Lubna Ahmed Hussein è stata processata per avere indossato i pantaloni in un luogo pubblico.
La giornalista libanese ha rifiutato di pagare la multa che le è stata comminata dai giudici al posto delle 40 frustate previste dalla legge per il “peccato” commesso.
“Piuttosto vado in carcere”, ha replicato.
E le autorità di Khartum l’hanno presa in parola: la donna è stata condotta in prigione dove dovrà scontare un mese di detenzione.
Mentre la corte emetteva la sua sentenza, fuori dal tribunale di Khartoum, dove il processo si svolgeva a porte chiuse, la polizia sudanese interveniva per disperdere i manifestanti.
Centinaia di donne, in maggioranza in pantaloni, si sono raccolte davanti alla Corte per manifestare la propria solidarietà alla giornalista.
Ad esse si sono contrapposti decine di uomini in abiti tradizionali che, urlando slogan islamici, hanno accusato Lubna e le sue sostenitrici di essere delle prostitute.
La polizia è intervenuta con i manganelli, arrestando una dozzina di donne.
La legge sudanese. E’ l’articolo 152 del codice penale sudanese che prevede la pena di 40 frustate e, in alternativa o in aggiunta, il pagamento di una multa per chiunque compia attia indecenti. La giornalista aveva invitato 500 giornalisti e politici locali per assistere alla sua eventuale condanna alla fustigazione.