Quante volte avremmo voluto che il telecomando si spostasse con il pensiero?
Poi, strisciando le pantofole sul pavimento e borbottando qualcosa, ci siamo alzati.
Motivo futile per mettere infastidire il nostro pensiero…
Da qualche anno a questa parte che esistano tecnologie che sfruttano proprio la “forza del pensiero” per aiutare persone paralizzate a comunicare o a compiere determinate azioni.
Per esempio, nel 1999 Niels Birbaumer, dell’Università di Tubinga (Germania), è riuscito a interagire con malati incapaci di muovere qualsiasi muscolo (lingua e muscoli oculari compresi, a causa di una lesione delle vie motorie), trasformando i potenziali elettrici della loro corteccia motoria (attivati appunto durante il pensiero) in un codice di comunicazione.
Più di recente Richard Andersen, del California Institute of technology (Usa), ha utilizzato una tecnica analoga sulle scimmie, impiantando elettrodi nella loro corteccia parietale (il “centro” che si attiva quando si progetta di fare qualcosa) e riuscendo a prevederne le azioni.
Il prossimo passaggio, ha annunciato, sarà impiantare elettrodi nella corteccia cerebrale di persone paralizzate, decodificare i loro pensieri e tradurli in movimenti.
Un altro filone di ricerca sfrutta le onde elettromagnetiche cerebrali, che vengono interpretate da una macchina per la risonanza magnetica nucleare attraverso software molto raffinati.
Con questa tecnologia Rainer Goebe J, neuroscienziato dell’Università di Maastricht, ha inventato un videogioco (una partita di ping-pong) in cui i protagonisti sono mossi dai “pensieri” dei giocatori.
Beh, che dire! Per adesso il telecomando prendiamolo noi perché la ricerca ha tanto da fare e da dare a chi non può!
Staremo a vedere…