Una parete bianca non è “solo” una parete bianca.
E’ uno specchio per la luce, può diventare gialla per il sole o grigia nelle giornate di pioggia».
Rosario Marrocco, architetto e docente alla Sapienza di Roma parla dal suo studio: trenta metri quadrati illuminati dal sole di Roma che gioca a cambiare quello che per molti è il non colore per eccellenza.
Il colore delle pareti domestiche non è solo una scelta di gusto. Ci cambia la vita. Influisce sui nostri stati d’animo, rendendoci felici o ansiosi, pacati o nervosi. Come reagiamo se ci fanno vivere in una casa tutta rossa? O in una tutta viola?
Sono questi alcuni dei concetti per una «nuova» architettura ripensata mettendo al centro l’individuo.
«Quello che si è appena concluso è il primo di sette convegni» spiega Marrocco, che ha chiamato – guarda caso – il Centro studi che dirige «Lalineabianca» e che ha la direzione scientifica del convegno. «Amo il bianco perché in realtà può riflettere tutti i colori. Il nostro progetto è quello di tentare di scrivere un nuovo trattato di architettura, nei quali coinvolgiamo anche psicologi, sociologi e medici specialisti per parlare dello spazio e dei colori».
I professionisti chiamati a discutere da Marrocco in sostanza vogliono chiudere in un cassetto le regole di Vitruvio e del suo trattato De architectura (L’architettura).
Architetti, psicologi e psichiatri insieme per rimettere al centro dell’edilizia, pubblica e privata, l’uomo e il suo rapporto con lo spazio e con i colori. «Non si ragiona più solo sulla solidità, l’estetica o l’utilità – precisa ancora Marrocco -, Vitruvio non conosceva il suono come lo conosciamo noi ora, allora non esisteva il concetto di finestra».
Si deve ripensare l’abitazione per il benessere di chi ci abita, basta ai casermoni di cemento in periferia senza una piazza, o con la finestra che dà sul muro di fronte, con i muri sempre di un giallo pallido, di un verde acido e le piastrelle solo bianche e lucide per il bagno.
Così si chiamano a raccolta psicologi come il professor Vezio Ruggieri, docente di psicofiosologia clinica della Sapienza che racconta: «Ci sono esperimenti che hanno dimostrato che un uomo con gli occhi chiusi reagisce se sul braccio gli si mette una stoffa colorata di rosso, aumentano le sue pulsazioni perché il rosso è un colore eccitante».
Gli architetti non danno «regole» ferree su come tinteggiare le pareti ma i toni chiari danno una sensazione di ampiezza, gli scuri riducono gli spazi.
Se poi si ragiona sulle gradazioni quelle tenui trasmettono freschezza, di quelle intense meglio non abusarne perché opprimono.
Il bianco rinforza la luminosità della casa e il colore per esempio si può usare anche solo per una parete di un ambiente.
Nella sala da pranzo si raccomandano colori caldi, e lo stesso nelle stanze a Nord, per combattere la freddezza della luce.
Negli spazi ridotti l’uso di un solo colore in diverse tonalità tenui rende lo spazio più ampio.
Il colore comunica: può rilassare o eccitare anche se non sempre tutto dipende dalla lunghezza d’onda come si è creduto finora. Se lo spazio è ridotto, come nei monolocali, il colore aiuta a non vivere l’oppressione di una «vita a trenta metri quadrati».
«Costretti in spazi così ridotti è una violenza di un’imposizione economica, che prescinde dai bisogni delle persone, strette nella morsa del pensiero di arrivare a fine mese. Dobbiamo creare case “psico-sostenibili”» ha detto Paolo Cruciani, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio. «Dialogare con altre figure professionali e legare diverse discipline, per evitare la sopraffazione dello spazio sull’uomo» dice ancora Marrocco.
E il colore? «E’ la luce. Gli spazi sono colorati dalla luce. Ma tutti i sensi dovrebbero intervenire nella progettazione, se pensiamo che, secondo studi recenti moltissimi italiani soffrono di claustrofobia, dobbiamo chiederci se ancora sono sufficienti due metri e settanta per i soffitti. E così per la luce e per i colori, non solo la scelta dei colori ma di come vengono percepiti dalle persone e per i suoni.
Non posso costringere una persona a vivere in una casa rossa se prima non mi rendo conto di che cosa può provocare questo colore su quella persona».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200907articoli/45782girata.asp