Che i dispositivi elettronici utilizzati sugli aerei creino interferenza non è mai stato scientificamente provato. Mentre gli studi non danno certezze, si studiano sistemi che permetteranno ai nostri smartphone e tablet di restare accesi anche a 10 mila metri

“VI RICORDIAMO che è vietato l’uso dei telefoni cellulari e di altre apparecchiature elettroniche durante il volo”. Sono le parole con cui in aereo ci vietano l’uso dei nostri gadget elettronici poiché possono creare interferenza con la strumentazione di bordo. Ormai questa frase è di quelle sentite e risentite che il cervello ha imparato a memoria. E’ un po’ come quando sentiamo “Nel mezzo del cammin di nostra vita” e sappiamo continuare senza sforzo. Ma mentre per Dante la “diritta via era smarrita” perché si appropinquava tra le anime dannate della selva oscura, nessun aereo – almeno ufficialmente – ha mai perso la propria “diritta via” perché qualcuno usava il cellulare senza permesso. E forse anche grazie all’efficacia delle misure precauzionali utilizzate dalle compagnie aeree. Certo, non sempre tutto è andato liscio a bordo. Qualche incomprensione c’è stata. Come nel 2010, per esempio, quando un sessantottenne di Boise, nello stato americano dell’Idaho, ha preso a pugni un ragazzo che si era rifiutato di spegnere il cellulare, in nome della “sicurezza dell’intero volo e dei passeggeri”. Oppure nel 2011, quando il famoso attore americano Alec Baldwin è stato allontanato da un volo Amercan Airlines perché stava giocando a Words With Friends (una sorta di cruciverba) online, mentre l’aereo era ancora parcheggiato al gate. E’ curioso che sia successo proprio a lui, il tenente colonnello che abbiamo visto a capo delle forze aeree statunitensi di Pearl Harbor. Lui di aerei, in teoria, se ne dovrebbe intendere. Solo due esempi, ma la lista dei ribelli colti in flagrante dallo staff di bordo è lunga.

A questo punto le possibilità sono due: la prima è che tutti gli altri passeggeri non ripresi dal personale aereo abbiano sempre obbedito alle istruzioni e che nessuno di loro si sia mai dimenticato di spegnere il proprio dispositivo elettronico alla chiusura delle porte; la seconda è che il diktat delle hostess non sia fondato su giustificazioni credibili. Quanto alla prima ipotesi, è facile essere scettici: sono tanti coloro che, più o meno intenzionalmente, si dimenticano di spegnere il cellulare. Ma nessuno ha mai visto i bei sorrisi delle hostess trasformarsi in espressioni di panico esortando i passeggeri a indossare maschere dell’ossigeno e giubbotti di salvataggio allo squillo di un cellulare. Anzi, loro spesso non se ne accorgono. Inoltre, come scrive in un suo articolo su questo tema il New York Times, “se tenere acceso il cellulare rappresentasse un pericolo concreto, i telefoni non verrebbero neanche ammessi a bordo”. E date le misure di precauzione sempre più stringenti imposte per assicurarsi che non ci siano combinazioni chimiche o microchip che facciano scoppiare tutto, possiamo essere certi che vieterebbero anche la tecnologia se potesse rappresentare una possibile arma terroristica.

Per provare a capirci qualcosa di più non resta che affidarsi alle conclusioni di studi scientifici. Nel 2006 l’IEEE Spectrum, una rivista dell’IEEE (Istituto degli ingegneri elettrici ed elettronici), associazioni internazionale che promuove le scienze tecnologiche, ha condotto un’inchiesta su 37 voli nel 2003, osservando che i passeggeri usavano il cellulare in media almeno una volta per ogni volo, a volte anche durante le fasi critiche di decollo e atterraggio. L’articolo dell’IEEE ha concluso che il potenziale pericolo di interferenza con il sistema satellitare di navigazione (Sat-Nav) utilizzato nella cabina di pilotaggio durante i processi di partenza e arrivo potrebbe davvero presentare un rischio. Forse allora le hostess hanno ragione. Tuttavia, scrive The Economist, questa conclusione non è basata su studi condotti dagli autori dell’articolo, ma è fondata su un progetto della NASA che interroga i piloti sulle eventuali anomalie rilevate durante il volo. Dal 2000 a oggi sono solo una dozzina gli esempi di piloti che hanno evidenziato irregolarità, ma questi casi non hanno presentato alcun tipo di evidenza scientifica.

Les Dorr, il portavoce della Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia del Dipartimento dei trasporti statunitense, afferma che si preferisce prevenire che curare. E lo spiega citando uno studio risalente al 2006 della Radio Technical Commission for Aeronautics che era stata incaricata dalla Faa per testare gli effetti di cellulari, reti wifi e dispositivi elettronici su voli, il quale conclude che “non sono state trovate prove sufficienti per concludere che queste apparecchiature non interferiscono con il materiale di bordo. Ma non abbiamo nessun tipo di evidenza scientifica che dica il contrario”. Insomma, nessuna certezza.

Nick Bilton, giornalista del New York Times, si chiede nel suo blog allora per quale motivo allora non gli sia permesso di leggere il suo Kindle durante il decollo e l’atterraggio, dato che con la “modalità aeroplano” i segnali radio vengono disattivati. Uno studio di American Airlines di sei anni fa spiega come sarebbe troppo complicato per lo staff aereo controllare ogni interferenza nei momenti più complessi del volo nell’eventualità in cui queste si presentassero.

Ma i dubbi aumentano quando vengono a galla le differenti misure adottate in diverse parti del globo. La tecnologia offre soluzioni per tutti i gusti, che vanno dalla “modalità aeroplano” alla connessione wireless fornita dalla compagnia aerea. La prima, presente nella maggior parte degli apparecchi elettronici permette di utilizzare i dispositivi di lettura, ascolto di musica e visione di film durante il volo, ma non di telefonare ed è comunque vietata nei momenti di decollo e atterraggio. Negli Usa sono le compagnie a scegliere se autorizzarne l’uso, mentre in Europa è a discrezione del comandante. La tecnologia “inflight”, offerta ormai da numerose compagnie, permette invece di telefonare ma non di navigare. Questa è opposta ai servizi wifi americani che permettono di navigare ma non telefonare.

Del resto, con un patrimonio tecnologico che si evolve di giorno in giorno sarà difficile dare una risposta definitiva ai diversi casi. La Faa ha promesso che si impegnerà in ulteriori progetti di ricerca, ma fino a quel momento la soluzione più ragionevole è quella di ascoltare le indicazioni delle hostess. Non per paura che cada l’aereo ma per evitare di essere cacciati dal volo. E sulla questione delle interferenze, non ci resta che aspettare il prossimo studio. Che, attenzione, potrebbe essere smentito da quello successivo.

Intanto una giustificazione ragionevole per vietare l’utilizzo dei dispositivi elettronici, in particolare per telefonate e chiamate Skype, in effetti c’è. E non ha niente a che fare con le interferenze. Riguarda invece il fatto che il continuo ed irritante squillo delle mille suonerie seguite da “pronto?” più o meno felici di rispondere, renderebbero i viaggi in aereo delle gite allo stadio.

Fonte: Repubblica.it