Il web 2.0 entra nel settore del credito anche in Italia, ed è già un successo.
A poco più di un anno dalla comparsa del social lending con i due principali competitor Zopa.it (importata dal Regno Unito) e Boober.it (nata in Olanda), sono già più di 40mila gli italiani che, complice anche la crisi economica e il conseguente crollo del mercato del credito al consumo, hanno scelto di scambiarsi denaro su internet bypassando gli intermediari tradizionali allo scopo di chiedere prestiti a tassi più bassi e prestare denaro a interessi maggiori.
Dati recenti dimostrano che nel primo trimestre del 2009, periodo durante il quale gli effetti della crisi globale sono stati di maggiore intensità, il mercato del credito al consumo in Italia ha registrato un decisivo crollo.
Il rallentamento ha riguardato tutte le macrocategorie di spesa ma, in particolare, i consumi per beni durevoli che, essendo in larga misura legati ad esigenze di sostituzione, vengono più facilmente rimandati quando le aspettative per la propria situazione futura tendono verso l’incertezza.
Offrire o ricevere in prestito del denaro è molto facile: si fa la richiesta direttamente sul web, specifica l’importo richiesto (da 1.500 a 15mila euro) e la durata del prestito (12, 24, 36 e 48 mesi), e in tempo reale viene data la risposta se il prestito viene concesso o meno.
Ma ATTENZIONE: nel prestito peer-to-peer, secondo alcuni, il risparmiatore non gode di tutte le garanzie offerte da una banca e subisce direttamente i rischi dello scambio creditizio, trovandosi in una posizione più svantaggiata rispetto a chi riceve la somma.
In cambio della gestione della piattaforma tecnologica e delle transazioni, dell’attività di recupero crediti e del marketing, funzionale a far crescere la comunità, gli operatori prendono una commissione che viene richiesta sia ai prestatori, sia ai richiedenti e viene calcolata sull’importo del prestito.
Oltre alla trasparenza, alla possibilità di restare anonimi e alla comodità nell’effettuare le operazioni, c’è un motivo fondamentale a spingere più di 37mila italiani a fidarsi di questo esempio inaugurale di social lending: il risparmio. I tassi per i richiedenti sono intorno al 9,7%, contro i tassi medi delle finanziarie, che salgono al 14,5%.
L’ipotesi di una crescita esponenziale del fenomeno a tal punto da impensierire i grandi istituti del credito sembra tuttavia non avere fondamenti. Difficilmente un’impresa che ha bisogno di finanziamenti di elevato importo potrebbe soddisfare le sue esigenze attraverso questi sistemi, che può presentare qualche interesse solo per i singoli risparmiatori.