ROMA. In dieci anni ha scardinato il concetto di enciclopedia, trasferendo online il sapere globale sotto forma di un immenso archivio a cui tutti possono non solo accedere, ma per la prima volta anche contribuire: è la rivoluzione Wikipedia, l’enciclopedia online “libera” e gratuita che sabato prossimo festeggerà il suo decimo compleanno. Strumento di informazione consultato da quasi 400 milioni di persone di tutto il mondo, spesso citato come fonte – e non senza episodi controversi – anche dai media e da istituzioni accademiche, Wikipedia è sinonimo di sapere per tutti a portata di click, e, nella percezione comune, è diventata anche uno dei pilastri di Internet, insieme a Google e Facebook.

Nata da un’intuizione di Jimmy Wales e Larry Sanger, Wikipedia vide la luce il 15 gennaio 2001 come progetto complementare di Nupedia, piattaforma ormai defunta che aveva scopo analogo ma la cui redazione era affidata a esperti. A distanza di pochi mesi la piattaforma cominciò a prendere piede, con il lancio di altre 13 versioni in altrettante lingue, fra cui l’italiano. Dal 2003 E gestita dalla Fondazione Wikimedia, organizzazione no profit di San Francisco che si occupa anche di altri progetti ‘wiki’, come Wikiquote e Commons,

Basata sui contenuti prodotti dagli utenti e sulla tecnologia “wiki”, termine hawaiano che vuol dire “veloce”, Wikipedia consente a chiunque sia collegato in rete di creare voci e modificare o aggiornare pagine esistenti. In dieci anni ha lanciato edizioni in quasi 280 lingue e oggi contiene 17 milioni e mezzo di articoli e più di 66 milioni e mezzo di pagine web. La versione in inglese è quella con il maggior numero di voci, oltre tre milioni e mezzo, mentre quella italiana ne conta oltre 760 mila. Con circa 60 milioni di accessi al giorno, è fra i primi maggiori dieci siti al mondo.

Se da alcuni è considerata una fonte enciclopedica la cui precisione rasenta quella dell’Enciclopedia Britannica, da altri Wikipedia è guardata con sospetto proprio per la natura “dal basso” del suo sapere collettivo. Le critiche sono arrivate anche dall’interno, con lo stesso co-fondatore Sanger che definì Wikipedia inaffidabile e ne abbandonò il progetto dopo qualche anno. La Fondazione Wikimedia ha affrontato quotidianamente polemiche sull’attendibilità delle fonti, in seguito alla pubblicazione di errori e bufale più o meno eclatanti, e nel tempo ha cercato di migliorare i meccanismi di trasparenza a verificabilità dei contributi.

Davanti alla forza dirompente di un progetto come Wikipedia sono stati tanti i tentativi di clone, ma anche i soggetti illustri che con progetti analoghi hanno dichiarato la resa: dall’enciclopedia online Encarta (accessibile con abbonamento) di Microsoft a Google Knol. Proprio il colosso di Mountain View tra l’altro un anno fa donò alla Fondazione Wikimedia due milioni di dollari.

Fonte: www.americaoggi.info