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L’e-commerce italiano cresce più che in Usa, ma resta la diffidenza

Una risposta alla crisi dei consumi proviene dall’e-commerce: nonostante i valori assoluti siano ancora molto bassi rispetto al resto d’Europa, gli italiani che comprano su Internet crescono, spendono e maturano. Secondo i dati del decimo rapporto dell’Osservatorio promosso dalla School of management del Politecnico di Milano, realizzato in collaborazione con Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano, nel 2010 si prevede un incremento del 14 per cento delle vendite online rispetto al 2009.

Dopo un anno di stallo, l’e-commerce torna a crescere registrando un volume di affari complessivo di 6,5 miliardi di euro pari a circa l’1 per cento del valore del mercato retail. Sempre secondo il rapporto, sono circa 8 milioni gli acquirenti online italiani, in crescita di un milione rispetto al 2009. La crescita del volume d’affari è circa il doppio rispetto a quella attesa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per il 2010, mentre è in linea con quella della Francia e superiore a quella della Germania, confermando l’intuizione di un colosso dell’e-commerce come Amazon che in settimana inaugurerà lo store italiano. In particolare per quanto riguarda i settori merceologici, il rapporto dell’Osservatorio attesta l’incremento più alto per il settore dell’abbigliamento (+43 per cento), oltre il doppio degli altri comparti, grazie alle ottime performance di Yoox e all’inaugurazione dei negozi virtuali di molti brand.

Ma è il turismo il primo settore dell’e-commerce in Italia, contando per il 52 per cento sul totale e registrando un incremento di 443 milioni di euro. Risultato, questo, prevedibile visto che il 70 per cento delle transazioni del comparto riguardano il ticketing di treni e voli aerei o, comunque, le vendite di servizi.

A seguire, ma a notevole distanza, l’informatica e l’elettronica di consumo (10 per cento del totale), assicurazioni, abbigliamento, editoria, musica e audiovisivi. In controtendenza rispetto ai mercati di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, è la vendita dei prodotti. In questi paesi, infatti, risultano essere prevalenti rispetto a quelle dei servizi (60 per cento contro 40), mentre in Italia i servizi come le biglietterie dei treni, degli aerei e degli eventi in generale, contano ancora per il 65 per cento rispetto al totale.

Nonostante i valori in incremento, in Italia non si è ancora diffusa un’abitudine all’acquisto online. Sempre secondo il rapporto del Politecnico di Milano, l’e-commerce italiano rappresenta l’1 per cento del mercato retail mentre in Gran Bretagna il commercio online è il 10 per cento del totale, in Germania è il 7 e in Francia il 5. Un altro dato riguarda il numero di acquirenti su Internet: gli 8 milioni di italiani sono ancora un valore molto basso rispetto ai 28, 20 e 34 milioni di utenti di Gran Bretagna, Francia e Germania. La spesa media di 800/900 euro all’anno, infine, risulta essere allineata a quella di francesi e tedeschi.

Fonte: www.lastampa.it

Google, ossessione social

Mountain View avrebbe fatto due offerte per acquistare Twitter. E intanto punta a Groupon. Nella speranza di mettere finalmente un servizio di questo tipo nel suo paniere

Roma – I tentativi di BigG di portare al grande pubblico un servizio social non sono andati benissimo. Ma se il social network che Mountain View brama costruire esistesse già? Secondo quanto riferito da una fonte, infatti, Google avrebbe tentato quest’anno di acquistare Twitter, mettendo sul banco 2,5 miliardi di dollari (rifiutati, addirittura, come “un’offesa”). E alzando, secondo un’altra fonte, poco meno di tre mesi la sua offerta a 4 miliardi.

All’inseguimento dei cinguettii ci sarebbe poi anche Microsoft. Non è un fatto inusuale che le grandi aziende IT tentino, informalmente, un approccio nei confronti di una startup come Twitter, caratterizzata da grande successo ancora da monetizzare: tuttavia è interessante collegare il possibile affare con gli accordi che queste due aziende stanno stringendo per integrare i flussi di dati provenienti dal servizio di microblogging ai rispettivi motori di ricerca.

