disco“Ho impiegato più tempo di quanto avrei dovuto per comprendere che Internet altro non è che un unico gigantesco negozio di dischi indipendente. O comunque, migliaia e migliaia di piccoli e deliziosi negozi, che non ti fanno pagare nulla per la musica che propongono. I blog MP3 che si stendono per miglia e miglia, fino a dove può arrivare lo sguardo, lungo quel viale della rete che non è riservato alla pornografia, sono curati da giovani e piacevoli uomini e donne, che non intendono affatto danneggiare gli artisti: sono invece molto attenti a pubblicare i link ad iTunes e Amazon e quando distribuiscono canzoni lo fanno solo al fine di offrire dei campioni (incoraggiati per la maggior parte dagli stessi artisti e dalle etichette discografiche, che ci guadagnano pubblicità sui siti più popolari e spediscono copie dei dischi in anteprima ai blogger). Con me, è un meccanismo che funziona. Io ascolto e poi compro quello che mi piace, visto che possedere la musica per me è ancora importante”.

E’ parte di un lungo articolo scritto da Nick Hornby, bravissimo scrittore e mante di musica.
Lo scrittore inglese, che una quindicina di anni fa ha creato il prototipo letterario di tutti i negozi di dischi (il Championship Vinyl, in Alta Fedeltà), analizza uno degli aspetti più interessanti ed entusiasmanti della rivoluzione digitale applicata alla musica: la passione con cui i blogger sostengono e diffondono la loro musica preferita.
C’è chi suggerisce, consiglia buona musica, ci fa scoprire un video su Facebook; chi, insomma, ci trasmette la sua passione per la musica, fungendo da guida e consigliere, ruoli che in passato spettava ai migliori negozianti di dischi.
Hornby non parla dell’aspetto meccanico della condivisione musicale (il P2P): si sofferma sulla condivisione umana, affettiva, emozionale e appassionata. Sull’amore che lega gli amanti della musica.