Palazzo Chigi. Sono le ore 17.00 di ieri.
Telefonate da un ministero all’altro, un via vai tra uffici stampa, passando per Palazzo Chigi e i dipendenti «oscurati » scelgono quasi subito un colpevole. Non ci si può collegare a Facebbook, You Tibe, Twitter, MySpace…
Viene additato il ministro dell’Innovazione Renato Brunetta, il nemico dei «fannulloni», che poche settimane fa aveva annunciato che, in nome della produttività, sarebbero stati posti dei limiti all’uso di Internet sul posto di lavoro.
Poche ore dopo la smentita del ministro Brunetta: «Non ne so nulla e mi sembra molto strano perché l’avrei saputo. Ho solo fatto un mese e mezzo fa una circolare per disciplinare l’uso di internet nella pubblica amministrazione».
Poi la nota ufficiale del ministero: «La notizia del presunto oscuramento di Facebook e di YouTube per i lavoratori di Palazzo Chigi, di cui siamo venuti a conoscenza tramite l’agenzia Apcom non è in alcun modo riconducibile ad una decisione del ministro della Pubblica amministrazione né tantomeno del ministro Brunetta».
Nella nota, poi, si sottolinea che il titolare dell’Innovazione si era limitato «un mese e mezzo fa, ad emanare una circolare riepilogativa delle norme esistenti sull’utilizzo di Internet nei luoghi di lavoro, circolare che peraltro non contiene né Facebook né YouTube».
La circolare vietava l’uso di Internet per finalità ludiche, tipo giochi online, o comunque estranee all’attività lavorativa e anche l’uso irregolare della casella e-mail fornita dall’amministrazione. Nello stesso tempo si escludevano «controlli prolungati, costanti e indiscriminati».
Il direttore dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, bersagliato di telefonate di persone che chiedevano spiegazioni, dopo un’indagine interna è giunto a una conclusione molto più semplice.
«Il responsabile dei servizi tecnici di Palazzo Chigi è stato molto chiaro. Secondo lui non si tratta di un oscuramento deliberato, ma, molto più semplicemente, di un problema tecnico».