I “Libri elettronici” sono sempre più diffusi. E’ raro salire su una carrozza della metropolitana di New York all’ora di punta o sedersi in un caffè senza notare qualcuno che legge un e-book. E adesso gli ubiqui libri su schermo stanno facendo litigare gli editori e le biblioteche, divisi da un contenzioso che fino a qualche anno fa non sarebbe potuto esistere. Le biblioteche vogliono trattare i libri elettronici come quelli di carta: una copia, una volta comprata, può essere prestata un numero illimitato di volte. Finora gli editori avevano accettato, ma adesso uno di loro ha rotto i ranghi e aperto una polemica destinata ad avere conseguenze rilevanti.

Harpercollins, una delle principali case editrici d’America, che pubblica tra gli altri anche Sarah Palin, ha infatti modificato le modalità di utilizzo dei propri e-book da parte delle biblioteche. Non più per sempre, ma solo per 26 volte. Poi bisogna comprare una nuova copia elettronica.

Il cambio di rotta di Harpercollins ha suscitato le ire dei bibliotecari, che ritengono le nuove regole ingiuste e promettono di boicottare le pubblicazioni dell’editore. “Vogliamo che nelle nostre raccolte ci siano anche gli e-book, i nostri clienti ne chiedono sempre di più e noi dobbiamo cercare di accontentarli, ma abbiamo anche la necessità di non aumentare in maniera esorbitante i costi”, ha dichiarato Anne Lee, della Free library of Philadelphia, al New York Times. Roberta Stevens, presidente dell’Associazione nazionale delle biblioteche, ha riassunto così: “I bilanci delle biblioteche sono nel migliore dei casi fermi. L’uso degli e-book è in aumento fortissimo. E c’è grave preoccupazione che gli altri editori seguano il modello” di Harpercollins. Harpercollins difende la propria decisione asserendo che l’accordo precedente era vecchio di un decennio, quando gli e-books non erano certo il fenomeno di massa di oggi. Basta pensare che alla New York Public Library, principale biblioteca della città, l’uso di e-book è aumentato del 36 per cento rispetto a solo un anno fa.

Fonte: http://www.repubblica.it