Google, poi, è ancora alla ricerca del suo social network: da un lato per ribattere a Facebook che si sta facendo sempre più prepotentemente avanti in settori che, finora, non gli competevano (arrivando a pestare, di fatto, i piedi a Mountain View), dall’altro per principio, dal momento che sono anni che ci prova. L’ultimo tentativo in ordine cronologico, Google Buzz, proprio da Twitter prendeva alcune delle sue caratteristiche fondamentali.

Intanto Mountain View continua con le sue acquisizioni di aziende in vari settori e sarebbe ora in trattativa per Groupon, il sito di offerte giornaliere a livello locale. E che, fattore che potrebbe per l’appunto stuzzicare ulteriormente BigG, ha anche alcuni elementi social: un modello commerciale a cui Google era già stata interessata (e frustrata nel suo desiderio) quando tentava l’acquisto di Yelp.

Possibili concorrenti interessati sarebbero poi eBay, Amazon e Microsoft. L’affare dovrebbe in ogni caso valere più dei tre miliardi di dollari offerti poco tempo fa da Yahoo! e rifiutati da Groupon.

Tra Google e Groupon, poi, l’incognita antitrust, che aveva già rischiato di fermare l’acquisto (da appena 750 milioni di dollari) di AdMob e che minaccia ancora di fermare quello di ITA, l’azienda strategica nel mercato dei biglietti aerei che vale 800 milioni di dollari.

Fonte: www.punto-informatico.it

Microsoft, i software contraffatti preoccupano i consumatori

In occasione della giornata mondiale interamente dedicata alla sensibilizzazione dei consumatori circa i rischi legati alla contraffazione del software, Microsoft ha reso noti i risultati di un nuovo  sondaggio  con l’obiettivo di approfondire la percezione del problema della contraffazione del software da parte dei consumatori. Il sondaggio è stato condotto in 20 Paesi del mondo e ha interessato un campione di 38mila persone, di ambo i sessi.
I risultati evidenziano in modo netto che gli utilizzatori di tecnologia sono sempre più consapevoli dei rischi che comporta l’utilizzo di software non originale.
Dalla ricerca emerge che a livello mondiale due consumatori su tre dichiarano che l’utilizzo di software contraffatto non è sicuro quanto il software originale. La perdita dei dati e il furto di identità sono tra le loro principali preoccupazioni.
I consumatori chiedono un maggiore supporto da parte dei governi e delle imprese nella lotta contro i produttori di software pirata.
“I consumatori si lamentano ovunque dei software contraffatti” – afferma Matteo Mille, Direttore della Divisione Genuine Software di Microsoft Italia – “ci chiedono come possono proteggersi. Hanno bisogno di fatti e chiedono alle aziende e al governo di attivarsi. Il nostro impegno è quello di fare tutto ciò che è possibile per soddisfare le loro esigenze”.
I dati resi noti evidenziano che il 70% degli intervistati – dato identico sia a livello mondiale che italiano – è convinto che il software originale sia in grado di garantire maggiore sicurezza, stabilità e semplicità diaggiornamento.
