Finora era il contrario. Una scelta che sembra voler mettere una pietra sopra le differenze di genere. Anche se i numeri all’interno della compagnia continuano a deludere, come dimostra il recente diversity report
DOPO gli impercettibili cambiamenti al logo, Facebook annuncia novità anche nel campo delle icone. Ma, in questo caso, non si tratta di pura questione di stile. C’è un rimando simbolico. Con una scelta che vuole, almeno in apparenza, tentare di svincolare il social network dalle accuse di sessismo. Infatti, nella nuova immagine che indicherà presto i nostri amici digitali la donna non sarà più dietro l’uomo, come accaduto fino ad oggi. Bensì davanti. Ad annunciarlo, in un post su Medium, è la responsabile delle migliorie: la design manager Caitlin Winner.
Un racconto della genesi dei mutamenti, passo dopo passo. “Nel kit dei geroglifici della società”, spiega Winner, “ho trovato qualcosa per cui valeva la pena arrabbiarsi. L’icona dell’uomo, fatta eccezione per i suoi capelli a spina, era simmetrica. Mentre la donna aveva una tacca sulla spalla”. Un difetto posizionato proprio nel punto in cui sarebbe stata inserita la figura maschile, davanti alla signora. Aggiunge Winner: “Ho presunto che non ci fosse alcuna cattiva intenzione, ma essendo una ragazza con due spalle robuste, quella tacca mi ha offesa”. Così ha iniziato a lavorarci su, aiutata da altri colleghi. Perché come dice il motto della compagnia di Menlo Park: “Dentro Facebook nessun problema è il problema di qualcun altro”. Prima fase: eliminare la fastidiosa malformazione. Poi è stata la volta di un restyling dei capelli. Non più sullo stile di Darth Vader, il personaggio di Star Wars ideato da George Lucas. Ma un taglio più sbarazzino e moderno.
Infine, si è arrivati alla difficile scelta della collocazione. “La mia prima idea”, prosegue Winner, “era quella di disegnare una doppia silhouette: due persone di uguale taglia, senza una linea netta che indicasse chi sta davanti. Dozzine di prove dopo, ho abbandonato questo approccio perché non sono riuscita a disegnare un’icona che non sembrasse una bestia dalla doppia faccia. E ho piazzato la femmina, di misura un poco più piccola, di fronte al maschio”. Una decisione coraggiosa che affonda le sue ragioni direttamente nella grande questione della disparità di genere, “come donna, educata in un collegio femminile, era difficile non leggere il simbolismo dell’attuale icona; la donna era letteralmente all’ombra dell’uomo e non in un posizione competitiva”. Non solo, anche l’immagine dei gruppi di amici è stata modificata. Con l’aggiunta di una persona di sesso neutro, mentre prima c’erano solo due uomini e una donna. Che, anche in questo caso, non è più nascosta: anzi, passa in primo piano. Via le vecchie icone, via il sessismo, via le diseguaglianze: sembra essere il nuovo mantra. “Un piccolo cambiamento dà alle icone di Facebook una maggiore uguaglianza di genere”, titola il Time. “Facebook ha cambiato il suo logo amici per rendere uguali uomini e donne”, rilancia Business Insider. Ancora più radicale Gizmodo: “Le nuove icone di Facebook portano il femminismo tra le tue amicizie”.
Un piccolo segnale: per le quote rosa nel mondo dell’hi-tech c’è un’attenzione sempre crescente. Come pare aver dimostrato anche la decisione di Apple che lo scorso 8 giugno, per la prima volta nella storia, ha scelto due donne per il suo keynote. Ma dietro le apparenze, e il simbolismo, sembra esserci ancora poca sostanza. E più che l’iniziativa di una singola persona, il rinnovamento di stile targato Facebook, pare essere una mossa studiata. Per lanciare un messaggio ben preciso: dentro il social network di Mark Zuckerberg non si fanno differenze. Peccato, però, che alla nuova immagine non corrispondano poi dei fatti concreti. Non è forse un caso che poche settimane fa la società di Menlo Park sia stata criticata proprio per i numeri del suo nuovo diversity report: la percentuale di donne nei settori tecnologici è passata dal 15 per cento del 2014 al 16 per cento del 2015. Un miglioramento di un punto appena. “C’è ancora molto lavoro da fare. Non siamo ancora dove vorremmo essere”, è stato il sincero commento di Maxine Williams, direttore globale delle diversità dell’azienda. Per dire: certo, la forma a volte è importante. Ma la sostanza lo è ancora di più.
Fonte: repubblica