Ricercatore vince superpremio a Londra
LONDRA – E pensare che al concorso dell’università di Pisa, qualche anno fa, lo avevano bocciato. Non che Dino Distefano, laurea in informatica, non meritasse di entrare nei ranghi della ricerca. Anzi. Ma si sa come funzionano certe cose in Italia. I docenti hanno i loro protetti (qualche volta con le carte in regola) e il risultato è che chi è fuori dal circolo del «barone» deve scansarsi: si partecipa per il gusto di provare e poi si cambia strada.
La soddisfazione di Dino Distefano è di non avere mollato. Tappa numero uno in Olanda e porte aperte. Tappa finale in Inghilterra, porte ancora più aperte. «Se era andata male a Pisa perché non insistere lontano dall’Italia dove le raccomandazioni non contano?». Il risultato è che giovedì sera alla Royal Society di Londra, il gotha della scienza britannica, sarà proprio questo 39enne da Biancavilla (Catania) a salire sul palco per tenere una lezione e per ritirare il «Roger Needdham award», che è una sorta di Nobel dell’informatica (assieme al «Turing award») assegnato a quanti si sono distinti nei dieci anni successivi al conseguimento del dottorato (il Phd).
Dimenticato o respinto dall’Italia. Abbracciato dalla comunità scientifica mondiale e londinese, il nostro genio è diventato professore ordinario alla Queen Mary University. E un motivo c’è. Il computer, Dino Distefano, ha cominciato a maneggiarlo quando «le tecnologie erano ancora nell’età della pietra e ci divertivamo col mitico Commodore». Adesso Dino Distefano, lavorando di equazioni, di logica e di algoritmi, ha inventato e brevettato il «software dei software» che è la «medicina preventiva» per impedire che i grandi sistemi vadano in tilt.
Qualche applicazione pratica? Se voliamo pretendiamo la massima sicurezza e che i computer di bordo funzionino. Ebbene il «software dei software», chiamato «Infer», va a rilevare i difetti in anticipo, prima che l’elettronica sia installata sugli aerei. Se viaggiamo in auto confidiamo che il sistema dei freni controllato con i chip sia perfetto. «Infer» compie il check prima che il modello sia commercializzato. Se usiamo un personal con un programma particolare ci auguriamo che il video non diventi grigio. «Infer» analizza il sistema operativo e punta diritto alle imperfezioni.
Per una trentina d’anni il «crash» è stato il «problema da un miliardo di dollari». Quasi irrisolvibile. Lo si affrontava (senza certezze) assumendo squadre di matematici e assegnando a loro il compito di una ricerca manuale: il controllo delle complesse equazioni di base e dei linguaggi che governano i sistemi. «La novità è che ora schiacci un pulsante e la macchina svolge autonomamente l’operazione di cura preventiva». Grazie appunto al «software dei software».
Un piccola e importante rivoluzione. Ci giravano attorno parecchi ricercatori e scienziati. Dino Distefano col suo team (Cristiano Calcagno, un altro italiano, Peter O’Hearn e il coreano Hongseak Yang) ha messo il sigillo. «Dopo avere pubblicato le ricerche iniziali sulle riviste accademiche ci siamo accorti che stavano per soffiarci le idee». Dunque, la decisione di brevettare «Infer» e poi di fondare una start-up (la «Monoidcs Limited» con sede nell’Est di Londra), che marcia a gonfie vele.
Alle equazioni dello scienziato italiano e del suo gruppo si sono affidati l’Airbus (per i computer sugli aerei), la Toyota e la Mitsubishi, la Arm (i chip degli iPhone) e la Microsoft. «Sono tanti i ricercatori di altissimo livello in Italia, solo che sono assorbiti dalla didattica, non hanno spazio e risorse per dimostrare il loro valore, la loro fantasia, la loro intelligenza». Hobby? «Girare per i locali londinesi e perdermi con gli amici discutendo di matematica. Ma anche cinema e musica». Nostalgia dell’Italia? Dino Distefano sorride. «Per ora no». La Royal Society di Londra lo applaude e lo premia. Le eccellenze che noi dimentichiamo e perdiamo. Ogni commento è scontato.
Fonte: Corriere.it