cloakUN SENTORE c’era, negli ultimi tempi, ed era solo questione di tempo: la Rete “social” proietta la sua ombra, e spuntano i contrari di Facebook e Twitter, per evitare piuttosto che conoscere. E i nomi di siti e app parlano chiaro: Hatebook, Hell is other people, Enemy Book.

 

 

 

E l’ondata di app anonime o semianonime come Secret Whisper nasconde un’altrettanto evidente volontà di isolamento, almeno della propria identità.

Dopo un decennio – scegliendo il lancio di Facebook come data d’inizio della scorpacciata di amici virtuali su internet – disponiamo infatti di decine di piattaforme per accumulare contatti e magari incrociarli per strada o a un concerto: Instagram, taggando i luoghi in cui abbiamo scattato una foto o girato un video, Foursquare, che della geolocalizzazione ha fatto il suo dna, passando per il sito di Mark Zuckerberg o le tempeste di cinguettii da ogni parte del mondo di Twitter. E così via, incluse piattaforme molto più specifiche per metterci in contatto in aereo, sui mezzi pubblici, in luoghi precisi. Sembra che l’imperativo sia collegarci, ovunque e comunque. Ma, più che di odio, qui si parla di discrezione: se volessimo evitare di ritrovarci faccia a faccia con tutte queste persone al bar dietro l’angolo o al centro commerciale?

Antisocial. Il passo successivo, sintesi di tutti i servizi lanciati l’anno scorso ma con un tocco di leggerezza in più, era inevitabile. Si chiama Cloak ed è un antisocial network. Pensato cioè per dare l’opportunità all’utente di “trascorrere una vita in incognito”. O almeno di provarci, evitando di farsi beccare dai propri amici. Fra i quali possono nascondersi ex partner, compagni di scuola eccessivamente molesti, gente con cui abbiamo avuto discussioni reali o virtuali, colleghi che non vedono l’ora di scaricarci addosso le loro frustrazioni. Ma non è detto: più semplicemente, possiamo aver voglia di rivolgere l’ansia da contatto verso l’obiettivo opposto. Smembrando cioè la rete sociale virtuale anziché arricchendola incessantemente, evitando del tutto i contatti nella realtà. Insomma, il paradiso degli introversi.

Il funzionamento di Cloak è piuttosto semplice: una volta scaricata l’app (gratis per iOS, in arrivo per Android) ci si deve connettere con il proprio account Foursquare o Instagram. Il programmino apre poi una mappa mostrando dove sono i contatti dei due network – ma presto ne saranno aggiunti altri, probabilmente anche Facebook – in base ai loro check-in più recenti. Si può scegliere una duplice strategia d’isolamento. Da una parte, consultare di continuo la mappa – non esattamente l’opzione più comoda. Dall’altra, contrassegnare i contatti davvero sgraditi e farsi spedire una notifica quando si stanno avvicinando troppo o sono entrati in un raggio predefinito. Quattro ore dopo che qualcuno si è registrato in un posto, la sua faccia scompare: il programma ti dà via libera. Sembra un’app per fissati, può essere più utile di quanto si pensi. Per esempio, per evitare che lo stalking virtuale traslochi nella vita di tutti i giorni.

Dietro all’antisocial network c’è una strana accoppiata formata dal designer Brian Moore e dall’ex direttore creativo del portale Buzzfeed, Chris Baker, che ha lasciato il sito lo scorso ottobre e si è specializzato in app di questo genere. “Penso che abbiamo già assistito al picco dei grandi social network – ha detto il secondo al Washington Post – piattaforme come Twitter e Facebook sono come ascensori in cui siamo tutti schiacciati nello stesso spazio. Credo invece che strumenti antisocial siano in crescita. Vedremo sempre più progetti del genere in giro”. Se Facebook introducesse il tanto agognato pulsante Non mi piace, per esempio – presente solo fra gli sticker della sua chat – qualcosa potrebbe cambiare. Non è un caso che Hater l’abbia scelto come proprio logo.

Fra le altre applicazioni sviluppate da Baker c’è anche un’estensione per browser Chrome e Firefox battezzata Unbaby.me, che elimina automaticamente dalla bacheca di Facebook le foto dei piccoli postate dagli amici-genitori. Dato il successo, il progetto si è reincarnato nel nuovo Rather: un servizio ti permette di “ripulire” i newsfeed dai contenuti che si detestano, filtrandoli per parole chiave. L’ultima impresa è però quella che viaggia in parallelo a Cloak. Si chiama Hate with friends e consente di determinare se due contatti su Facebook si disprezzano a vicenda in base alle proprie interazioni. Per sapere se qualcuno ha iniziato a odiarti.

 

Fonte: repubblica.it