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Categoria: Tecnologia Pagina 21 di 33

Starbucks, il caffè diventa 2.0 al via i pagamenti con iPhone

Da Starbucks arriva un aroma di futuro. Del resto la catena di caffetterie sa come attirare i clienti più tecnologici. Ai tempi dell’introduzione del wifi, i cafè della catena Usa furono tra i primi a permettere agli avventori di collegarsi online sorseggiando un “americano”. E ora è proprio Starbucks a iniziare la rivoluzione del “moneyless”, con un’applicazione per iPhone e Blackberry che permette di pagare le proprie consumazioni semplicemente tirando fuori dalla tasca il telefono. Arriverà anche la versione Android, ma al momento Starbucks non comunica una data di rilascio. I negozi in cui l’applicazione è già attiva sono 6800, sparsi su tutto il territorio statunitense, dopo un periodo di test in alcuni locali appositamente selezionati nelle grandi metropoli. E dai risultati, il metodo di pagamento “smart” si è rivelato quello più veloce: il tempo di attesa medio per cliente è stato il più basso tra tutti. Del resto gli utenti in attesa per pagare il conto spesso giocherellano con gli smartphone. Utilizzarne uno per pagare sembra quasi un passaggio naturale obbligatorio dell’era digitale.

Starbucks Card Mobile. Questo è il nome dell’applicazione, disponibile su iTunes, e funziona come una normale scheda ricaricabile. Attraverso la propria carta di credito o utilizzando PayPal, si girano i soldi sul conto dell’applicazione. Da questo momento, sarà possibile pagare alla cassa semplicemente toccando
il pulsante “Touch to pay” sullo schermo del telefono, che farà comparire un codice a barre che verrà scansionato alla cassa. Il costo della consumazione verrà scalato dal residuo depositato nel conto dell’applicazione, e si può lasciare il locale senza monetine da sistemare o carte di credito da riporre. Un metodo che non presenta almeno in apparenza opportunità di “hacking” o falle di sicurezza. In fondo non è molto diverso dal passare alla cassa con un carrello di prodotti pieni di codici a barre da scansionare. Un approccio molto diverso da quello che sta sperimentando Google da un po’ di tempo, la tecnologia Near Field Communication 1.

Arriva NFC. Quello di Google è un progetto in effetti assai più ambizioso. L’idea di Big G è in apparenza più vicina alla fantascienza che alla realtà quotidiana, eppure non è così distante dal concretizzarsi: grazie al Near Field Communication, all’interno di un negozio basterà far “vedere” un oggetto al nostro smartphone, utilizzando la tecnologia radio che Google ha già sviluppato per il suo telefono, il Nexus S. Delle etichette speciali sugli oggetti trasmettono informazioni al telefono e la differenza rispetto ad un acquisto online è che il cliente compra in modo tradizionale, ma si salta completamente il processo di cassa e scontrino. Insomma i soldi non esistono più. Chuck Davidson, manager per l’innovazione a Starbucks, giudica il sistema NFC ancora un po’ troppo avanti sui tempi, sia per gli utenti in grado di utilizzare la tecnologia, sia per le strutture dei negozi che non hanno ancora raggiunto questo punto di evoluzione. “Quando ci saranno i numeri, lo faremo”, dichiara Davidson. Ma già oggi è possibile entrare in uno Starbucks, consumare e uscire senza portare con sé un portafogli o delle monetine. Basta lo smartphone.

Fonte: www.larepubblica.it

L’università sul tablet 300 milioni di lezioni

Con il Podcast web e cellulari sostituiscono il professore. E’ un soccorso per gli studenti che non frequentano e una risorsa per i più distratti

LA LEZIONE del prof si scarica sull’iPod o su un tablet e la si ascolta ovunque, fuori dalle pareti di un’aula. Il podcast cresce e crescono le università che offrono gratis, audio e video di conferenze e lezioni in rete. Il più grande “campus” accademico del mondo si trova su iTunes U: 300 milioni di lezioni in download, in 4 anni, dalla piattaforma di Apple che distribuisce corsi e immagini.

