Sabato 3 ottobre a Roma si manifesterà per la pluralità e l’indipendenza dei media.
Secondo “Reporter senza frontiere”, l’Italia è al 40° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, preceduta da paesi come Paraguay, Namibia e Benin.
Nel nostro Paese il 90% della popolazione si informa attraverso la tivù, le prime cinque televisioni nazionali su sei sono controllate direttamente o indirettamente dal presidente del Consiglio.
Negli ultimi mesi, il premier ha stretto ulteriormente il controllo sull’informazione: arrivando a “consigliare” gli imprenditori di non far pubblicità sui media che lui definisce “antiitaliani”, cioè quelli che lo criticano.
Il ministro Scajola si scaglia contro “Annozero” e si arroga il diritto di decidere cosa sia una “informazione corretta”.
Si regala la prima serata alla celebrazione trionfalistica Vespa-Berlusconi, con la quale vengono consegnate alcune case ai terremotati tra l’altro non costruite dal governo.
La Brambilla arriva a dire che chi critica il premier danneggia il turismo. E perfino il Carnevale di Viareggio viene censurato. In più, chi critica il premier viene fatto oggetto di dossieraggi e costretto a togliere il disturbo, com’è avvenuto al direttore di “Avvenire”.
Anche Internet è oggetto di continue proposte di legge, come il recente disegno di legge Costa-Pecorella, dagli effetti decisamente censori.