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Categoria: Tecnologia Pagina 19 di 33

Il 2 marzo arriva l’iPad 2 Apple punta a stupire

ROMA – Cosa accadrà tra una settimana esatta al centro Yerba Buena di San Francisco non è più un mistero. Apple ha scelto il 2 marzo per presentare la seconda generazione del suo tablet, l’iPad. Nel momento in cui i concorrenti annunciano apparecchi dalle simili funzionalità, Apple rilancia con un prodotto che incorporerà caratteristiche richieste dagli utenti e alcune innovazioni inedite. Non dovrebbe esserci Steve Jobs, anche se le indiscrezioni dell’ultima ora danno per probabile la presenza in sala. Ancora non si sa il nome di chi terrà il “keynote” di presentazione.

Come sarà. Il nuovo iPad dovrebbe avere uno schermo migliore, basato probabilmente sulla tecnologia “Retina display” già vista su iPhone 4. Ovvero, la superficie visibile sarà più definita dell’attuale, sembra a parità di dimensioni: lo schermo non dovrebbe essere nè più grande nè più piccolo. Strategicamente, l’immagine dell’invito all’evento mostra un iPad 2 ancora coperto, proprio nella zona dove dovrebbe esserci la videocamera, una delle novità principali di questa seconda versione. Le altre oltre al display, dovrebbero essere una maggiore autonomia delle batterie e forse, ma siamo ancora a livello di indiscrezioni, incorporare la tecnologia Lightpeak, che in versione Apple prende il nome di Thunderbolt.

Lightpeak/Thunderbolt. Ovvero, una sorta di “cavo ottico” con cui connettere a iPad una varietà

di dispositivi. Una mossa che risolverebbe le scarse possibilità di espansione del dispositivo attuale, e aumenterebbe considerevolmente il “fattore stupore” associato al nuovo prodotto. Thunderbolt è assai più performante dello standard Usb 3.0, è certamente una delle innovazioni tecnologiche più attese e interessanti degli ultimi tempi, e iPad 2 sarebbe il primo prodotto destinato al mercato di massa ad incorporarla. Per contenere costi e prezzi, questa potrebbe non essere una dotazione di base, ma installabile a richiesta.

Altre indiscrezioni. Resta da vedere se davvero il nuovo iPad potrà contare sul microprocessore A5 Dual Core, decisamente più potente di quello impiegato nell’attuale iPad, e se lo spessore del tablet sarà lo stesso oppure inferiore, come dicono i “rumour”.

Fonte: http://www.repubblica.it

World Mobile Congress: il miglior telefonino dell’anno è l’iPhone 4

Apple, assente alla Fiera di Barcellona, vince il Global Mobile Award

Il Mobile World Congress si chiude oggi, ma ieri è arrivata una notizia curiosa: Apple ha vinto un Global Mobile Award per il miglior apparecchio presentato sul mercato nel 2010. E ovviamente, è l’iPhone 4, che offre – secondo la giuria – “uno schermo eccellente, un design curatissimo, fantastici materiali e un fenomenale ecosistema per gli sviluppatori di app”. “In una competizione serrata – prosegue la motivazione – l’iPhone 4 ha saputo far tesoro del successo dei suoi predecessori per definire lo standard con cui gli attuali smartphone devono confrontarsi”.

Vale appena il caso di ricordare che Apple non ha mai partecipato alla più grande fiera mondiale di telefonia, e a Barcellona non c’è nemmeno per questa sesta edizione. Ma Steve Jobs vinse lo scorso anno il Gsm Award come personaggio più influente nella tecnologia mobile, e alla Fira il fantasma dell’iPhone è ovunque: nel design dei nuovi supertelefonini, tutti più o meno ispirati a quello di Apple (anche se spesso con materiali più scadenti), nella cura per l’interfaccia e nell’attenzione ai dettagli, nell’idea di “ecosistema”, costruito intorno all’apparecchio, con uno Store dove acquistare le app. L’iPhone è nelle parole di Eric Schmidt di Google e nella borsetta di Carol Bartz di Yahoo!, ma soprattutto nelle mani di moltissimi tra gli operatori, i giornalisti , i curiosi che affollano gli stand, tutti lì a fotografare e inviar messaggi su Twitter e Facebook con il supercellulare Apple. Certo, fotografano soprattutto smartphone con Android, che a Barcellona sono tantissimi: per trovarli basta seguire il robottino verde che ogni tanto si vede sul pavimento. E, arrivati allo spazio dedicato al sistema operativo di Google, la novità è che le applicazioni sono molte, ma anche di ottimo livello: praticamente quasi tutto quello che esiste per iPhone c’è anche per Android, ormai. C’è Pulse, che Steve Jobs stesso aveva presentato come una delle app più interessanti per iPad, ma stanno per arrivare anche Wired e New Yorker, ad esempio.