Lì sono appena sbarcate la Bocconi di Milano e l’università di Pisa. Allo stesso indirizzo, in quel crocevia di saperi senza pedaggio, si erano già insediate nei mesi passati altri quattro atenei italiani. Chiunque può ascoltare la registrazione del docente in cattedra che spiega, mostra slide, diagrammi, video dalle università dei cinque continenti. È una specie di facoltà globale: si può scegliere cosa trasferire sul computer, sul cellulare o sugli altri supporti elettronici. Si trova di tutto. Dalle lezioni di macroeconomia, ai segreti delle particelle elementari, dall’etica di Einstein a Mark Twain, dai misteri dell’ultima supernova alle tecniche di chirurgia toracica. Da Berkeley, da Yale, da Oxford, dal MIT, da Stanford, da Insead, da Coimbra, da molte altre.

Le lezioni in podcast sono un soccorso per gli studenti che non frequentano, una risorsa per i distratti che non hanno preso bene gli appunti, un’opportunità per chi vuole approfondire o semplicemente conoscere. Su iTunes U ci sono i contenuti forniti da 800 università, 350mila lezioni che docenti, famosi o sconosciuti,

tengono nei propri atenei e di cui non resterebbe traccia se non fra gli allievi che li ascoltano in diretta al chiuso di quelle stanze. Col podcast invece l’orizzonte diventa globale.

Molte accademie hanno elaborato proprie piattaforme di podcasting e di web learning, alcune riservate agli iscritti, altre ad accesso libero. Qualcuno ha messo filmati di lezioni sui canali di Youtube (per esempio la Bocconi di Milano o l’università di Reggio Emilia). Ma al momento il crocevia più affollato resta quello di Apple con contenuti che arrivano da 80 Paesi.

Se le università americane sono state le prime a sperimentare questa strada, da qualche anno sono arrivate anche le italiane. In avanscoperta è andata la Federico II di Napoli con un suo portale, “Federica”, che raccoglie migliaia di lezioni. Ha debuttato su iTunes U nella scorsa primavera con corsi di medicina, chimica, biologia, ma sull’Apple store fra le lezioni più scaricate offerte dall’ateneo napoletano ci sono quelle sulla Divina Commedia tenute dal professor Raffaele Doglio, dantista e docente di letteratura italiana.

Anche in mezzo a tutta questa tecnologia si torna lì, tra l’Inferno e il Paradiso, in 15 lezioni. “Ho ricevuto mail da un viticoltore californiano e da un sacerdote del Mozambico che avevano seguito il mio corso di storia medioevale” racconta divertita Enrica Salvatori, docente dell’università di Pisa, altro ateneo che debutta su iTunes. Salvatori da anni sperimenta il podcasting, ha creato anche un sito (historycast. org) con lezioni divulgative sulla storia: da Federico II, al Natale nel Medioevo, ai Vangeli apocrifi.

Su iTunes si trovano anche gli atenei di Trento, Trieste, Modena e Reggio Emilia. “Noi puntiamo sulle conferenze piuttosto che sul podcast dei corsi anche se ne abbiamo già di matematica e di informatica” spiega Tommaso Minerva dell’università di Modena. Lì si viaggia a una media di circa 12mila titoli scaricati la settimana, in testa alla hit c’è la conferenza di un sociologo, Vanni Codeluppi su: “Libertà immaginaria: le illusioni del capitalismo tecno-nichilista”.

Fonte: www.repubblica.it

iTunes compie dieci anni

(ANSA) Se milioni di persone escono di casa con le canzoni più amate in tasca e se l’industria discografica ha trovato nuova linfa dopo esser stata messa in crisi dal ’peer to peer’ su Internet, il merito è in buona parte di Apple e della rivoluzione digitale che lanciò dieci anni fa, prima con iTunes, il 9 gennaio 2001, e poi con l’iPod, nell’ottobre successivo. Oggi il software Apple per la gestione e l’acquisto dei brani musicali digitali, che ha per slogan ’Tutto quanto fa spettacolo”, è arrivato alla versione 10 ed è, oltre che multipiattaforma, accessibile online anche dai cellulari.

Dieci anni fa le potenzialità di iTunes erano però meno evidenti, anche se sin dall’inizio fu chiaro l’entusiasmo degli utenti per questo nuovo software. La strategia della casa di Cupertino divenne più evidente con l’arrivo, il 21 ottobre 2001, dell’iPod: un lettore mp3 in grado di contenere mille canzoni trasferibili dal Mac proprio con iTunes. Col tempo le canzoni sono diventate sempre di più e oggi il ’Classic’ può contenerne fino a 40 mila, grazie ad un hard disk da 160 Gigabyte. Ma l’iPod è diventato anche ’touch’ (e nano), grazie allo schermo tattile, e, proprio come iTunes, è in grado di archiviare e riprodurre migliaia di brani, immagini e video. Grazie al WiFi può inoltre navigare in rete, gestire la posta elettronica e sopratutto far girare applicazioni e videogiochi dalla grafica avanzata. Il successo dell’iPod è sancito dalle cifre: dal debutto ad oggi Apple ha venduto circa 280 milioni di dispositivi nel mondo.

