La Lega propone: test di dialetto per i professori.
I titoli di studio non garantirebbero, infatti, un’omogeneità di fondo e spesso risultano comprati. Pertanto, non costituirebbero una garanzia sull’adeguatezza dell’insegnante.
Piuttosto, per gli aspiranti prof sarà decisiva “la conoscenze della lingua, della tradizione e della storia delle regioni dove si intende insegnare”, perché “non è possibile che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale”. La Lega, insomma, ci riprova. Con la deputata Paola Goisis che chiede che i criteri “padani” di selezione degli insegnanti vengano inseriti nella riforma della scuola ora all’esame della commissione Cultura della Camera.
Però, il resto della maggioranza non sembra essere d’accordo.
E scatta il dibattito tra il Pdl e il Carroccio.
Il presidente della commissione, Valentina Aprea (Pdl), sospende il comitato ristretto e chiama in causa direttamente alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
La Lega si oppone. E la riforma, per il momento, si blocca.
Con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ammonisce: “Durante l’esame della riforma la prima commissione e l’aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale. Si tratta di questione che non può essere opinabile ma che deve essere soltanto riferita a quel che c’è scritto nella Carta”.
Il capogruppo del Pd in commissione Cultura, Manuela Ghizzoni, critica l’atteggiamento del centrodestra: “Stupisce veramente la profonda spaccatura – sottolinea – L’istruzione è un tema troppo serio e non può divenire oggetto di pericolose incursioni ideologiche dal sapore tutto nordista”.
E si rimpiangono i bei tempi in cui la cultura andava bene per tutti, purchè arricchisse l’animo e la mente dell’uomo…
E se noi meridionali dovessimo proporre,il nostro dialetto? Mica male il “se ce na ma sce, sciamaninn………….”? 🙂
Si scherza naturalmente… la cultura è tutt’altra cosa…