Mettersi a lavorare con codice e linguaggi di programmazione sin dai banchi di scuola: questo stanno facendo moltissimi istituti di istruzione negli Stati Uniti in cui l’informatica (nel senso più proprio del termine) sta assumendo un peso sempre più consistente anche nel piano di studi degli alunni più giovani. Sono oltre 20 mila i docenti che supportano il progetto sostenuto dalla fondazione Code.org insegnando già ai ragazzini delle scuole elementari come il computer possa essere strumento per esprimere creatività.
Tutto è cominciato qualche anno fa quando alcune scuole nell’area di Chicago hanno proprosto tra le attività a scelta nel doposcuola un corso di programmazione, in mezzo a laboratori sportivi e artigianali di vario genere.
Questa esperienza è stata apprezzata fortemente da tutti e si è diffusa rapidamente anche attraverso l’organizzazione di competizioni studentesche e campionati nazionali come le più tradizionali gare di spelling.
Comprensibile il motivo per il quale tutti esprimono forte soddisfazione: gli alunni ovviamente sono felicissimi di poter autoprodursi minigiochi e programmini trovandosi alle prese con un gioco non diverso dalle costruzioni tradizionali. Docenti e genitori non possono che essere felici dal momento che la nuova lingua insegnata a scuola può essere una risorsa importante per il proprio futuro (nel sempre esplosivo mercato delle app, ad esempio). Soprattutto mentre il tempo passato davanti ai videogiochi viene percepito come “tempo perso”, quello passato davanti ad un monitor a programmare qualcosa è ritenuto tempo ben speso.
Oggi in trenta distretti scolastici, tra i quali anche quello di New York, l’informatica è stata promossa da insegnamento opzionale a materia fondamentale, alla stregua della matematica o della lingua inglese. Questa straordinaria diffusione è stata possibile attraverso Code.org, fondazione finanziata da grandi gruppi del settore come Microsoft e Facebook. Qualcuno ha fatto notare che tale inferenza di grandi imprese nell’istruzione pubblica sia da guardare con attenzione per evitare che la scuola americana diventi un “corso professionale” per futuri informatici.
Fonte: Agoravox