E stato appena lanciato un nuovo concorrente di WikiLeaks, si chiama SafeHouse e promette di pubblicare in maniera sicura e anonima corrispondenze, email, banche dati, riguardanti il lavoro del governo americano. SafeHouse, o meglio WSJleaks, è la prima delle alternative editoriali al modello più anarchico lanciato da Julian Assange. Lungi dal seguire puramente scopi etici, il progetto conta di guadagnare seguendo la scia del predecessore, con le informazioni raccolte dai tracker in giro per il mondo. Kevin Delaney, managing editor di WSJ.com ha spiegato che “il progetto è nato dopo varie discussioni tra i redattori. Abbiamo già varie fonti che ci forniscono documenti, sia cartacei che telematici, su temi politici internazionali. Il passo successivo era quello di creare una struttura che si occupasse solo di questo: ricevere e pubblicare tali documenti, rilevanti per l ‘ economia politica americana e internazionale.

Sebbene SafeHouse affermi di godere di un sistema interno di protezione dei documenti, sembra che la realtà dei fatti sia diversa. Qualche giorno fa l’esperto di sicurezza Jacob Appelbaum, si è scagliato contro SafeHouse su Twitter a poche ore dal lancio, denunciando numerose falle di sicurezza nel sistema centrale. In particolare la denuncia di Appelbaum si basava sul fatto che il sistema di protezione Web non sia realmente attivato sul sito di SafeHouse. Quando un utente va all’indirizzo, si offre un link alla versione protetta Https senza però usare un meccanismo chiamato Strict Transport Security che consente di passare ad una connessione cifrata. Qualunque hacker alle prime armi può usare strumenti per far credere ad un utente, che potenzialmente sta caricando documenti e informazioni rilevanti, di utilizzare la versione cifrata quando invece il traffico è completamente aperto. Un ulteriore critica riguarda il fatto che sul sito di SafeHouse si legge della possibilità di rivelare qualsiasi informazione sulle fonti alle autorità competenti, lasciando più di un dubbio sul perché un utente dovrebbe mettersi in pericolo in questo modo. La scelta di creare un modello basato su WikiLeaks da parte del WSJ sorprende se si considera che il giornale ha una delle posizioni più conservatrici e filo-governative degli Usa. Già in passato aveva rifiutato di pubblicare alcuni cables svelati da Assange che era stato bollato come un “nemico degli Stati Uniti”.

Il rischio, secondo opinionisti americani, è che lo strumento messo in azione dal WSJ possa diventare un mezzo per accontentare diverse parti. Prima di tutto i novelli investigatori della Rete che avranno la reale possibilità di inviare notizie scottanti sull’operato del governo, ma anche le stesse autorità di controllo che vedrebbero nella direzione del WSJ un potente alleato per rendere note solo alcune notizie, quelle meno compromettenti. A questo proposito, la reticenza del WSJ nei confronti della trasparenza potrebbe essere un punto a favore per coloro che desiderano ridurre al minimo i danni collaterali. Sembrerebbe che il mercato delle rivelazioni si stia spostando verso un campo più strettamente commerciale e decisamente orientato alla targetizzazione dello scoop. In ogni caso verso un nuovo capitolo del giornalismo post WikiLeaks.

Fonte: http://www.lastampa.it