pc“Nell’utilizzo delle tecnologie noi italiani siamo indietro in Europa, è chiaro a tutti. Dobbiamo fare di più. Anche perché da questa via passano la crescita della competitività e lo sviluppo del Paese”. E’ realista Umberto Paolucci, vicepresidente di Microsoft e responsabile per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Non si nasconde quanto questo gap tecnologico rischi di pesare sul futuro del sistema paese. “Si è sempre parlato della necessità di miglioramento – osserva – ma così urgente non doveva poi essere visto che non è stato messo in atto. I fatti sono questi: a scuola abbiamo in media 8 pc per 100 studenti. E di questi solo 6,5 connessi a internet. Siamo indietro su ogni indicatore: penetrazione dei computer nelle famiglie, nell’industria, nella pubblica amministrazione, nei collegamenti internet. E gli altri? Un paese come la Danimarca ha 27 computer ogni 100 studenti. Più del triplo di noi. L’Inghilterra ne ha 19. Più del doppio. La media europea è del 50% superiore, quindi 12,5. Messe così le cose noi siamo più meno al 50% sotto di come dovremmo essere”.

Proprio qualche giorno fa è stata annunciata una task-force Unesco-Microsoft, sostenuta da 50 milioni di dollari dell’azienda di Redmond. Si occuperà di istruzione superiore e Ict. Una squadra di esperti studierà il piano di applicazione della tecnologia ai metodi di studio, per rilanciare lo sviluppo del capitale umano nel mondo. “E’ un investimento importante pur in uno scenario non facilissimo dell’economia mondiale. Perché il rischio che si corre è che si vada tagliare proprio nei posti peggiori, quelli in cui non si deve. E’ decisivo dare gli strumenti che preparino i giovani, a scuola, a una realtà complessa e competitiva come questa che viviamo”.

Ravennate, classe 1944, Paolucci ha seguito molto da vicino lo sviluppo tecnologico del nostro paese, avendo guidato Microsoft Italia dal 1984 al 1997. Perché l’Italia è messa così male?

“Perché non stiamo usando fino in fondo un’area che è in grado di fare la differenza. Senza parlare di nazioni europee evolute come quelle del Nord, basta l’esempio del Portogallo: lì, anche con la nostra collaborazione, lo Stato ha dato a tutti bambini delle elementari un computer. E sto parlando di 1 milione di terminali connessi in rete. Cosa che ha finito per trasformare – in meglio – anche i modelli di insegnamento. Da noi non è così. Ci sono delle esperienze locali di eccellenza, è vero, ma se restano isolate il loro valore si disperde”.

Già da tempo Microsoft “è uscita dalla scatola”, nel senso che non vende solo software ma anche hardware e, soprattutto, servizi. Cosa cambia con la frenata delle vendite causata dalla crisi?
“Che le parole d’ordine sono sempre più innovazione e cambiamento veloce. Per questo, in tempi di crisi del mercato abbiamo aumentato la voce del nostro budget per la ricerca e lo sviluppo. Che è passato da 8 a 9,6 miliardi di dollari all’anno. Rallentano le vendite dell’hardware? Beh, ci sono momenti difficili che possono durare anche diversi trimestri, ma non vedo una diminuzione permanente. Anche perché l’hardware non ha più solo la forma del computer. Fa parte del nostro quotidiano e arriva nell’automobile, nel telefono, negli strumenti che abbiamo in casa…”.

Veniamo al software. Uno dei problemi di Windows Vista è che gli serve un hardware di livello per dare il meglio di sè. E non ha nemmeno scalfito la popolarità di XP. Windows 7, la cui versione finale sarà sugli scaffali il 22 ottobre, riuscirà a cancellare questa esperienza?
“Non è affatto detto, è in questo senso Windows 7 è una prova, che ci debba essere un hardware particolarmente potente per un’esperienza soddisfacente. Le racconto un episodio: qualche giorno fa abbiamo fatto una demo in un nostro meeting interno mostrando tutta una serie di funzioni di software che sono in uscita. Alla fine abbiamo fatto vedere che la macchina su cui le avevamo fatte girare era un pentium 4. Computer di alcune generazioni fa. Ciò dimostra che si può fare girare software su macchine non particolarmente nuove. Ecco, il nostro obiettivo è quello di essere meno limitanti possibile con i nostri software, meno esigenti di risorse”.