In particolare, per quanto riguarda gli italiani, il 72% ritiene che il software genuino sia più sicuro, il 66% più stabile e il 73% che sia aggiornabile con maggiore facilità.
Tuttavia, oggi la presenza sul mercato di contraffazioni sofisticate rende più difficile per i consumatori distinguere il prodotto originale dalla copia contraffatta.
La maggior parte delle persone intervistate ha dichiarato che sceglierebbe software originale se ne avesse la possibilità, ma meno della metà è convinta che i consumatori sarebbero in grado di riconoscere il software contraffatto. In questo caso, i dati confermano ciò che ormai è diventato un tema ricorrente nelle esperienze riportate dai consumatori sul sito web di Microsoft “How to Tell“.
Più di 300mila consumatori hanno visitato il sito dal 2005 ad oggi, offrendo dettagli e informazioni sui software che hanno infettato i loro Pc con virus e malware.
I dati del sondaggio evidenziano che i consumatori sono sempre più attenti nel verificare che il software acquistato sia originale. Tuttavia, si deduce anche l’esigenza di un supporto rilevante da parte dei governi e delle imprese per fare fronte alla presenza massiccia sul mercato di prodotti contraffatti.
Il 65% degli intervistati nel mondo e il 61% degli italiani auspica, infatti, un intervento dello Stato.
Inoltre, il 72% a livello globale e il 68% dei nostri connazionali concorda nell’affermare che le aziende produttrici di software dovrebbero impegnarsi maggiormente nella lotta alla contraffazione.
Per il 75% degli intervistati nel mondo, i consumatori dovrebbero avere a disposizione strumenti per proteggersi dall’acquisto involontario di software contraffatto. Tra gli italiani la percentuale è pari al 70%.
“I risultati del sondaggio pongono l’accento sull’esigenza effettiva che le aziende del settore e le autorità rendano disponibile ai consumatori una maggiore quantità di informazioni sulla contraffazione del software” – afferma Simona Lavagnini responsabile legale di BSA in Italia – “i consumatori non vogliono acquistare software contraffatto. Sono consapevoli del fatto che si tratta di prodotti che causano problemi agli utenti in tutto il mondo. È però necessario fornire loro conoscenze e strumenti adeguati per riconoscere i prodotti non originali”.
Con particolare attenzione ai tre aspetti considerati chiave – sensibilizzazione, progettazione e tutela – ogni anno Microsoft investe in modo rilevante in risorse di formazione per aiutare i consumatori a proteggersi dalle minacce derivanti dalla pirateria informatica, nello sviluppo di tecnologie che rendano la vita difficile ai software contraffatti e nel supporto ai governi che intendano promulgare leggi e normative anti pirateria informatica.
Con la pubblicazione dei nuovi dati in concomitanza con l’annuale Consumer Action Day, Microsoft intende mettere in evidenza gli sforzi intrapresi a livello mondiale per contrastare il problema della contraffazione del software. Quest’anno, nell’ambito del Consumer Action Day, Microsoft mette inoltre a disposizione dei consumatori una serie di informazioni pensate per aiutare gli utenti nella scelta di prodotti software originali.

