Collegandosi al sito di NewScientist e cliccando sull’articolo “Winners wear red”, appare “la richiesta di partecipare alla prova”.
Inseriti il nome o username e la password “newscientist”, appariranno uno alla volta 15 anagrammi da 5 lettere da risolvere in 5 minuti.
Le parole sono elementari; occorre una conoscenza base dell’inglese.
Alla fine verrete valutati, e vi sarà indicata la ricerca che la rivista vuole replicare.
Inoltre, sarete premiati con un diploma virtuale con il voto.
Il vincitore veste di rosso. Gli psicologi dello sport dell’Università di Münster, in Germania, hanno sottoposto dei video clip di incontri di taekwondo a 42 arbitri.
In questa arte marziale i due combattenti sono identificati da due colori: uno rosso e l’altro blu.
Agli arbitri sono poi stati fatti rivedere i filmati, ma manipolati digitalmente in modo che i colori risultassero invertiti.
Il combattente rosso veniva premiato con una media del 13% in più di punti rispetto a quando indossava la pettorina blu.
Ciò a conferma dell’influenza dei colori nello sport, scoperta qualche anno fa, quando gli antropologi Russel Hill e Robert Barton dell’Università di Durhan, in Gran Bretagna, analizzarono i punteggi ottenuti dai concorrenti di alcuni sport olimpici (pugilato, taekwondo, lotta greco-romana e lotta libera) in cui ai combattenti viene assegnato casualmente o il colore rosso o quello blu.
Il 55% degli attacchi è stato vinto dal rosso, e la percentuale arriva al 62% di vittorie nel caso di una lotta serrata. Una deviazione statisticamente significativa secondo Barton: “Quando capacità e forza erano simili, a far pendere l’ago della bilancia è stato il colore”. L’arbitro quindi percepiva il rosso come colore dominante, più aggressivo e forte.
Il rosso nei test di Q.I. Anche le abilità cognitive sono influenzate dal rosso.
In diversi studi, Andrew Elliot dell’Università di Rochester, New York, li ha testati.
Nel primo esperimento ai volontari è stato chiesto di sottoporsi ad un test di intelligenza della durata di 5 minuti. A ciascuno è stato assegnato un numero scritto sul foglio della prova, per alcuni rosso, per altri nero; i volontari con il numero in rosso hanno totalizzato un punteggio inferiore.
La tinta porpora, anche se vista solo per pochi secondi, renderebbe le persone più timide.
A 67 studenti Elliot ha chiesto di guardare in una cartellina, per alcuni la colorazione del fondo era rossa per altri verde.
In seguito, è stato detto agli allievi di recarsi nell’aula accanto. Sulla porta c’era un cartello con la scritta “Per favore bussare”. Coloro che avevano visto la cartellina con il fondo rosso bussavano meno volte e in maniera più pacata degli altri.
Sempre in un altro test di Elliot ai partecipanti sono stati messi dei sensori di movimento; seduti davanti ad un computer, quando lo schermo diventava rosso piuttosto che verde o grigio, i volontari si allontanavano dal pc. “Ciò dimostra che a un livello molto elementare, il corpo è portato a scappare dal rosso” conclude Elliot. Secondo lo studioso l’equazione elementare che caratterizza i colori è “rosso uguale pericolo”. Inoltre i soggetti sottoposti alla visione del colore purpureo presentano una maggiore attività nella corteccia frontale destra del cervello ossia nella zona associata all’emotività. Nelle ricerche di Elliot, il rosso porta i soggetti ad agitarsi e quindi a sbagliare.
A risultati opposti sono giunti Ravi Mehta e Juliet Zhu, della Sauder School of Business dell’Università della British Columbia di Vancouver, Canada. Secondo la loro ricerca il rosso, percepito come “pericolo”, favorisce l’attenzione, mentre il blu la creatività.
NewScientist ha quindi deciso di verificare le prove sostenute in laboratorio da Elliot.
Chi vivrà, vedrà…