, spiega Viganti. “In questo modo tutti possono trovare le startup in una sola piazza, che così diventa un punto d’incontro. Poi ci sono altre aree, come quella dei Qualcosatori“. Chi sono? Anche in questo caso, l’inventore è Mantegazzini: “Sono tutti coloro che fanno qualcosa per le startup. Un termine concreto e autoironico nato lo scorso anno. Durante la fiera delle startup (antenata dell’Expo) si era formata un’area di incubatori, istituzioni e acceleratori. Dovevamo trovare un nome. Dopo ore di discussione, per disperazione, ho detto: ‘Qui tutti fate qualcosa’. Sono nati i Qualcosatori”.
Tra le altre aree c’è nache quella Pink, dedicata alle idee femminili. Anche le startup hanno bisogno di quote rosa? “No”, risponde Arianna Vignati. “Abbiamo solo messo in evidenza le donne perché ci sono alcuni servizi che nascono per rispondere alle esigenze del mondo femminile. Anche se poi vanno incontro anche alle esigenze degli uomini”.
Fonte: affaritaliani.it