Il terzo ingrediente della ’rivoluzione digitale dell’entertainment’ targata Apple è arrivato due anni dopo, nel maggio del 2003. L’iTunes Music Store, accessibile da iTunes, è un negozio online su cui comprare singole canzoni a 99 centesimi. L’idea si rivela subito vincente: in poco più di quattro mesi i brani venduti negli Usa raggiungono i 10 milioni e le case discografiche iniziano a dar credito alla piattaforma, in un momento in cui lo scambio illegale di musica su internet sta intaccando notevolmente le vendite tradizionali. Il catalogo, che all’esordio contava 200 mila canzoni, arriva al milione nel giro di un anno e il negozio esce dai confini americani. Ad oggi i brani disponibili sono oltre 14 milioni, mentre i download hanno superato i 10 miliardi nel febbraio scorso, rendendo l’iTunes Music Store primo al mondo nella vendita di musica online. Negli Stati Uniti è anche il primo vendor assoluto di musica dal 2008, anno in cui il negozio virtuale ha superato i negozi fisici della catena Wall Mart. Steve Jobs, mente e guida di Apple, intuisce che la formula può essere applicata anche all’audiovisivo.

Il negozio perde la parola ’Music’ nel nome e inizia a vendere videoclip, telefilm di culto come ’Friends’ e ’Desperate Housewives’, poi giochi e film, di cui fruire in mobilità con l’iPod e, successivamente, anche con l’iPhone e l’ultimo nato, l’iPad. Al momento il catalogo dell’iTunes Store conta 65 mila episodi tv e oltre 10 mila film in vendita o noleggio, da guardare anche sul televisore grazie alla Apple Tv, da poco anche in Italia. E con l’aggiornamento di iTunes del luglio 2008 la Mela dà il via a un nuovo business: lancia il fiorente mercato delle applicazioni per cellulari e obbliga i costruttori di smartphone alla rincorsa. Sull’App Store si possono scaricare 300 mila applicazioni per iPhone, iPad e iPod Touch rispetto alle appena 500 iniziali. I download hanno raggiunto quota 10 milioni nei primi quattro giorni e lo scorso ottobre hanno superato il traguardo dei 7 miliardi. Tra le app ci sono software per il lavoro e lo svago, utility, videogame. Ma non solo. L’ultima scommessa di Apple è infatti l’editoria, con gli audiolibri, i 5 milioni di e-book scaricati dal nuovo negozio iBookStore e un numero crescente di quotidiani e riviste che pubblicano applicazioni per lasciarsi sfogliare su iPhone e iPad.

Fonte: www.lastampa.it

AL CELLULARE NON SI PARLA PIÙ. SMS E FACEBOOK SONO I NUOVI MODI PER COMUNICARE…

I telefonini italiani hanno (quasi) perso la voce. E per evitare la pensione anticipata dopo un paio di decenni di onorato servizio come strumento di comunicazione verbale, hanno deciso di cambiar lavoro. Riciclandosi con gran successo come colf, personal trainer, baby-sitter, medici di famiglia e consulenti per problemi di cuore. Sia medici che sentimentali.

La metamorfosi è stata inevitabile. Ed è partita già dal 2005, l´anno in cui il Belpaese ha iniziato a perdere la sua passione per la chiacchiera alla cornetta: allora passavamo quasi sette minuti al giorno sulla linea fissa di casa con parenti e amici. Oggi ci stiamo solo 4 minuti e 41 secondi, il 32% in meno. Poco male, si diceva. È il prezzo da pagare alla tumultuosa crescita a due cifre del cellulare.

