Un tempo era il regno dell’avventura spartana e selvaggia. Ora si punta su sicurezza e comfort per richiamare turisti
La montagna al lazo della tecnologia: per sicurezza, marketing e comfort. Ricerche e studi di «flussi escursionistici», test sul grado di accoglienza, sofisticati impianti di quanto accade nei rifugi, infopoint, webcam, sistemi satellitari laddove i cellulari non hanno campo. E sensori contapersone a ogni partenza e bivio di sentiero, nascosti per eliminare pulsioni vandaliche. Ma anche itinerari storico-culturali, la riscoperta dei viaggi a piedi sulle Alpi con Internet e mappe cartacee.
Un piano da 20 milioni
Questa montagna da camminare e rilanciare è in un ambizioso progetto Interreg, finanziato dall’Europa per oltre 20 milioni. Ha come capofila la Regione Piemonte e il Canton Ticino. L’area montana è quella del confine italo-svizzero. È denominato Vetta, acronimo di «Valorizzazione delle esperienze e dei prodotti turistici transfrontalieri delle Terre medie e alte».
Va avanti dal 2007, finirà nel 2013, quando 30 rifugi lombardi avranno il collegamento satellitare e altrettanti in Piemonte, nel Verbano Cusio Ossola, saranno gestiti con il sistema computerizzato Arduino: temperature, flussi di clientela, quantità di scorte (acqua e combustibili) e di rifiuti. Per il momento sono 6. Ricerca e progetto affidato all’università di Torino, dipartimento merceologico.
A guidarlo è il professor Riccardo Beltramo: con lui 12 esperti, dai matematici agli economisti, dai geografi agli informatici e architetti. Sono 26 i rifugi dell’Ossola che sono già stati visitati dall’équipe e sono stati sentiti con questionario anonimo 381 visitatori. Obiettivo: la «Carta di qualità».
Al passo con i tempi
Concorrono al «Vetta» anche la Regione Lombardia, il Canton Grigioni con l’Engadina di Saint-Moritz, la Provincia di Bolzano, il Club alpino italiano lombardo e le sezioni piemontesi di Novara e Villadossola. Ancora, l’Irealp, Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia, l’Atse, associazione ticinese sentieri escursionistici e il Polo di Poschiavo (Svizzera), centro di formazione che ha preparato un quizzone di 2000 domande via Internet per poter ottenere un certificato di conoscenza del territorio.
Per essere promossi bisogna rispondere in modo corretto all’80 per cento delle domande. Cassiano Luminati, direttore del Polo, spiega: «Troppi dipendenti di alberghi, anche a St-Moritz non conoscono il territorio. L’idea è che il quiz possa diventare un requisito per l’assunzione». La spinta è economica. Istituzioni e operatori turistici si sono accorti che la montagna attira, anche gli italiani prendono la via dei sentieri e trascorrono vacanze nei rifugi. Si legge nel programma Vetta che l’obiettivo è «fare rete».
Di sentieri e di rifugi «al passo con i tempi che, tra il modello ormai consunto di accoglienza “alla spartana” e un comfort più comune a un hotel a livello del mare, siano alla ricerca di un nuovo concetto di qualità». Con gestione «ecosostenibile»: autosufficienti per energia e raccolta di rifiuti differenziati. Per dare sviluppo e sostenere investimenti ci vogliono dati, tanti, i più possibili. Ecco a che cosa servono i sensori sui sentieri, conteranno quanti li frequentano.
Le Alpi-azienda
La montagna-azienda calcolerà dove vale la pena di insistere e le priorità di finanziamento. Giorgio Campiche del Canton Ticino offre le tre direttive su cui lavora la Svizzera: «Pianificazione, costruzione, segnaletica». In terra elvetica i sentieri, anche di alta montagna, fanno parte della rete stradale.
I segnali sono un esempio di efficienza: precisi e con colori differenziati perché l’escursionista possa capire dove si sta cacciando, in un bosco o verso una prateria, piuttosto che un ghiacciaio. Renata Viviani, presidente del Cai Lombardia, sottolinea come sia in atto «un profondo cambiamento di percepire la montagna». E partecipa al Vetta con un’équipe di specialisti che studiano «le dinamiche di gruppo a contatto con ambiente».
Fanno quiz sui pullman che portano i turisti verso le Terre alte. Si parla di «studio comparativo» rivolto soprattutto ai ragazzi e agli anziani. «Schede e materiale video da inviare nelle scuole», dice ancora Viviani. Uno psicologo si occuperà sia di giovani sia di anziani, un geologo e le guide spiegheranno l’ambiente, un architetto gli interventi dell’uomo.
La tecnologia, la modernità metropolitana e i suoi metodi salgono ai rifugi, dove la vacanza dovrebbe essere scandita dalla lontananza dai riti quotidiani. Chissà se nel progetto Vetta comparirà l’analisi che Enzo Bianchi,priore del monastero di Bose, fa del senso della vacanza nel suo libro «Ogni cosa alla sua stagione»: «Fuggi, taci e trova la quiete diceva Arsenio. Ecco allora le vacanze come occasione di fare silenzio, di abitare il silenzio, di vivere il silenzio… Il silenzio ci insegna a parlare… possiamo scendere dalla giostra, smettere di ruotare senza mai avere in mano la direzione».
Fonte: www.lastampa.it