Già, perché Android non è pensato solo per i cellulari, ma anche per tablet. Se l’iPad è il primo – e al momento l’unico – vero tablet di massa, parecchi altri arriveranno nei prossimi mesi: e molto probabilmente funzioneranno con il software di Google. Il Motorola Xoom è un ottimo prodotto, il nuovo Samsung Galaxy Tab promette bene, mentre anche da Htc arriva una novità interessante (il Flyer, che ha anche accesso al servizio di streaming di giochi Onlive). E per la seconda metà del 2011, finalmente Google dovrebbe unificare il sistema operativo per smartphone e quello per tablet (Apple lo ha fatto qualche mese fa). E’ una mossa importante, specie dal punto di vista psicologico, perché segnala come l’ecosistema di smartphone e tablet possa essere in realtà uno solo, ampliando ancora il mercato che si apre agli sviluppatori.

Che spazio rimarrà per gli altri? Forse Windows Phone 7 assicurerà a Microsoft la visibilità che non ha mai avuto nel settore degli smartphone, grazie all’accordo con Nokia (e sarebbe un peccato se non fosse così, perché il sistema operativo di Redmond è elegante e pratico, anche se al momento le applicazioni non sono moltissime). Symbian, di fatto, è al capolinea, mentre sul futuro di Meego si addensano nuvole cupe; non se la cava male, invece, Blackberry, sia pure con l’incognita nella difficile transizione dall’Os degli smartphone a quello del tablet. E il PlayBook di Rim è certamente una sfida all’iPad: l’hardware c’è, ma il suo successo dipenderà dal prezzo e dalle applicazioni disponibili. Sempre nel campo delle tavolette, il Touchpad di Hp è ben costruito e ha la migliore interfaccia vista al Mwc, ma si fatica a credere che davvero possa sfondare sul mercato. Windows 8 per i tablet, infine, dovrebbe arrivare il prossimo anno, con un ritardo che a quel punto sarà difficile colmare.

Fonte: www.lastampa.it

Firefox 4, tutte le novità per sfidare Chrome e IE

La cosiddetta “battaglia dei browser” negli ultimi anni non ha risparmiato sorprese. Internet Explorer di Microsoft ha regnato incontrastato per anni, ma l’arrivo di Firefox e poi di Google Chrome ha scompigliato le carte. Al punto che Firefox ha ora più utenti di Explorer in Europa, mentre Chrome guadagna terreno grazie alle ottime performance su tutte le piattaforme. Mozilla, sviluppatore di Firefox, ha ben chiaro che in uno scenario così fluido non ci si può riposare sugli allori. E per la nuova versione del suo browser, in arrivo entro marzo, ha lavorato parecchio per migliorare velocità e capacità. Con il risultato che Firefox 4 è ora un browser percepibilmente più veloce della versione 3.6, l’ultima rilasciata ufficialmente. E per la nuova versione, debutta un’interfaccia utente alleggerita, ispirata certamente al minimalismo scelto da Google per Chrome, ma anche alla nuova estetica scelta da Microsoft per il nuovo Explorer 9. Ma questa versione numero quattro potrebbe non essere l’ultima dell’anno: l’incredibile roadmap di Mozilla 1 per il suo browser vede il rilascio della versione 7 entro il 2011. Se ci riusciranno non è dato saperlo, di sicuro Google fa già qualcosa di simile con i continui rilasci di aggiornamenti per Chrome.