Peccato che adesso anche le conversazioni sul mobile inizino a dare segni di stanchezza: nel 2009 gli italiani sono rimasti con il telefonino appiccicato all´orecchio per 5 minuti e 9 secondi al dì, un misero 4,7% in più del 2008. E l´anno scorso – complice il boom di Facebook, Skipe e affini – le cose sono andate ancora peggio: la crisi, certificano i dati Nielsen, ha tagliato del 10% a quota 29 euro al mese la spesa media tricolore per i cellulari. Un dato che annuncia, vaticinano i guru delle tlc, il primo storico calo delle conversazioni sul piccolo parallelepipedo nero che ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare l´Italia, nel campo, non è sola. In dieci dei maggiori mercati di telefonia mondiali, dice la Ofcom, le telefonate sul cellulare sono in calo. «I genitori le riducono per far quadrare i conti di famiglia» spiega l´ultima relazione dell´authority delle tlc inglese. Di più: le chiamate, causa crisi, si sono ridotte a telegrammi verbali di pochi secondi. E se si può – per questioni di risparmio – si manda un sms: nel 2011 secondo Abi research il traffico dei messaggini esploderà a quota 7mila miliardi (l´800% in più del 2008), qualcosa come 1.666 per ognuno dei 4,2 miliardi di cellulari oggi attivi al mondo. L´avvento di Skype e del suo servizio low-cost via internet hanno completato l´opera, visto che nel 2010 oltre 54 miliardi di minuti di chiamate internazionali (il 13% del totale) hanno viaggiato sul web grazie al software dell´azienda Usa. Il vero colpo di grazia alle conversazioni via telefonino è però arrivato – un po´ a sorpresa – dai veri protagonisti del suo boom: i giovanissimi a inizio millennio erano stati loro a tirare la volata alla migrazione (e all´aumento) delle chiamate dal fisso al cellulare. Oggi sono sempre loro a tradire. «In molti l´hanno sostituito come mezzo di comunicazione con i social network», dice Filippo Renga, direttore dell´osservatorio mobile alla «School of management» del Politecnico di Milano. Non parlano più, chattano. Un´emorragia epocale visto che solo Facebook, per dare un´idea, ha già raggiunto i 700 milioni di utenti.«La vecchia chiamata non è più il suo core business – conferma Ombretta Capodaglio di Nielsen Online – . Undici milioni di italiani lo usano per viaggiare in internet, il 31% in più del 2009, tre milioni entrano nei social network via telefonino». Oggi il numero di persone che lo usa solo per parlare si è ridotto a un misero 14%, confermando come almeno su questo terreno il Belpaese – in testa alle classifiche globali per la penetrazioni dei cosiddetti smartphone – è all´avanguardia nel mondo. La voce, in questo nuovo universo, è un optional. Nel verso senso della parola: ci sono applicazioni come Viber e Whatsapp che già oggi regalano le vecchie chiamate su alcuni cellulari. Si parla gratis. Tanto il gestore della rete e del servizio fa soldi con il fiume in piena di dati che transita oggi sui nostri telefonini.È come ovvio, anche una rivoluzione commerciale che sta obbligando molte industrie a ripensare tutte le loro strategie di vendita. Lo schermo di un cellulare vale oggi più della vetrina di un negozio: tra il 25 novembre e il 25 dicembre scorsi le vendite via mobile gestite da E-Bay sono salite del 166% a 230 milioni di dollari. Il sistema di pagamenti internazionale Paypal ha registrato a dicembre un´impennata del 300% delle transazioni tramite telefonino e un aumento dell´87% delle donazioni benefiche. E non è un caso se, secondo Berg, la pubblicità su questo strumento di comunicazione (pur orfana della voce) salirà dagli 1,7 miliardi del 2009 ai 17,6 del 2015.

Fonte: www.dagospia.com

Un film interamente girato con un iPhone? Si intitola Night Fishing e sta per uscire nelle sale sudcoreane. Non stiamo parlando di una prova di un esordiente quanto dell’ultimo lungometraggio (anzi meglio mediometraggio) del regista Park Chan-Wook che non è affatto l’ultimo arrivato. Il cineasta ha infatti già ricevuto importanti consensi anche in Europa con riconoscimenti al Festival di Cannes oltre che a quello di Berlino. La sua ultima fatica è costata decisamente poco, 100.000 euro circa, grazie alle videocamere utilizzate. Due iPhone che hanno catturato campo e controcampo per confezionare il tutto in appena 10 giorni!

Park Chan-Wook è stato sempre molto attivo non solo nella produzione dei film ma anche nella tutela della tradizione coreana. Un po’ per protesta un po’ per creare stupore, ha deciso di prendere due ultimi iPhone – molto probabilmente iPhone 4 visto che registrano a 720p HD – e ha così girato un lungometraggio.

