emiliano2Il centrosinistra frena l’emorragia e porta a casa undici dei sedici ballottaggi nei comuni capoluogo.
Ma il quadro generale, dopo i due turni, parla decisamente a favore del centrodestra: su trenta amministrazioni, venticinque erano in mano al centrosinistra; il centrodestra ne aveva solo cinque.
Adesso, il bilancio è 16 a 14.

 


Ma è chiaro che, a due settimane dalla sconfitta europea e, dopo tutto quello che c’è stato in mezzo, a Bologna, Firenze, Bari e Padova si combattevano battaglie importanti. Soprattutto nelle roccaforti rosse di Emilia Romagna e Toscana.
E dopo poche ore dall’inizio dello scrutinio, è stato chiaro che Matteo Renzi a Firenze e Flavio Delbono a Bologna viaggiavano su percentuali intorno al 60% e che la loro elezione era certa. Giovanni Galli e Alfredo Cazzola (quest’ultimo nonostante i toni pesanti delle ultime settimane) hanno ammesso presto la sconfitta con la rituale telefonata ai due vincitori. Curioso notare che Renzi e Galli, a Firenze, hanno ottenuto entrambi lo stesso numero di voti (centomila contro 67mila) del primo turno. Anche Delbono, a Bologna, ha preso gli stessi 113mila suffragi. Il suo avversario Cazzola ne ha ottenuti circa 73 mila (seimila in più di due settimane fa) ma il miglioramento non gli è servito per arrivare a impensierire il rivale.
Bari e Padova. Altrettanto delicate erano le sfide di Bari e Padova. Nella città veneta, il sindaco uscente Flavio Zanonato (45,7% al primo turno) doveva fare i conti con l’olimpionico di sciabola Marco Marin (44,9% due settimane fa) e con i temi della sicurezza e della paura fortemente agitati dal centrodestra. In più, Marin aveva ottenuto l’apparentamento dell’Udc (3,1% al primo turno).
Ma Zanonato, nonostante il calo di affluenza ha ottenuto qualche centinaia di voti in più rispetto al primo turno. Il suo avversario, invece, fermo a quota 51.600 ne ha persi circa tremila (settemila se si contano quelli che sarebbero dovuti arrivare dall’Udc): l’astensionismo, dunque, almeno a Padova, ha colpito più il centrodestra che il centrosinistra.
Anche a Bari, simbolico (ma non solo) epicentro delle vicende di letto del presidente del consiglio, il confronto era delicato per entrambe le parti in gara. Nel capoluogo pugliese, al primo turno avevano votato circa duecentomila elettori (il 74% degli aventi diritto). Al ballottaggio, il calo è stato abbastanza significativo (circa il 14%, con 167 mila votanti).
Un calo che si è scaricato quasi tutto dalla parte del candidato del centrodestra Simeone Di Cagno Abbrescia.

Al primo turno, infatti, Abbrescia aveva ottenuto 92.133 voti contro i 98.052 del rivale. Al ballottaggio, il candidato del centrodestra ha perso per strada circa venticinquemila voti fermandosi a quota 67.217. Emiliano, invece, ne ha ottenuti duemila in più arrivando a 100.021 preferenze.
I ribaltoni del centrodestra. Tre ribaltoni e due conferme. E’ il buon risultato del centrodestra nei ballottaggi dei capoluoghi. I partiti di governo si confermano ad Ascoli Piceno e a Brindisi e prendono i comuni di Caltanissetta, Cremona e Prato. Proprio la vittoria di Prato è probabilmente quella che dà più soddisfazione al centrodestra.
L’analisi del confronto tra primo turno e ballottaggio dice che, in tutti casi tranne Prato, il centrodestra, pur vincendo, perde più voti rispetto al centrosinistra. A Prato, infatti, il candidato del centrosinistra Carlesi lascia sul terreno cinquemila voti contro i mille persi dal suo avversario e vincitore Roberto Cenni. Ad Ascoli, Brindisi, Caltanissetta e Prato, invece, il candidato governativo guadagna meno o perde di più rispetto al contendente.
I comuni non capoluogo. Andamento abbastanza simile (il centrodestra avanza ma non travolge l’avversario) per i comuni superiori non capoluogo. I ballottaggi erano 82: 37 sono andati al centrosinistra, altrettanti al centrodestra. Sette saranno governati da liste civiche, due da liste di centro e e tre dalla Lega Nord da sola. Al primo turno, il centrosinistra ne aveva presi 71, mentre 33 erano andati al centrodestra. Il totale della tornata elettorale dice che 108 comuni vanno al centrosinistra (ne aveva 142) e 70 al centrodestra (ne aveva 37). Dieci se li aggiudicano le liste civiche, tre le liste di centro e tre la Lega Nord.