Veloce come una volpe. La prima cosa che si nota in questa versione 4 è la velocità complessiva. Il browser si avvia molto più rapidamente di prima e la navigazione risulta molto più spedita: le pagine si caricano in pochi istanti, e la performace di Firefox 4 è ormai pari a quella ottima di Google Chrome e a quella promessa da quanto visto finora di Explorer 9. Mozilla ha recuperato terreno, dopo un periodo speso in seconda posizione, implementando al meglio Css3 e Html5, piattaforme che consentono un’esperienza web multimediale senza l’utilizzo di plugin esterni. Anche il motore Javascript è stato ottimizzato, un accorgimento che permette un’esperienza più fluida in quei siti che utilizzano molto questo tipo di linguaggio, Facebook ad esempio. Mozilla ha introdotto poi il supporto al video in formato WebM, e inserito la funzione Sync nativamente. Ora è possibile sincronizzare il proprio profilo Firefox su diversi computer, con segnalibri, password e cronologia, prima per farlo era necessario installare un’estensione. In Firefox 4 c’è anche un sistema di protezione dei dati dell’utente, attraverso la funzionalità “Navigazione anonima” che non lascia tracce in giro per il web. Il nuovo browser impiega la tecnologia DNT, Do Not Track, che evita ai siti che raccolgono pubblicità di aggregare i dati degli utenti. In questo modo, la navigazione è sempre protetta, a scelta dell’utente.

Arrivano le applicazioni web. Tra le novità più interessanti c’è Firefox Panorama, un rinnovato sistema di gestione delle schede di navigazione, ora raggruppabili e più lineari da tenere d’occhio, anche in grandi quantità. Soprattutto ora le schede possono essere configurate come “applicazioni” e quindi godere di un’attenzione speciale e rimanere in rilievo. Firefox fa il salto formale verso le “web app” come Explorer 9, che però al momento permette di gestire i siti come fossero vere e proprie applicazioni, integrabili nella barra di Windows. Mozilla rilancia insomma, e promette una roadmap più veloce per le prossime versioni della “volpe di fuoco”. Se riuscirà a mantenersi in testa alle preferenze degli utenti si vedrà: sia le nuove incarnazioni di Chrome che di Explorer sono ottimi prodotti. Quello che è certo è che la versione 4 di Firefox porta nell’arena dei browser un concorrente molto ben attrezzato.

Fonte: http://www.repubblica.it

Dagli smartphone ai tablet pc: ecco le mosse dei rivali di Apple

La sesta edizione del World Mobile Congress, la più grande fiera mondiale della telefonia, si è aperta questa mattina, ma già ieri alcuni produttori hanno presentato in anteprima le novità per la prossima stagione. Samsung, ad esempio, ha lanciato una nuova versione del Galaxy Tab, il tablet computer presentato appena cinque mesi fa.

E’ infatti su tablet e smartphone che si giocherà il mercato della telefonia mobile nei prossimi anni: la supremazia di Apple con l’iPad (quindici milioni di esemplari venduti) è destinata a durare ancora per molto tempo, ma l’ascesa dei concorrenti è veloce e continua. Se il Galaxy Tab 2010 si distingueva per lo schermo da soli sette pollici, la nuova versione ne adotta uno da 10,1 (come sull’iPad, anche se con una risoluzione di poco superiore). E’ un apparecchio completamente diverso dal fratello minore: nero anziché bianco, con una fotocamera frontale da 8 Megapixel e un veloce processore dual core, è basato su Android 3.0 di Google, pensato apposta per i tablet. In Italia arriverà ad aprile, distribuito in anteprima da Vodafone. Prezzo non ancora dichiarato, ma difficilmente sarà più basso dell’iPad, che dovrebbe essere rinnovato più o meno nello stesso periodo. E in primavera sono attese anche le tavolette di Motorola, Lg e Rim.

Intanto prosegue la battaglia degli smartphone, un mercato cresciuto del 60 per cento nel 2010. Samsung rilancia con il Galaxy S2: sottile, potente, con un innovativo schermo Amoled da 4,3 pollici; per sincronizzare foto e musica col computer anziché il solito cavo usb usa il wi-fi. Anche qui il sistema operativo arriva da Google.

Di Windows Mobile si parla invece da Nokia, alla luce dell’accordo annunciato qualche giorno fa con Microsoft: “La nostra priorità assoluta è battere Android”, dichiara Stephen Elop, presidente del gigante finlandese. Intanto, qualche metro più in là, Sony Ericsson mostra l’ultimo nato della serie Xperia; si chiama Play (foto) ed è un incrocio tra console portatile per videogiochi e telefonino. Pensato anche questo per Android, sarà nei negozi tra un mese, con una cinquantina di titoli. Ma l’idea è di Nokia, che anni fa aveva lanciato l’N-Gage: fu un flop.