Basso budget e poco personale, si parla di meno di 100mila euro e appena 80 persone per realizzare un film (parla di pesca, sì) in poco più di una settimana badando più alla sostanza è vero, ma senza tralasciare nulla. Su Youtube potete trovare qualche spezzone già rilasciato.

Night Fishing uscirà il 27 gennaio in dieci sale nazionali e conta di rimanere almeno 4 giorni in programmazione. Chissà se magari otterrà così tanto successo da replicare. Durante le interviste, il regista ha svelato che oltre ai due iphone “ufficiali”, sono stati utilizzati anche gli smartphone della troupe per ottenere più prosettive. Un altro breve film girato da uno smartphone?

Fonte: www.tecnocino.it

Risparmiare Batteria Col Cellulare, Ecco I Suggerimenti

Di seguito un elenco di impostazioni/servizi da disattivare o attivare per prolungare la durata della batteria:

  1. Rete GSM. Dalle impostazioni di connettività del telefono, impostiamo la rete in modalità GSM (disattiviamo dunque eventuali modalità UMTS o duali). La continua ricerca del segnale 3G infatti aumenta il consumo di batteria.
  2. Display. I display, è ben noto, sono la maggior fonte di consumo energetico di un cellulare: assicuriamoci di ridurre ad un livello sufficiente la luminosità (retroilluminazione). E’ importante anche impostare un buon timeout di retroilluminazione (lo schermo si spegne dopo un certo numero di secondi). Negli schermi di tipo AMOLED, in cui i singoli pixel sono autoilluminati, un tema di colore chiaro ha un consumo decisamente superiore rispetto ad uno di colore scuro.
  3. Vibrazione e toni di avviso. Per quanto possibile, eliminare la vibrazione e i toni di avviso durante la pressione dei tasti. E’ inoltre consigliato utilizzare i modi d’uso con vibrazione solo quando necessario.
  4. Riproduzione musica. L’ascolto della musica mediante cuffie auricolari ha un consumo inferiore rispetto all’ascolto tramite altoparlante del telefono.
  5. Bluetooth. Anche qui, è ben risaputo che tenere attivo il bluetooth provoca un consumo di oltre il 20% in più. E’ quindi necessario tenere il bluetooth disattivato quando non utilizzato, e sarebbe opportuno usare il meno possibile applicazioni che utilizzano il bluetooth se si vuole prolungare la durata della batteria.
  6. WLAN. L’utilizzo della connessione Wi-Fi e la ricerca continua di punti d’accesso influenzano in parte il consumo di batteria. Come per il bluetooth, meglio impostare la ricerca automatica di WLAN su Mai e connettersi solo all’occorrenza. Di conseguenza, è consigliabile anche ridurre l’intervallo di sincronizzazione per applicazioni come un client email.
  7. Rete GPRS. E’ utile disattivare anche la connessione dati a pacchetto (avviandola Su richiesta) anziché consentendo la ricerca automatica.
  8. Applicazioni in background. Questo lo diciamo soltanto per dovere di cronaca, perché è particolarmente ovvio: le applicazioni, dopo essere state utilizzate, vanno terminate con il pulsante Esci/Chiudi e non lasciate in esecuzione in background. Quest’ultimo caso, oltre a ridurre la memoria RAM a disposizione e dunque rallentare il telefono, causa anche un maggior consumo di batteria.

Questo è quanto. Seguendo questi consigli, o una parte di essi, si potrà ottenere un risparmio della batteria consentendovi un utilizzo sino al doppio del tempo (in genere 48h). Se volete inoltre approfondire questo argomento, potete leggere la guida alle batterie al litio con tutti i consigli per la carica/scarica delle batterie accumulatrici più diffuse in cellulari e pc.

Fonte: www.ziogeek.com

Primo febbraio 2011: questa la presunta data di arrivo dell’iPad 2. Anticipazioni

Primo febbraio 2011: dovrebbe essere questa la presunta data di uscita della seconda versione della tavoletta magica di casa Apple. Ma da Cupertino per il momento non è ancora arrivata alcuna conferma.

L’indiscrezione è stata diffusa da Kevin Rose che si è limitato a dire che l’iPad 2 potrebbe essere rilasciato tra 3 o al massimo 4 settimane, indicando come scadenza più probabile il primo giorno del mese di febbraio, per cui a breve potremo scoprire se le indiscrezioni saranno confermate o smentite.