Fonte: www.impresacity.it

In Italia il re dei libri on line: è arrivata la fine delle librerie?

Chi ha paura di Amazon? La voce che circola da tempo sta per tramutarsi in ufficialità: il libraio elettronico più grande del mondo annuncerà domani lo sbarco in Italia. La campagna pubblicitaria è pronta ed è facile immaginare che le categorie merceologiche si estenderanno, come nei siti degli altri Paesi, a dischi, elettronica, film, pur senza arrivare alla varietà della casa madre americana, che vende praticamente di tutto.

Il mercato editoriale è in fibrillazione, anche se le conseguenze sono tutte da valutare. I siti che vendono libri in Italia in realtà già esistono e con un certo successo. Il punto è che Amazon, con un fatturato di 7,5 miliardi di dollari, può contare sulla potenza di fuoco di un gigante. C’è chi sostiene che potrebbe innanzitutto mettere sul piatto il denaro necessario ad acquisire una parte della concorrenza. Ma soprattutto, forte della riconoscibilità del marchio, potrebbe dare una notevole spinta a tutto il commercio elettronico, inserendosi prepotentemente in altri settori merceologici.

Nel mondo delle librerie, serpeggia qualche preoccupazione, specie tra le grandi catene, che però già da tempo lavorano a diversificare la propria offerta, trasformando i propri punti vendita in centri dove si propongono beni e servizi diversi, incontri con gli autori, luoghi di ritrovo con caffè e concerti dal vivo. «La strada che va per la maggiore -spiega Giuliano Vigini, saggista, uno dei maggiori esperti italiani del settore- è quella delle librerie in franchising, che abbinano la capacità di applicare sconti delle grandi catene a una gestione familiare. Perché il libraio deve saper offrire qualcosa in più: la capacità di ascoltare il cliente e orientarlo nella marea dei 170 volumi al giorno che si pubblicano in Italia». Un patrimonio che in realtà si va disperdendo con la chiusura di tante librerie indipendenti. «Siamo una figura in estinzione -dice Catia Gabrielli, che gestisce un punto vendita di culto come “Fahrenheit 451” a Roma- Per noi indipendenti, che puntiamo sulla fidelizzazione dei clienti, il vero problema sono i monopoli che accentrano produzione, distribuzione e vendita. E che possono applicare sconti selvaggi, in assenza di una legge che regoli il mercato. Noi comunque non molliamo, se non altro per principio».
L’altra incognita sarà la capacità di Amazon di accelerare la diffusione degli ebook in Italia. «Nel 2010 -frena Vigini- il libro elettronico in Italia rappresenta lo 0,1 per cento del fatturato globale. I tassi di crescita sono rapidi, ma secondo le mie previsioni nel 2014 si arriverà al 3,6 per cento. Mi pare che si possa dire che per ora il futuro è ancora di carta». Il boom di iPad e tablet vari potrebbero dare un’ulteriore spinta, ma per ora si parla di quantitativi abbastanza contenuti.

In realtà la storia insegna che canali diversi e tecnologie diverse sono destinate a convivere. La tv avrebbe dovuto uccidere la radio e Internet doveva dare il colpo letale al piccolo schermo, stando alle cassandre. E invece ciascuno ha saputo ritagliarsi un proprio spazio. Anche se certo le nostre abitudini si sono modificate con l’evoluzione tecnica, com’è normale. Che a preoccuparsi debbano essere invece i produttori di scaffali?

Fonte: www.ilgiornale.it

Wired e YouTube, Nobel al web

internet-peaceMILANO, 18 GEN – Un concorso su Youtube per diffondere in maniera creativa la candidatura di internet al premio Nobel per la Pace 2010. Lo ha voluto la rivista Wired Italia che continua cosi’ a sostenere il suo progetto Internet for Peace. Dal 20 gennaio sul canale ‘internetforpeace’ del celebre portale video di Google, si potranno inviare, fino al 30 giugno, video che interpretino il manifesto dell’iniziativa e che saranno votati dalla community. Una giuria editoriale decreterà il vincitore.

Fonte: Ansa

Da febbraio tutti con account PEC

pecROMA, 17 GEN – Dal prossimo mese tutti gli italiani avranno un account di posta elettronica certificata (PEC): lo ha annunciato il ministro Brunetta. La prossima settimana spiega il Ministro ‘verra’ scelto il provider’ di posta elettronica e poi sara’ possibile dotare gli italiani di e-mail in grado di dialogare con la pubblica amministrazione. Brunetta ha ‘bacchettato’ quegli ordini professionali che hanno tardato ad organizzare le Pec e, tra questi, l’Ordine dei giornalisti.

Fonte: Ansa

Google Earth mostra la devastazione di Haiti

google_earthGoogle ha immediatamente attivato il suo servizio di visualizzazione da satellite per offrire, grazie alla collaborazione della GeoEye, le immagini più aggiornate della distruzione dopo l’evento tellurico ha sconvolto la piccola repubblica centro-americana.

Le immagini, disponibili su Google Earth e Google Maps, possono essere anche scaricate si erano bene e più per le vecchie del malware risposano disposero in un loop in in formato file KML o attraverso l’utilizzo di Google Hearth Plug-in.

L’azienda ha assicurato che aggiornerà continuamente le stesse immagini ma mano che saranno disponibili.

Da tempo, Google stava continuamente vi migliorando il servizio di Map Maker, con particolare attenzione proprio ad Haiti dove, negli ultimi anni, gli eventi disastrosi si sono susseguiti in maniera sempre più incalzante, raggiungendo, nell’anno scorso, il record di 4 uragani nel giro di 8 mesi.