Fonte: www.lastampa.it

Colpo grosso di Aol su Huffington Post

Continua a essere l’informazione il piatto succulento del mondo del web. Quello capace di creare profitti e di muovere per questo capitali diretti all’acquisizione di siti specializzati in news. A dimostrarlo è l’ultimo colpo di ieri negli Stati Uniti dove il colosso del web, America on line, ha messo sul piatto 315 milioni di dollari (300 in contanti e il resto in azioni) per acquisire uno dei siti più popolari d’America nel mondo dei new media: l’Huffington Post. Un sito fondato nel 2005 da Anna Huffington, signora ultra-liberal, e che è diventato uno dei new media più popolari e autorevoli degli States, forte di circa 25 milioni di visitatori unici al mese. Il boom è arrivato durante l’ultima campagna elettorale per la Casa Bianca. In quei mesi HuffPost ha superato il conservatore Drudge-Report, affermandosi come un punto di riferimento di tutta la stampa americana. Con questa operazione Aol darà vita ad un gruppo media che avrà complessivamente 117 milioni di visitatori al mese negli Usa e 270 milioni a livello globale. Sarà proprio Arianna Huffington a guidare, come presidente e direttore, il nuovo The Huffington Post Media Group, che integrerà i contenuti del suo sito con la rete di Aol, puntando in particolare su iniziative video, approfondimenti locali, una diffusione internazionale e l’integrazione con ogni piattaforma immaginabile: web, cellulari e tablet. La transazione dovrebbe concludersi, secondo quanto comunicato da Aol, fra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre 2011. Il sito icona dei liberal Usa vedrà allargare a dismisura i suoi contatti. L’espansione sarà tangibile in cinque aree: l’informazione locale nella sterminata periferia americana, dove Aol da anni è presente; il lancio di sezioni di Huffington Post al livello internazionale e già si parla della creazione di HuffPost Brasile; maggiore attenzione a servizi di utilità quotidiana, molti più video e la creazione di tantissime nuove sezioni da offrire ai lettori, come rubriche su auto, musica, giochi e turismo.

Fonte: www.iltempo.it

Webcam e computer: anche la montagna scala la tecnologia

Un tempo era il regno dell’avventura spartana e selvaggia. Ora si punta su sicurezza e comfort per richiamare turisti

La montagna al lazo della tecnologia: per sicurezza, marketing e comfort. Ricerche e studi di «flussi escursionistici», test sul grado di accoglienza, sofisticati impianti di quanto accade nei rifugi, infopoint, webcam, sistemi satellitari laddove i cellulari non hanno campo. E sensori contapersone a ogni partenza e bivio di sentiero, nascosti per eliminare pulsioni vandaliche. Ma anche itinerari storico-culturali, la riscoperta dei viaggi a piedi sulle Alpi con Internet e mappe cartacee.

Un piano da 20 milioni
Questa montagna da camminare e rilanciare è in un ambizioso progetto Interreg, finanziato dall’Europa per oltre 20 milioni. Ha come capofila la Regione Piemonte e il Canton Ticino. L’area montana è quella del confine italo-svizzero. È denominato Vetta, acronimo di «Valorizzazione delle esperienze e dei prodotti turistici transfrontalieri delle Terre medie e alte».

Va avanti dal 2007, finirà nel 2013, quando 30 rifugi lombardi avranno il collegamento satellitare e altrettanti in Piemonte, nel Verbano Cusio Ossola, saranno gestiti con il sistema computerizzato Arduino: temperature, flussi di clientela, quantità di scorte (acqua e combustibili) e di rifiuti. Per il momento sono 6. Ricerca e progetto affidato all’università di Torino, dipartimento merceologico.

A guidarlo è il professor Riccardo Beltramo: con lui 12 esperti, dai matematici agli economisti, dai geografi agli informatici e architetti. Sono 26 i rifugi dell’Ossola che sono già stati visitati dall’équipe e sono stati sentiti con questionario anonimo 381 visitatori. Obiettivo: la «Carta di qualità».

Al passo con i tempi
Concorrono al «Vetta» anche la Regione Lombardia, il Canton Grigioni con l’Engadina di Saint-Moritz, la Provincia di Bolzano, il Club alpino italiano lombardo e le sezioni piemontesi di Novara e Villadossola. Ancora, l’Irealp, Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia, l’Atse, associazione ticinese sentieri escursionistici e il Polo di Poschiavo (Svizzera), centro di formazione che ha preparato un quizzone di 2000 domande via Internet per poter ottenere un certificato di conoscenza del territorio.