L’ex CEO di Digg avrebbe anche preannunciato che l’iPad 2 integrerà una fotocamera e un display dotato di una risoluzione molto più alta rispetto al modello precedente. Come prevedibile, dunque, il nuovo iPad 2 dovrebbe essere equipaggiato con una fotocamera, videocamera per video chat (FaceTime) e per videochiamare, per esempio con Skype o Viber, e di un display stile Retina Display.

Sarà, dunque, il secondo nato Apple nel segmento Tablet Pc a dover continuare a mantenere l’egemonia creata dal suo predecessore contro i tanti anti iPad nati e ultimamente presentati al Ces 2011, dalle tavolette Android Asus Eee Pad e Acer, al Blackberry PlayBook di Rim.

Secondo le indiscrezioni riportate da Digitimes, le consegne iniziali dell’iPad dovrebbero aggirarsi su 400-600 mila pezzi e dovrebbero avere anche un modulo CDMA per il supporto da parte di più network, potrebbe anche essere equipaggiato con lo slot mini-USB e con giroscopio a 3 assi.

Si parla anche di un possibile nuovo chassis: molte immagini, infatti, raffigurano quello che potrebbe essere il nuovo aspetto dell’iPad e fra i particolari che si intravedono si notano la presa jack per le cuffie, lo spazio per la webcam posteriore, un solo connettore per la docking station, e non due come sembrava in un primo momento, e una fessura misteriosa nella parte bassa.

Altra novità interessante: l’iPad 2 potrebbe essere realizzato in fibra di carbonio. Non resta, dunque, che attendere la sua presentazione ufficiale per vedere se sarà all’altezza del numero uno di casa Apple.

Fonte: www.businessonline.it

Utenti banda larga mobile raggiungeranno 1 miliardo in 2011

Gli utenti di servizi mobili a banda larga toccheranno il miliardo nel 2011, pochi mesi dopo avere raggiunto la soglia del mezzo miliardo. Lo ha detto oggi Ericsson , sottolineando questo forte fattore di crescita nel settore telefonico.

“Nel corso del 2010, una pietra miliare in termini di utenze di banda larga mobile è stata raggiunta con il superamento del mezzo miliardo di sottoscrizioni a livello globale”, ha detto Ericsson, il più grande costruttore al mondo di reti mobili.

“Ericsson stima che questo numero raddoppierà prima della fine del 2011”, ha detto in un comunicato.

L’uso di Internet mobile è cresciuto negli ultimi anni, incoraggiato da computer portatili meno cari, computer in formato tablet come l’iPad di Apple e gli smartphone come l’iPhone.

L’aumento del traffico di dati sarà una fonte crescente di reddito per gli operatori di telefonia mobile e porterà a nuovi investimenti nelle reti.

Si prevede che l’Asia-Pacifico avrà il maggior numero di sottoscrizioni, circa 400 milioni, seguito dal Nordamerica e dall’Europa occidentale con oltre 200 milioni ciascuno, come ha sostenuto Ericsson.

Il gruppo ha detto che nel 2008, gli utenti di Internet mobile erano circa 200 milioni. Entro il 2015, Ericsson stima che il loro numero raggiungerà i 3,8 miliardi.

Fonte: www.reuters.com

La filosofia del Mobile rivoluzionerà nel 2011 il mondo dei consumi!

Il Mobile sta cambiando il settore ITC. Ecco i dati dello store più grande di Apple, quello americano, che hanno fatto registrare i record di performance finanziarie.

A Wall Street e nelle piazze affari dei maggiori mercati la guerra è tra i device Apple e quelli che usano la piattaforma Google. Facebook è ancora troppo giovane per le borse, forse, si quoterà in questo 2011.

Nonostante le continue notizie di rincorsa tra Apple e Google sulla battaglia tra gli iPhone Family e l’Esercito Android, il dato di fatto è che uno incassa direttamente dai device, dagli impressions(grazie a iAd) e dalle App dello store; l’altro, prevalentemente, dalle impressions (di AdMob) e in futuro dal suo store e dagli store lunghi (distribuiti).

Anche se molto simili, il core business è sostanzialmente differente… Apple punta a fare tutto in casa, Google a fare il più possibile fuori casa. Anche se, con le dovute differenze, sembra in parte il vecchio confronto che opponeva tempo fa Microsoft e Apple. Una guerra del secolo scorso. Nel ’900 c’era Gates contro Jobs. Guerra vinta da Jobs sul piano dell’immagine. Jobs maestro del modello design oriented che incorpora quello technology.
Steve Jobs incassa il successo di due prodotti, uno visibile e uno invisibile.
Prodotti visibili gli “iP”: ieri iPod e iPhone3, oggi iPad e iPhone4  e domani iPad 2 e/o iPhone4G (a scegliere il nome ci si sbaglia sempre, vedi i continui rumor di iPhone 5).

