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TERMOLI. La speranza è che non vengano mai usati ma qualora ve ne fosse l’esigenza c’è la certezza che potranno funzionare e anche bene. Stiamo parlando dei nuovi “droni” capaci di cercare i sopravvissuti; una nuova tecnologia che passando per la consapevolezza che un telefono cellulare è un dispositivo in grado di connettere una persona col resto del mondo.

Chi non ne possiede uno di ultima generazione? E, infatti, grazie ad esso e allo studio di un gruppo di studenti del Laboratorio per le Comunicazioni Mobili della Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) in Svizzera, si sta sviluppando un drone in grado di localizzare le vittime di disastri e calamità sfruttando il segnale del loro telefono.

“Nei migliori test che abbiamo condotto, il luogo indicato si trovava a una distanza di 10 metri [dal punto effettivo dove si trovava il cellulare]” ha spiegato Jonathan Cheseaux, che ha lavorato sul progetto del drone per il suo master presso EPFL. E così, le speranza di incappare positivamente in uno strumento tanto straordinario quanto utile è più che radicata. All’ideazione ed allo sviluppo del sistema di localizzazione degli smartphone tramite droni, oltre a Cheseaux, hanno lavorato anche Stefano Rosati (scienziato italiano dell’EPFL, responsabile del progetto SMAVNET II) e Karol Kruzelecki, il tutto sotto la supervisione del professor Bixio Rimoldi, direttore del laboratorio di comunicazione mobile dell’ ateneo svizzero.

Lo sviluppo del drone basa la sua tecnologia sull’utilizzo del segnale Wi-Fi di uno smartphone per localizzarlo, un esercizio non proprio semplice in quanto, quando questa funzionalità è attivata, il dispositivo emette segnali ad intervalli regolari (con forza che dipende da molte variabili, come la conformazione del terreno circostante, le condizioni meteo ed eventuali interferenze) e così, nel caso di disastri come un terremoto, non è difficile che il telefono si trovi al di sotto di cumuli di macerie, e questo complica ulteriormente la ricerca.

Al vaglio, ad ogni modo, ci sono anche possibili soluzioni quali quella di effettuare diverse rilevazioni da punti diversi in un tempo relativamente breve: un lavoro perfetto per un drone; confrontando questi segnali, infatti, dovrebbe essere possibile rintracciare con una certa precisione il dispositivo e, auspicabilmente, anche il suo proprietario. Ulteriore utilizzo in situazioni di disastri naturali di questo sistema potrebbe essere quello di offrire un collegamento a un network Wi-Fi attraverso il drone: “Fornirebbe un network alternativo quando non esistono connessioni”, spiega il giovane ricercatore. Ad ogni modo, al momento il sistema funziona solamente se la rete è aperta e non protetta da password.

Staremo a vedere gli sviluppi del sistema, intanto incrociamo le dita affinchè non vi si renda necessario l’utilizzo.

Fonte: ibTimes – Termolionline