La prima fase, quella della nascita e diffusione del content marketing come tecnica per accrescere la visibilità del brand, promuovere l’autorevolezza dell’azienda, coinvolgere e fidelizzare il target, si può dire ormai conclusa: proprio perché ha ormai preso piede, d’ora in poi gli uffici marketing delle aziende dovranno focalizzarsi di più sulle strategie di pubblicazione e distribuzione dei contenuti, che non sul solo fatto di produrli.
Nel 2015, dice Jayson DeMers su Forbes, il tema cruciale del content marketing sarà la distribuzione, così come l’utilizzo più sofisticato di social media ed email per fare in modo che i contenuti di brand si distinguano nel frastuono della rete e raggiungano un pubblico sempre meno attento. Ecco quindi i 6 punti che DeMers suggerisce di tenere in considerazione per elaborare le strategie di content marketing del prossimo anno.
1. Produrre contenuti è solo il primo passo: il vero valore arriva dalla distribuzione
Quasi tutte la aziende hanno ormai compreso l’importanza della produzione e pubblicazione di contenuti come strategia di marketing. Ciò che deve ancora essere migliorato è la distribuzione di quei contenuti. Le statistiche dicono che soltanto il 26% degli uffici marketing investe nella distribuzione, nonostante siano più della metà quelli che sanno di doverlo fare. La distribuzione deve essere strategica: fra le tecniche utilizzate ci sono l’ottimizzazione dei contenuti per la ricerca sui motori e per i dispositivi mobili, le partnership con le pubblicazioni del settore di interesse, le relazioni con gli influencer rilevanti, gli investimenti pubblicitari. Senza un’adeguata distribuzione, suggerisce DeMers, è inutile investire nella produzione di contenuti.
2. I social media diverranno la principale cassa di risonanza per i contenuti di brand
I social media sono il più importante canale di distribuzione dei contenuti, perché attraverso la condivisione fungono da cassa di risonanza ampliando il target di pubblico potenzialmente raggiungibile. Il prossimo anno l’utilizzo dei social media da parte delle aziende che producono contenuti si consoliderà ulteriormente in termini sia di distribuzione organica che di distribuzione a pagamento. La previsione è che gli uffici marketing aumenteranno la spesa su Facebook, LinkedIn e Twitter per promuovere i propri contenuti, con l’obiettivo non solo di raggiungere un pubblico più numeroso, ma anche di generare potenziali contatti commerciali.
3. Il passaggio dalla pubblicità “plateale” ai contenuti sponsorizzati
La pubblicità classica, quella che magnifica la qualità di prodotti e servizi, lascia gradualmente il posto ai contenuti informativi. Pubbliredazionali, contenuti sponsorizzati e contenuti di brand si stanno rivelando efficaci, e le aziende punteranno (un po’ come accade per il product placement nei film) a posizionare strategicamente i propri annunci all’interno di contenuti rilevanti. Il marketing delle aziende lavorerà a più stretto contatto con gli editori, per fare in modo che anche i contenuti a pagamento portino informazione di valore per gli utenti e si armonizzino con i contenuti propriamente informativi.
4. Le aziende che fanno content marketing avranno più visibilità nei risultati di ricerca su internet
Una volta c’era solo il SEO, cioè l’ottimizzazione dei siti internet per l’indicizzazione sui motori, a determinare il posizionamento nei risultati di ricerca. Ora il SEO, che è divenuto questione “tecnica” di parole chiave, meta tag e simili, va di pari passo con il content marketing: contenuti migliori e più frequenti attraggono link e condivisioni che ne migliorano il posizionament sui motori di ricerca. I contenuti che ricevono la migliore indicizzazione sono quelli di una certa lunghezza (non bastano un paio di frasi) e che registrano molti like e condivisioni social.
5. I budget di marketing per la produzione di contenuti aumenteranno in tutti i settori merceologici
Recenti studi statistici indicano che il 58% degli uffici marketing (americani naturalmente) di aziende che operano in ambito B2B intende incrementare nel 2015 il budget per il content marketing, dedicandovi risorse che prima impiegavano per altre forme di web marketing, per esempio il SEO. Questi investimenti porteranno alla produzione di diverse tipologie di contenuti: white paper, post per il blog aziendale, case history, video, contenuti formattati specificamente per dispositivi mobili e così via. Parallelamente, le aziende investiranno di più anche nella distribuzione dei contenuti attraverso canali organici e a pagamento.
6. Il content marketing renderà più sofisticato l’email marketing
L’evoluzione inevitabile: se la pubblicità che DeMers ha definito “plateale” perde quota, un declino simile è prevedibile anche per le email che veicolano tale tipo di pubblicità, che la maggior parte degli utenti considerano ormai spam. La sfida per chi si occupa di marketing è quindi quella di ripensare le proprie campagne email affinché veicolino contenuti che gli utenti vogliano aprire, leggere e condividere.
Fonte: eventreport