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Cresce il consumo di medicine prescritte per disturbi seri ma anche per malesseri che per Big Pharma diventano malattie. Con molti rischi e pochi benefici. Come sostiene un autorevole psichiatra.
Troppi psicofarmaci. Prescritti per condizioni che potrebbero essere affrontate diversamente. Spinti dalle industrie farmaceutiche che inventano ogni giorno nuovi malesseri, trasformando in malattie i disagi più comuni, ma anche dall’impazienza di chi non riesce a sostenere la fatica di vivere e pensa di spazzarla via inghiottendo una pillola. Un cortocircuito maledetto che porta a consumare pillole su pillole per ansia, fastidio, malumore, irrequetezza o tristezza.
Alimentato da una ricerca psichiatrica totalmente finanziata dalle aziende che, inevitabilmente, sperimentano farmaci. Quando, invece, la risposta al mal di vivere potrebbe essere in trattamenti diversi. Quali? Di fatto nessuno lo sa fino in fondo perché nessuno ha i soldi per cercarli. A dire chiaro e tondo le cose come stanno è un autorevole medico britannico, il più autorevole tra gli psichiatri, Peter Tyrer. Un signore compassato che non ha nulla dello scalmanato rivoluzionario, docente di psichiatria di comunità all’Imperial College di Londra e direttore del ‘British Journal of Psychiatry’. Convinto, per dirla con le sue parole, che la ricerca ci dia “una visione parziale delle terapie disponibili per i disturbi psichici. Mentre quello di cui abbiamo bisogno sono studi indipendenti. Che valutino i farmaci senza pregiudizi, e prendano in considerazione anche altre opzioni di trattamento”. Tyrer non ha dubbi che l’unica possibilità per normalizzare la smania globale di psicofarmaci sia nella ricerca indipendente, argomento su cui interverrà il 28 settembre a Verona, in occasione della IV Giornata Veronese sull’informazione indipendente sugli psicofarmaci. Per sfidare Big Pharma su due fronti: la tendenza delle aziende ad allargare il mercato trasformando in patologie tratti caratteriali come la timidezza o la malinconia. E una valutazione senza pregiudizi degli strumenti più efficaci per fronteggiare malattie gravi come la depressione o persino la schizofrenia. Che prenda in considerazione gli strumenti non farmacologici, come psicoterapia e interventi nel sociale, la cui validità riceve continue conferme.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pianeta-psicofarmaci/2104299&ref=hpsp