Per essere promossi bisogna rispondere in modo corretto all’80 per cento delle domande. Cassiano Luminati, direttore del Polo, spiega: «Troppi dipendenti di alberghi, anche a St-Moritz non conoscono il territorio. L’idea è che il quiz possa diventare un requisito per l’assunzione». La spinta è economica. Istituzioni e operatori turistici si sono accorti che la montagna attira, anche gli italiani prendono la via dei sentieri e trascorrono vacanze nei rifugi. Si legge nel programma Vetta che l’obiettivo è «fare rete».

Di sentieri e di rifugi «al passo con i tempi che, tra il modello ormai consunto di accoglienza “alla spartana” e un comfort più comune a un hotel a livello del mare, siano alla ricerca di un nuovo concetto di qualità». Con gestione «ecosostenibile»: autosufficienti per energia e raccolta di rifiuti differenziati. Per dare sviluppo e sostenere investimenti ci vogliono dati, tanti, i più possibili. Ecco a che cosa servono i sensori sui sentieri, conteranno quanti li frequentano.

Le Alpi-azienda
La montagna-azienda calcolerà dove vale la pena di insistere e le priorità di finanziamento. Giorgio Campiche del Canton Ticino offre le tre direttive su cui lavora la Svizzera: «Pianificazione, costruzione, segnaletica». In terra elvetica i sentieri, anche di alta montagna, fanno parte della rete stradale.

I segnali sono un esempio di efficienza: precisi e con colori differenziati perché l’escursionista possa capire dove si sta cacciando, in un bosco o verso una prateria, piuttosto che un ghiacciaio. Renata Viviani, presidente del Cai Lombardia, sottolinea come sia in atto «un profondo cambiamento di percepire la montagna». E partecipa al Vetta con un’équipe di specialisti che studiano «le dinamiche di gruppo a contatto con ambiente».

Fanno quiz sui pullman che portano i turisti verso le Terre alte. Si parla di «studio comparativo» rivolto soprattutto ai ragazzi e agli anziani. «Schede e materiale video da inviare nelle scuole», dice ancora Viviani. Uno psicologo si occuperà sia di giovani sia di anziani, un geologo e le guide spiegheranno l’ambiente, un architetto gli interventi dell’uomo.

La tecnologia, la modernità metropolitana e i suoi metodi salgono ai rifugi, dove la vacanza dovrebbe essere scandita dalla lontananza dai riti quotidiani. Chissà se nel progetto Vetta comparirà l’analisi che Enzo Bianchi,priore del monastero di Bose, fa del senso della vacanza nel suo libro «Ogni cosa alla sua stagione»: «Fuggi, taci e trova la quiete diceva Arsenio. Ecco allora le vacanze come occasione di fare silenzio, di abitare il silenzio, di vivere il silenzio… Il silenzio ci insegna a parlare… possiamo scendere dalla giostra, smettere di ruotare senza mai avere in mano la direzione».