Insomma, il messaggio potrebbe essere: preparatevi a dimenticare la delusione di Vista.
“No, non credo che ci sia bisogno di dimenticare Vista. Piuttosto spero che Windows 7 faccia scattare la voglia di averlo, sia per chi viene da Vista sia da XP. Un sistema, quest’ultimo, che Windows 7 riesce a emulare in maniera eccellente eliminando ogni incompatibilità di driver. Il settore che cresce di più è quello dei netbook e penso che per queste macchine Windows 7 sia l’ambiente ideale. Non ci sentiamo di dover far dimenticare niente ma dare delle ragioni per andare oltre quello che gia c’è. Se così non fosse diventeremmo concorrenti di noi stessi…”

Windows 7 si venderà in Europa senza Internet Explorer preinstallato, secondo quanto ha deciso l’Ue. Come si farà a scegliere?
“E’ assolutamente doveroso rispettare quello che l’Europa ci chiede e quindi lo facciamo. Rispettiamo la sua volontà di non svantaggiare in alcun modo di altri tipi di software per la navigazione in rete. Abbiamo deciso di togliere anche il nostro Internet Explorer dai prodotti che verranno distribuiti nell’ambito della giurisdizione europea. Toccherà agli utenti (e non tutti saranno contenti di questo) provvedere a caricare il browser nostro o quello di altre aziende. Ci sarà la possibilità di farlo con servizi dedicati dei vari fornitori. Noi penseremo al nostro, gli altri provvederanno da soli”.

Sempre in autunno è in arrivo la nuova versione di Windows Mobile, sistema operativo per smartphone. Un segmento nel quale altri (Nokia, Apple, Palm, Google e altri) stanno facendo cose eccellenti. Non ritiene che finora WM abbia pagato il fatto di essere stato pensato per i computer e non per i cellulari?
“Noi siamo partiti dalla metafora e dall’esperienza del personal computer per poi estenderla ai dispositivi mobili. Altri – non legati all’esperienza pc – sono stati più bravi, sul fronte consumer, a stimolare la fantasia. E i numeri dimostrano che hanno avuto successo. Però credo che nel lungo periodo saremo premiati dal fatto di offrire con WM un’esperienza molto omogenea, integrata, senza sorprese e molto solida anche dal punto di vista della sicurezza. Windows Mobile 6.5 è un gran passo in avanti in termini di affidabilità e di usabilità. Ci puntiamo molto”.

Google che lancia un sistema operativo tutto suo, Apple che spariglia nel campo degli smartphone e costringe gli altri a inseguire, la corsa a motori di ricerca sempre più performanti che non conosce soste: forse non è mai stata così dura la sfida per l’innovazione.
“È la concorrenza, bellezza, si potrebbe dire. Ognuno cerca di far crescere il proprio segmento di mercato in particolare. E pian piano prova un po’ di spazio anche nel mercato detenuto da altri. La concorrenza fa bene a tutti perché migliora le aziende. Credo che di questo si debba vivere. Dovremmo essere stimolati perché alla fine tutti quanti ci guadagnano, imprese e utenti”.

Non crede che una concorrenza vera abbia reso la Microsoft più “umana” e quindi più simpatica rispetto agli anni del dominio assoluto?
“A me non è mai stata antipatica e quindi faccio fatica a percepire questa differenza. Lei si riferisce allo spazio del mercato che detiene Windows, ma le dirò che i concorrenti li abbiamo sempre avuti, e in tanti segmenti. Di sicuro il fatto di misurarsi con gli altri, e magari non sempre di vincere, ha degli effetti che vengono apprezzati in termini di immagine. Quindi va bene così. Apple e Google sono simpatici perché sono bravi. Parliamo di eccellenze a livello mondiale e si meritano tutto il successo che hanno, per carità. Ma noi di Microsoft non è che siamo così dominatori o monopolisti. Nella maggior parte dei mercati in cui operiamo non siamo nemmeno al primo posto. C’è la tendenza a pensare che i successi arrivino solo grazie alla nostra posizione di forza. In realtà la leva che possiamo noi usare su Windows è sempre minore perché il mercato diventa sempre più ampio e diversificato. Vede, noi cerchiamo di essere apprezzati dai consumatori e, soprattutto da quelli più giovani. Vorrà pur dire qualcosa che il nostro instant messanger (che proprio il 22 luglio ha compiuto 10 anni) viene utilizzato da 400 milioni e passa di persone, che la nostra posta Hotmail viaggi sempre a volumi altissimi e che le vendite di Xbox, con la sua esperienza Live, siamo un successo?”.

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/tecnologia/microsoft-world/intervista-paolucci/intervista-paolucci.html