Dalla sinergia tra il collegio delle Guide alpine del Trentino, l’Accademia della montagna del Trentino e l’azienda La Sportiva è nata «Nivolab», un’applicazione per I-phone e Android per la valutazione e per la prevenzione del rischio valanghe. L’applicazione, che di fatto incrocia 3 sistemi di valutazione per fornire un’indicazione di rischio prima di un’uscita alpinistica, è stata presentata a Bolzano in occasione della manifestazione dedicata agli sport invernali, Prowinter Alpitec. «Nivolab — ha spiegato Martino Peterlongo, presidente del collegio delle Guide alpine — parte dal presupposto che i frequentatori della montagna invernale sono sempre più numerosi e non tutti possiedono l’esperienza per valutare le condizioni della neve, dei pendii, dei fuoripista. Noi questa esperienza la volevamo inizialmente trasmettere ai professionisti della montagna, alle guide alpine, ai maestri di sci, ai colleghi del soccorso alpino, alle forze dell’ordine su cui grava il compito di assicurare per quanto possibile la sicurezza in montagna. Poi però, ci siamo resi conto che Nivolab può avere anche una ricaduta positiva sul pubblico sempre più numeroso degli utilizzatori dei pendii nevosi per il fuoripista o anche solo per un’escursione con le racchette da neve».
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Sono già circa 1.300 le app connesse a server vulnerabili sulle 390mila esaminate su Google Play: questo l’ulteriore allarme che lancia sul proprio blog Trend Micro, i cui laboratori hanno setacciato il negozio virtuale di Google per trovare tracce del buco aperto da Heartbleed che ha interessato moltissimi siti Web mondiali (fra questi, come conferma il test condotto su Github, anche Yahoo, Flickr, Rolling Stone e il portale tecnologico Ars Technica).
Ebbene il responso emerso dall’indagine non è particolarmente confortante: le app sono esposte ai rischi generati dal bug che ha colpito il sistema OpenSSL esattamente come i siti Internet, perché anch’esse (così recita la nota diffusa dalla società di sicurezza americana) si connettono ai server e ai servizi Web per completare diverse funzioni.
No, Mark Zuckerberg non è impazzito. E, sì, vuole obbligarci a tutti i costi a utilizzare Facebook Messenger. Andiamo con ordine. Tutto è cominciato nel novembre del 2013, quando con un aggiornamento dell’applicazione di Facebook ha fatto capire di essere intenzionato a spingere in tutti modi Messenger, altra app che permette di scambiarsi messaggi appoggiandosi alla Rete. All’epoca, quindi, l’unico modo per continuare a leggere gli scambi privati all’interno dell’app principale era non utilizzare o disinstallare quella di messaggistica. Evidentemente più di un utente ha scelto questa via, tanto che il caparbio Zuck ha deciso di tagliare la testa al toro e obbligarci con la forza a utilizzare due iconcine diverse.
Deezer, il servizio multipiattaforma di musica in streaming che conta oltre 5 milioni di abbonati in più di 180 Paesi, introduce alcune novità aperte anche agli utenti che ne fanno uso in modalità gratuita. La prima è Flow, funzionalità riservata ai dispositivi mobili, che crea un canale radio personalizzato ispirato ai brani della libreria utente e a quelli ascoltati recentemente tramite Deezer stesso. La seconda novità sono le playlist, accessibili tramite il nuovo pulsante “Ascolta la Radio”, generate sempre prendendo spunto dai brani preferiti dall’utente alle quali si aggiunge però una selezione di pezzi scelti dal team editoriale di Deezer.
Dopo anni di innumerevoli indiscrezioni, lo smartphone Amazon potrebbe essere ufficializzato nei prossimi mesi. A rivelarlo è Ming-Chi Kuo di KGI Securities, fra gli analisti che avevano rilasciato anticipatamente dettagli sul sensore Touch ID di Apple.
L’analista ha diffuso una nota ai clienti della società riguardo al misterioso smartphone di Amazon, confermando una serie di funzionalità di cui parlavano le indiscrezioni pochi mesi fa: “Crediamo che Amazon (US) lancerà il proprio smartphone entro i prossimi sei mesi, usando la stessa strategia hardware delle famiglie di tablet ed e-reader”, si legge sulla nota di Kuo.
“Le catene di fornitura inizieranno a richiedere i materiali per la produzione finale nel secondo trimestre 2014. Abbiamo stimato circa 700.000/1.200.000 componenti richiesti, per l’assemblaggio di 300/600.000 unità. I fornitori affiliati inizieranno a vedere i benefici nel secondo trimestre 2014.”
UN SISTEMA operativo studiato per i dispositivi indossabili e per gli accessori che usiamo ogni giorno, il trend più forte ora in tecnologia. Lo ha annunciato Google con un post ufficiale sul suo blog. Il sistema operativo ad hoc si chiama Android Wear e vedrà la sua prima applicazione su uno smartwatch, confermando probabilmente le indiscrezioni che circolano da tempo che l’azienda vuole sfidare il Gear di Samsung e Apple che sta pensando all’iWatch.
‘La risposta ai cyber-attacchi: gli imprenditori sono pronti?’ è il titolo di una ricerca condotta da Economist Intelligence Unit in collaborazione con Arbor Networks sul tema della preparazione alle minacce informatiche e violazione di dati.
L’Economist ha intervistato 360 senior business leader di tutto il mondo, la maggior parte dei quali (73%) appartenente all’alta dirigenza di aziende: 31% in Nordamerica, 36% in Europa e 29% in Asia-Pacifico.
Anche i colossi nel loro piccolo inseguono le startup. Sta accadendo nella realtà virtuale, una parola che pensavamo fosse caduta nel dimenticatoio. Gli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso avevano già visto la nascita di occhialoni come i Virtual Boy di Nintendo o i Glasstron di Sony che promettevano di farci saltare nel mondo parallelo offrendo maxischermi a portata d’occhi. Un sogno, se consideriamo che i televisori erano ancora a tubo catodico e un 50 pollici era grande come un armadio, ma la diffusione di pannelli a schermo piatto aveva portato alla sua fine prematura. Dimensioni contenute e prezzi sempre più bassi hanno permesso la democratizzazione dei mega TV e gli occhiali, con la loro risoluzione bassissima e il prezzo stratosferico, sono caduti nel dimenticatoio. Adesso però tornano di nuovo in auge. E proprio grazie a una startup.
Facebook ha acquistato per 60 milioni di dollari la Titan Aerospace, società produttrice di droni ad energia solare. Con l’obbiettivo di portare Internet ovunque.
Facebook avrà così a disposizione droni solari capaci di raggiungere i 20 mila metri di quota e volare per 5 anni senza sosta, grazie all’intera superficie tappezzata di pannelli fotovoltaici.