rrrrGli italiani, anche su Internet, restano legati alle testate tradizionali, con i siti dei quotidiani che raccolgono il 36% degli utenti. Cresciuto anche il ruolo dei motori di ricerca, che nel 2013 sono stati utilizzati dal 21,6% degli utenti. Il 9% usa i siti delle agenzie di stampa mentre solo l’8% utilizza i social networkInternet come mezzo di informazione cresce, ma la rete resta ancora al terzo posto tra gli strumenti usati dagli italiani per le news. E’ quanto emerge da un’indagine di mercato realizzata da Swg sui servizi Internet e la pubblicità online presentata dall’Agcom.

Secondo lo studio, il 40% degli italiani si informa online, l’80% con le tv, il 44% sui giornali. L’Italia però è al di sotto della media Ue che registra una percentuale di persone che si informano tramite Internet del 46%.

Con una quota del 21,5%, Google guida la classifica italiana degli operatori a cui si rivolgono i cittadini che usano Internet per l’informazione. Dopo il motore di ricerca sul podio si piazzano Repubblica (17,3%) e il Corriere della sera (9,5%). Quarta l’agenzia Ansa con (8,9%).

Tra le fonti tradizionali e le nuove fonti digitali vincono le prime con il 36,1% rappresentato dai quotidiani online. Le agenzie di stampa sono scelte dal 9% dei cittadini che si informano su Internet, gli operatori tv dal 5,2%, i periodici online dallo 0,8 per cento. Guardando alle nuove fonti digitali hanno la meglio i motori di ricerca (Google) con il 21,6%, seguono i social network (8,1%, solo Facebook raccoglie il 7,5%.), i portali (6,7%), le testate native digitali (2,4%) e i blog con lo 0,1 per cento.

Nel rilevare che l’offerta di informazione online è spesso gratuita, l’indagine sottolinea come la valorizzazione dei contenuti informativi digitali si basa principalmente sulla generazione di audience al fine della vendita di contatti agli inserzionisti di pubblicità. Di conseguenza, le piattaforme informative competono con i fornitori di servizi generalisti (principalmente portali, motori di ricerca, e social network) sia nell’audience, sia soprattutto nel versante pubblicitario.

“L’affermazione di Internet, il calo delle vendite e di audience dei prodotti informativi tradizionali, e, al contempo, la concorrenza di molteplici operatori nell’alveo dell’offerta informativa digitale ha creato, a livello mondiale, problemi di finanziamento all’intero sistema dell’informazione. Pertanto – sottolinea lo studio – se, da un lato, l’affermazione dell’informazione online sta determinando ricadute positive sul benessere sociale, in quanto genera un surplus informativo spesso a costo quasi nullo per i cittadini; dall’altro lato, la riduzione delle fonti di reddito rischia di danneggiare durevolmente la qualità e la veridicità dell’informazione”.

E’ cambiato, inoltre, il legame instaurato con gli utenti, che considerano il web un indispensabile mezzo di lavoro, scambio di informazioni, comunicazione e intrattenimento. L’analisi socio-demografica ha evidenziato che “gli utenti della rete rappresentano una parte cospicua della popolazione e presentano caratteristiche socio-economiche peculiari e distintive rispetto ai fruitori degli altri mezzi di comunicazione; sussistono elevati rischi di esclusione digitale che, oltre a motivi geografici (il cosiddetto digital divide) tuttora presenti, appaiono connessi a fattori di natura generazionale, al genere, all’istruzione, al reddito, e alla professione; il mezzo è particolarmente idoneo ad attrarre le fasce giovani della popolazione, i cosiddetti ‘nativi digitali’, che costituiscono la forza propulsiva della società dell’informazione”.

Quanto alle modalità di fruizione di Internet, è emersa ancora la prevalenza del modello di navigazione da apparati fissi, sebbene quelli mobili tendano ad acquisire quote di mercato sempre maggiori. In particolare, per alcune categorie di servizi orizzontali, è iniziato uno spostamento della navigazione dalla modalità fissa a quella mobile, portando con sè profonde trasformazioni nelle forme di fruizione degli utenti e, quindi, anche nella struttura dell’offerta dei servizi (e della loro valorizzazione economica).

L’italia è in coda alla classifica dei grandi paesi Ue per i ricavi da pubblicità online. Secondo l’indagine a fronte dei 6,6 miliardi del Regno Unito, dei 4,5 miliardi della Germania e dei 2,7 miliardi della Francia, l’Italia registra nel 2012 1,5 miliardi. Tuttavia il trend è di crescita costante visto che si passa dagli 818 milioni del 2009 all’1,1 miliardi del 2010 fino agli 1,4 miliardi del 2011. Fa peggio del nostro paese la Spagna che registra nel 2012 920 milioni. Negli Usa i ricavi da pubblicità online sono pari a 28,4 miliardi mentre in Europa sono pari a 24,3 miliardi.

FONTE:http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/02/21/news/agcom_web_informazione-79253469/