Fonte: www.lastampa.it

HI-TECH ITALIANO, POCO COMPETITIVO: SOLO 1,8% GUARDA AL MERCATO UE

L’Hi-tech italiano non è in grado di trainare l’economia: il settore, seppur giovane e innovativo, è ancora troppo piccolo e non è in grado di guardare al di là di un mercato locale. Il settore è la punta avanzata di un’economia dei servizi che vale il 71% del valore aggiunto nazionale, il 55% delle imprese attive e il 66% dell’occupazione. Il 65,6% delle imprese del comparto ha infatti solo 1 o 2 addetti (solo l’8,5% supera la soglia dei 10), il 59% è nata dopo il 1986, mentre i dipendenti/lavoratori con almeno una laurea non superano il 35,2% (percentuale che sale al 40% nelle aziende sopra i 10 addetti).
A rivelarlo è un’indagine realizzata dalla Fondazione Nord Est e promossa da Intesa Sanpaolo dal titolo Servizi high-tech, l’importanza della dimensione, che ha analizzato il profilo di quasi 900 imprese del terziario avanzato, raggruppate in 4 macrosettori: software, ricerca e sviluppo, installazione e riparazione hardware ed elaborazione dati. La prima impressione è di trovarsi davanti ad un settore a due facce: le imprese sotto ai 10 dipendenti e quelle sopra. La dimensionalità è dunque la prima chiave per interpretare i piccoli numeri del nostro terziario avanzato (vale il 5% delle imprese del comparto) e, a cascata, la scarsa competitività di tutto il segmento. Per il 60,9% delle aziende censite, il mercato più importante rimane non a caso circoscritto alla provincia in cui opera; per il 19,5% si allarga alla regione, per il 17,5% al mercato nazionale (38,2% per le imprese over 10) e solo per l’1,8% all’Ue (10,5% per le aziende più grandi).
A dimensioni diverse corrispondono anche capacità di attivare network. Solamente il 3,7% di queste aziende è o è stata ospitata in un parco scientifico tecnologico o in un incubatore. Ma tra quelle over 10 la percentuale sale al 12,2%. Solo una su 5 (20,1%) ha attivato collaborazioni con le Università, quota che tocca il 49,3% tra le aziende più strutturate. Lo stesso vale per la capacità di partecipare a progetti Ue: l’8,4% è riuscito a ritagliarsi ruoli di primo contraente, partner o beneficiario, indice che sale al 27,6 sopra i 10 dipendenti. Ancora piccoli numeri, certo.
Il terziario italiano è troppo minuto, frammentato, dunque non è competitivo sul piano internazionale, spiega Daniele Marini, docente all’università di Padova e direttore scientifico della Fondazione Nord Est. Peraltro un buon terziario è fondamentale per lo sviluppo industriale. Esiste un forte legame tra le imprese dei servizi high-tech e il mondo produttivo, da cui mediamente proviene il 75% del fatturato, con punte dell’81% nel Nord Ovest. Invece il terziario italiano si è rivelato finora un’infrastruttura troppo fragile per coltivare progetti di sviluppo. I servizi producono meno ricchezza di quel che potrebbero e il Pil non tornerà a crescere forte finchè la loro redditività non sarà più robusta.

Questa è la seconda schizofrenia che emerge dalla ricerca. Se l’industria ha ricominciato a produrre ed esportare, sia pure a singhiozzo (va meglio chi ha internazionalizzato prodotti e processi, si è patrimonializzato e ha fatto innovazione), l’altra gamba del sistema economico, cioè il terziario, è fermo. Nell’ultimo scorcio del 2010, il valore aggiunto dell’industria è cresciuto del 4,3%, quello dei servizi appena dello 0,7%, sostenuto dai segmenti bassi come il turismo, i trasporti e le comunicazioni. E ancora. Secondo il Censis negli ultimi 5 anni gli occupati nelle professioni terziarie non qualificate sono cresciuti del 16,4% mentre i posti ad alta specializzazione appena del 3,8%. Morale: il terziario all’italiana è purtroppo ridotto a settore rifugio in forte deficit di produttività.

Fonte: www.clandestinoweb.com

Piccoli grandi e-book E gli editori accelerano

MILANO – Nel 2010 Il mercato italiano degli e-book valeva il 2,6% di quello europeo. Tradotto in euro si tratta di due milioni o giù di lì. Una nicchia, dunque, ma si tratta solo dell’inizio. Anche perché i 70-80 milioni di euro spesi l’anno scorso nel vecchio continente per l’acquisto di libri elettronici sono destinati a moltiplicarsi nel giro di pochi anni.  Se oggi, infatti, gli e-book rappresentano fra lo 0,5% e lo 0,6% del mercato continentale del libro (lo 0,2% in Italia) entro il 2014 questa percentuale  si moltiplicherà per 10 fino a raggiungere una quota compresa fra il 6% e il 7%. A fornire questi dati, i primi in assoluto sull’Europa, è stata una ricerca condotta assieme da AT Kerney, società di consulenza internazionale e da Bookrepublic distributore italiano di libri digitali. L’occasione: il summit milanese “If Book Then” organizzato da Bookrepublic cui hanno partecipato 280 esponenti del mondo editoriale italiano ed europeo.