Il servizio offerto da Google consente anche di comparare, attraverso la sovrapposizione di layer, la situazione attuale con quella precedente al sisma.

haiti

Ricordiamo, infine, che numerose associazioni si sono immediatamente attivate per raccogliere fondi per la piccola repubblica, ma che, contemporaneamente, l’FBI ha messo in guardia da possibili scam, alcuni dei quali già individuati. Verrà pubblicata, domattina, su queste pagine una più dettagliata new riguardo a questo inqualificabile comportamento.

Support Disaster Relief in Haiti

Fonte: Google Maps

Informatici Senza Frontiere. Quando il pc migliora la vita.

informaticiROMA – Un computer e una connessione a internet possono cambiare la vita: forse non salvarla, ma renderla migliore sicuramente sì. Ne sono fortemente convinti i 180 soci di Informatici Senza Frontiere, onlus che dal 2005 opera nel settore informatico per portare un aiuto concreto a chi vive in situazioni di emarginazione e difficoltà. L’associazione è nata da un gruppo di manager veneti che hanno deciso di mettere le proprie conoscenze al servizio di una missione ben precisa: combattere il digital divide in tutte le sue forme, in Italia e all’estero, dagli ospedali alle carceri, dai luoghi del terremoto in Abruzzo a un piccolo centro di microcredito in Madagascar. Con risultati che possono “toccare il cuore”, racconta il presidente dell’associazione, Girolamo Botter.

L’associazione Informatici Senza Frontiere. Il quartier generale della onlus è in Veneto, a Treviso, ma negli anni sono state aperte delle sezioni in varie regioni d’Italia: in Lombardia, Piemonte, Toscana, Puglia, Calabria e nel Lazio. Oltre ai soci fondatori, fanno parte dell’associazione numerosi volontari, tra cui soprattutto informatici e programmatori, ma anche esperti del marketing e della comunicazione. Fianco a fianco, o più spesso con la mediazione del computer, queste persone “lavorano” nel loro tempo libero per cercare di sanare lo spreco di tecnologia nei paesi sviluppati: hardware erroneamente ritenuto rotto o obsoleto, conoscenze informatiche inutilizzate, software a costo zero in grado di automatizzare piccole operazioni quotidiane. Il tutto in stretta collaborazione con le aziende e il mondo accademico, nella convinzione che tutti, dal manager di successo allo studente unviersitario, possano giocare un ruolo importante nella battaglia contro l’isolamento tecnologico.

IL LAVORO RENDE LIBERI: ritrovata la targa

scrittaLa targa di Auschwitz, quella con la sinistra scritta  Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi), rubata nella notte tra giovedì e venerdì, è stata ritrovata tagliata in tre parti per renderla trasportabile e sarà restituita al museo-memoriale dell’ex lager nazista, la più grande e atroce fabbrica della morte dell’Olocausto, il più grande cimitero del mondo.
Con un blitz notturno, la polizia polacca, agenti speciali della Guardia di frontiera, del servizio segreto e dei reparti scelti del ministero della Difesa hanno preso d’assalto un’abitazione privata nel nord del Paese dovehanno sorpreso e arrestato i cinque presunti ladri-profanatori, cinque uomini tra i 20 e i 39 anni.
Nelle prossime ore le autorità forniranno nuovi dettagli.

30 novembre: Giornata Mondiale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di morte

colosseo_04Cities For Life: In tutto il mondo, più di 1000 CITTA’ PER LA VITA illuminano un monumento-simbolo contro la pena di morte per dichiarare la loro adesione all’iniziativa “NO JUSTICE WITHOUT LIFE”.
L’approvazione, negli ultimi due anni, di due Risoluzioni per una Moratoria Universale della penacapitale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, confermano un sentimento mutato del mondo per una nuova soglia, più alta, di rispetto dei diritti umani.
Anche la Commissione per i Diritti umani dell’Unione Africana ha approvato all’inizio dello scorso mese di dicembre una risoluzione che richiama gli Stati di tutta l’Africa ad osservare una moratoria della pena di morte, inviando così un chiaro segnale alla comunità internazionale di voler sostenere con determinazione la Moratoria votata all’ONU.

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