rBARI – Le paroline «magiche» erano sempre le stesse: urgente, urgentissimo, unico, infungibile, insostituibile. Erano le attestazione che dirigenti medici a capo di unità operative ospedaliere avrebbero riportato sugli ordinativi di forniture di protesi, strumentario chirurgico e prodotti medicali della «Tecnohospital Srl» e «Tartamedica snc» dei fratelli Giampaolo e Claudio Tarantini. Le stesse false dichiarazioni di «infungibilità ed unicità» sarebbero riportate su ordinativi indicanti prodotti della «Global System Hospital srl» (Gsh) sempre creatura dei Tarantini e di colui che l’accusa indica come loro socio occulto e amministratore di fatto, ossia Salvatore Greco, detto Tato. 

I fratelli Tarantini, Tato Greco, oggi coordinatore regionale del movimento politico «la Puglia prima di tutto» (ma all’epoca dei fatti consigliere regionale in quota Udc) insieme ad una ventina di persone tra primari ospedalieri, dirigenti, funzionari ed impiegati amministrativi, sono indagati dalla Procura di Bari per associazione per delinquere e concorso in falso nell’ambito di una inchiesta sulla fornitura di protesi, strumentario chirurgico e prodotti medicali a favore dell’ex aziende sanitaria Ba2 di Barletta, dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Foggia, dell’ospedale, ente ecclesiastico «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo, della ex Ausl Ba5 di Putignano, degli ospedali di Brindisi, Ostuni, San Severo, dell’ospedale consorziale Policlinico di Bari.

Secondo il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, Roberto Rossi che nella giornata di lunedì ha depositato, per il tramite dei carabinieri, l’avviso di conclusione delle indagini per le persone indagate, Greco faceva da garante politico. Dopo l’atto compiuto dal pm gli indagati hanno 30 giorni di tempo per fornire prove a discarico, poi il Gip deciderà se rinviarli a giudizio.

I fatti contestati risalgono ad un periodo compreso tra il 2001 e il 2004. Questa, per intendersi, è la prima fra le quatto inchieste sulla Sanità regionale in corso da parte dela procura. All’epoca Greco ricopriva il ruolo di consigliere regionale dell’Udc e stando alla ricostruzione fatta dall’accusa, avrebbe approfittato del peso politico derivante dalla sua figura istituzionale, per influenzare i medici ed i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere regionali, al fine di indurli ad acquistare direttamente dalle società «Tecno Hospital Srl», «Global System Hospital srl» (Gsh) e «Tartamedica snc». Definire una protesi «infungibile» o «insostituibile» sarebbe bastato ad evitare una gara d’appalto e quindi a far scegliere il prodotto offerto dall’azienda amica. Il coinvolgimento di Tato Greco, e il fatto che con i fratelli Tarantini avrebbe costituito un sodalizio permanente, emergerebbe da varie intercettazioni telefoniche.

Secondo l’ipotesi accusatoria Giampaolo e Claudio Tarantini avrebbero dato e promesso denaro, viaggi (a Cuba, New York, Riccione, Cracovia), biglietti aerei, raccomandazioni politiche per favorire carriere professionali, automobili di lusso (in prestito), rimborsi per spese di carburante, magliettine sportive e persino una macchina ortopedica.

Tra gli indagati figurano, insieme ai Tarantini e Greco: Alessandro Canfora, 63 anni, primario ortopedico a Barletta; Savino Raffaele Cannone, 63, direttore generale pro-tempore della Ausl Ba2 (Barletta); Giovanni Battista Pentassuglia, 60, direttore generale pro-tempore della Ausl Ba2; Felice Antonio De Pietro, 58 anni, dirigente area Gestione patrimonio Ausl Ba2; Gaetano Merlicco; 59, primario di Neurochirurgia a Foggia; Vincenzo Antonio D’Angelo, 63, primario di Neurochirurgia a San Giovanni Rotondo; Raffaele Bancale, 58, primario di Ortopedia a Putignano; Paolo Dell’Aera, 62, primario ortopedico a Monopoli; Antonio Amatulli, 61, ortopedico in servizio a Conversano; Giovanni Ostuni, 66, primario di Chirurgia plastica a Brindisi; Francesco Loconte, 61, ortopedico ad Ostuni; Rossano Cornacchia, primario ortopedico a San Severo; Giuseppe Pinto, 57, direttore pro-tempore dell’area gestione patrimonio della ex Ausl Ba2, già segretario particolare dell’assessore regionale alla Sanità Salvatore Mazzaracchio (che non è coinvolto da queste indagini); Vincenzo Lanzone, 51 anni, impiegato all’ufficio liquidazione fatture del Policlinico; Isabella Sgherza , 57, assistente amministrativo Area gestione del Patrimonio della Ba2; Giovanni Pistillo, 61, impiegato amministrativo della Ba2; Ruggero Antonucci, 70 anni, assistente amministrativo, ora in pensione, alla Ba2: Aurelio Portincasa, 50 anni, primario di Chirurgia plastica a Foggia.

GRECO: ASSOLUTAMENTE ESTRANEO
In merito alla inchiesta della Procura di Bari che lo coinvolge, l’on. Salvatore Greco dichiara: «Sono a disposizione dei magistrati per chiarire la mia posizione di assoluta estraneità ai fatti e spero di essere ascoltato quanto prima dal sostituto procuratore della Repubblica titolare della indagine».

LA REGIONE PUGLIA PARTE OFFESA NELL’INCHIESTA SUGLI APPALTI NELLA SANITA’ 
«La Procura della Repubblica di Bari sta svolgendo indagini volte a verificare la liceità delle condotte soggettive connesse all’attività amministrativa effettuata nel settore della sanità regionale. Parallelamente la Regione Puglia ha effettuato una propria indagine interna i cui esiti sono a disposizione del requirente. Non di meno, ho premura di ribadire la ferma intenzione di proseguire lungo la strada della liberazione della sanità pugliese da ogni intreccio di interessi che soffocano il diritto alla salute delle persone alle quali si rivolge la mia cura e preoccupazione nella qualità di Presidente della Regione». Lo scrive il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, in una lettera al Capo della Procura di Bari, Emilio Marzano, contenente la richiesta di costituzione della Regione Puglia come parte offesa nell’inchiesta sulla sanità in corso. 

«Pertanto – scrive Vendola – nello spirito di collaborazione che contraddistingue i rapporti che ho desiderato instaurare dal principio del mandato tra la Regione Puglia e le magistrature di ogni ordine e grado, intendo confermare la piena fiducia verso l’operato della Procura della Repubblica di Bari, offrendo, per quanto mi è possibile, il sostegno e la cooperazione all’operato del requirente. In ragione di ciò, esprimo la ferma volontà di provvedere alla costituzione della Regione quale persona offesa negli avviati procedimenti penali, così da poterne seguire gli sviluppi processuali». 

«La Regione- prosegue il presidente Vendola- nell’interesse dei cittadini pugliesi, oltre alla costituzione di parte civile, intende altresì proseguire il confronto istituzionale con gli Uffici giudiziari allo scopo di comprendere l’origine di fatti di così grave impatto sociale ed emotivo. Cosicchè, con la presente Le rivolgo l’invito a considerare la Regione Puglia quale persona offesa. Ciò ai fini della partecipazione agli adempimenti che si dovessero rendere necessari e conseguenti alla costituzione di parte civile»

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