IL DOCUMENTO

Lo scenario è affascinante: nella vecchia Europa gli acquisti di libri elettronici di fatto sono iniziati solo l’anno scorso. Insomma, abbiamo cinque anni di ritardo sugli Usa che oggi coprono fra l’8% e il 10% delle loro vendite attraverso il download di file dalle principali librerie elettroniche per un fatturato complessivo stimato fra i 700 e gli 800 milioni di euro. E anche se la nostra crescita sarà più lenta di quellaamericana è possibile che la forbice che ci distanzia dagli Usa tenda progressivamente a ridursi.
Se questo è la cornice, tocca alla Gran Bretagna la parte del leone. Gli inglesi, infatti, coprono da soli il 65% degli acquisti europei. Un primato raggiunto grazie alla disponibilità di mezzo milione di titoli e di 1,6 milioni di device dal Kindle all’Ipad a tutti gli altri e-reader. In seconda posizione ecco la Germania: centomila titoli e 800 mila device per una quota che sfiora il 26% delle vendite europee. Quanto all’Italia, quarta alle spalle della Francia, sconta soprattutto uno scarso numero di titoli (7mila contro i 50 mila dei francesi) mentre la consistenza del “parco macchine” appare più  equilibrata: 470 mila a fronte delle 600 mila d’oltralpe.
Ad ogni modo non è detto che il Bel Paese sia destinato a fare la Cenerentola d’Europa.  Gli editori presenti, infatti, sembrano decisi a pigiare sull’acceleratore dello sviluppo. Lo conferma Luca Formenton , a capo del Saggiatore (“abbiamo quasi tutto il catalogo su e-book”) e lo certifica Vittorio Bo, di Codice Edizioni: “Cinquanta titoli su 170 sono già in formato elettronico e  in soli 6 mesi le vendite giornaliere sono quasi triplicate”. Mentre Marco Ferrario, fondatore di Bookrepublic  ha lanciato una casa editrice “40k” che pubblica solo e-book in 5 lingue diverse. “Fra le opportunità offerte dall’e-book”, ha spiegato Mike Shatzkin, guru del libro elettronico e fondatore di The Idea Logical Company, “c’è la possibilità di abbattere le barriere linguistiche diventando editori globali”.

Fonte: www.repubblica.it

Audiweb, in Italia vola l’internet mobile

Nuovo appuntamento con Audiweb che ha fotografato l’uso della rete nel nostro Paese nel mese di Dicembre. La buona notizia è che agli italiani sembra piacere internet e la rete, tanto che rispetto al dicembre del 2009, c’è stato un aumento delle utenze connesse del 7,9% che porta al 69,7% la percentuale degli italiani in possesso di una connessione internet.
Un dato interessante che numericamente si esprime in circa 33,4 milioni di persone che hanno un’età compresa tra gli 11 e i 74 anni.

Confermate le tendenze che vedono i maschi navigare più delle femmine e la prevalenza di internauti nel centro/nord Italia. Continua inarrestabile l’escalation degli accessi in mobilità. Rispetto allo stesso periodo del 2009, è stato rilevato un incremento del 44,4%. Numeri da capogiro che si traducono in circa 6,2 milioni di persone.

Il mezzo preferito per connettersi è sempre il computer di casa seguito da quello dell’ufficio e quello della scuola/università. Fino a qua numeri ricavati da un’intervista condotta ad un campione di 10 mila persone tra gli 11 e i 74 anni. C’è comunque un dato molto più importante. L’analisi riportata, riguarda chi possiede un accesso ad internet, dunque la vera domanda è: “chi usa internet davvero con regolarità?”

La risposta è che nell’ultimo mese si sono connessi almeno 25 milioni di utenti, un dato in aumento del 12,5 % rispetto a dicembre del 2009, ma sempre molto meno rispetto al numero degli utenti in possesso di un collegamento internet.

Andando nello specifico si scopre anche che mediamente ogni giorno per 1,5 ore sono connessi oltre 12 milioni di italiani. Dato anche questo in crescita, ma non certo entusiasmante.

Fonte: www.oneadsl.it

Smau Bari, la due giorni si apre il 9 febbraio

Smau Business Bari, in programma il 9 e 10 febbraio al padiglione 9 della Fiera del Levante, scalda i motori e si prepara a presentare, accanto ad un’ area espositiva che vedrà presenti i principali protagonisti del settore come Cisco, Fastweb, Fujitsu Scanning, IBM, Kodak, Microsoft, TeamSystem, Trend Micro, Zucchetti, pronti a scendere in campo per presentare le ultime novità tecnologiche, un ricco programma di workshop, laboratori e un ciclo di incontri che si susseguiranno nei due giorni all’interno dell’Arena Marketing Trends.
Ad aprire la due giorni dedicata alle tecnologie per il business, mercoledì alle ore 11.30 si terrà l’evento inaugurale della terza edizione di Smau Bari che prevedrà un primo momento istituzionale alla presenza di Nichi Vendola,Presidente di Regione Puglia, Cosimo Lacirignola, Presidente della Fiera del Levante, Domenico Favuzzi, Presidente Sezione Terziario Innovativo e Comunicazione di Confindustria Bari-Barletta-Andria-Trani, Gianni Sebastiano, Presidente del Distretto Produttivo dell’Informatica Pugliese, Alessandro Ambrosi, Presidente Confcommercio Bari.
Successivamente, dopo una breve introduzione di Pierantonio Macola, Amministratore Delegato di Smau, Nicola Fratoianni, Assessore all’Innovazione della Regione Puglia moderato da Giancarlo Capitani, Presidente di Net Consulting, parlerà di come l’innovazione tecnologica possa aiutare concretamente le imprese del territorio a competere sul mercato globale. A seguire Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico Osservatorio ICT&PMI della School of Management del Politecnico di Milano annuncerà i vincitori del Premio Innovazione ICT.
Saranno oltre 40 i workshop della durata di 50 minuti sulle tematiche di maggiore attualità tra cui, per citarne alcune, Sistemi gestionali integrati, Business Intelligence, CRM, Fatturazione elettronica e Dematerializzazione dei documenti, Gestione documentale, Mobile&Wireless ed RFId, Cloud Computing e Software as a Service, Unified Communication&Collaboration, sicurezza del sistema informativo aziendale, marketing digitale e e-commerce. I workshop saranno presentati in parte dai docenti delle più prestigiose Business School italiane e analisti di mercato come Aism, Adico, Gartner, IWA e la School of Management del Politecnico di Milano in parte dai player ICT che racconteranno numerosi casi reali di imprese locali per mettere in evidenza i benefici di business derivanti dall’adozione delle moderne tecnologie.
I Laboratori sono eventi della durata di 90 minuti a cura degli Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano dedicati a tematiche di tendenza.
Obiettivo è quello di far comprendere a pieno il valore delle più innovative soluzioni tecnologiche per il business, attraverso l’analisi di dati di mercato e il racconto dei migliori casi aziendali e nonché fornire alle imprese strumenti di misurazione del reale ROI generato.
Il Laboratorio Progettazione, in programma mercoledì 9 alle 11.30, fornirà una panoramica sugli strumenti che le moderne tecnologie informatiche mettono a disposizione per trasformare le idee in prodotti di successo, mentre il Laboratorio Unified Communication & Collaboration, in programma mercoledì 9 febbraio alle 13.30, illustrerà le modalità attraverso cui introdurre in modo corretto in azienda gli strumenti e le tecnologie di Unified Communication & Collaboration che hanno registrato, secondo una ricerca presentata dalla School of Management del Politecnico di Milano, una crescita nell’utilizzo, con un investimento medio per azienda pari a 225.000 euro nel 2010.
Infine, durante il laboratorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, in programma giovedì 10 febbraio alle ore 10.00, verranno illustrati tutti i benefici derivanti dall’adozione di soluzioni che, secondo una ricerca condotta nella School of Management dl Politecnico di Milano nel 2010, sono sempre più utilizzate dalle imprese italiane, ma ancora poco dalle Pubbliche Amministrazioni.
Nel complesso, il valore scambiato “in formato elettronico” attraverso questi modelli ammonta a circa 150-200 Miliardi di euro, tra il 5% e il 7% del valore totale degli scambi B2b (pari a circa 3.000 Miliardi di euro).
Torna anche quest’anno l’Arena Marketing Trends in cui interverranno i maggiori esperti italiani per spiegare come sfruttare al meglio le occasioni emergenti fornite dai nuovi strumenti di comunicazione e marketing come social media, motori di ricerca, viral marketing e guerriglia marketing.
Tra i temi affrontati dai workshop la gestione della privacy in azienda, le nuove figure professionali nate con il web 2.0, le opportunità del marketing digitale, la formazione e la didattica attraverso i social network. Sarà inoltre affrontato ampiamente il tema dell’e-commerce, un settore che nonostante la crisi, ha registrato nel 2010 una crescita sia in termini di utenti (+ 1 milione rispetto al 2009) sia in termini di fatturato (+14% rispetto al 2009).
Le iscrizioni agli eventi in programma a Smau Business Bari sono già aperte sul sito. La partecipazione è gratuita ma necessita di registrazione obbligatoria.

Fonte: www.channelcity.it

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