C’è il sorpasso di Android?
Andate in giro: non ci sono iPhone o iPad invenduti…Babbo Nate e la Befana ne hanno fatto incetta. Si possono solo prenotare.
l’iPhone è sempre lo smartphone del desiderio di grandi e piccoli, l’iPad in più ha pochissimi rivali per il momento e fa registrare per la prima volta dagli analisti una previsione di diminuzione del 3% dei PC.

La chiave che lo rende vincente – e rende Apple vincente – è il sistema (invisibile) che sta alla base dei device. Cioè le diverse alleanze costruite negli anni con i content providers, o meglio, con gli editori: ora di music, ora i libri (in Italia gli editori stanno provando ad opporsi con sistemi obsoleti già in partenza), ora di film (in altri paesi di tv, qui non i capisce perché no) e ora di Apps.

Apple ha conquistato nel tempo il nostro tempo libero: musica, giochi, libri e film sono distribuiti da iTunes.
Apps che dal mobile stanno passando/ritornano con uno store viaggio ad hoc verso i computer, dove una volta nascevano come Widget!

Se è vero che il digital marketing è sempre più importante, le imprese nel 2011 devono investire ancora di più nel mobile.

I brand possono crescere solo se conquistano il MobileLifeLive!

Chi è più MobileLifeLive, Apple o Google?

Fonte: www.networkedblogs.com

Internet sulla macchina

Se per il futuro i costruttori d’auto mondiali stanno investendo miliardi di dollari nella motorizzazione a basso consumo, le prossime innovazioni nel mercato delle automobili girano tutte intorno all’elettronica e all’interattività. La settimana scorsa a Las Vegas si è tenuto l’International Consumer Electronics Show (CES), una delle maggiori convention mondiali su tecnologia ed elettronica: quest’anno è stato invaso da 120mila delegati delle case automobilistiche, tutti col loro bel BlackBerry aziendale (la cosa ci interessa, ci arriviamo). Le attenzioni di tutti erano ovviamente puntate sulla presentazione dell’auto elettrica.

La presenza dell’auto elettrica al Ces, al Consumer electronic show, tempio della tecnologia, è il simbolo massimo di un cambiamento in atto di vasta portata: l’automobile a ioni di litio non appartiene più solo al vecchio mondo meccanico, ma fa parte di quel pianeta di silicio e software che ha trasformato il mondo negli ultimi anni del secolo scorso.

Le applicazioni di queste innovazioni al mercato automobilistico sono moltissime: i produttori di auto stanno puntando sulla dimestichezza delle generazioni più giovani con le nuove tecnologie per attrarre la loro attenzione e proporre prodotti molto interessanti. Si va dal sistema di ricarica ad induzione per dispositivi elettronici, su cui General Motors ha investito ben cinque milioni di dollari e che permetterà di ricaricare il cellulare in auto senza ricorrere a cavi e cavetti, al sistema di navigazione sviluppato da Nvidia per Tesla Motors, con schermone integrato da 17 pollici.

L’oggetto più interessante è prodotto sempre da General Motors. Si chiama OnStar, è sul mercato da qualche anno ed è di fatto l’erede dei normali navigatori satellitari ai quali ormai ci siamo abituati. Oltre alle mappe e alla navigazione via GPS, l’OnStar mette a disposizione del conducente molti altri servizi. C’è il servizio per il pronto soccorso: in caso di impatto del veicolo, il sistema comunica istantaneamente le proprie coordinate satellitari – rilevate col GPS – al luogo più vicino dal quale è possibile ricevere dei soccorsi. C’è il servizio per localizzare la macchina in caso di furto e quello per fare le telefonate in vivavoce. Ma il meglio è quello che si riesce a fare col sistema elettronico dell’auto. L’apparecchio di OnStar può diventare infatti uno specchietto retrovisore o laterale, può monitorare le prestazioni del veicolo – consumi, emissioni, pressione delle gomme, eccetera – in tempo reale e può permettere al proprietario dell’auto di compiere molte operazioni anche quando è da tutt’altra parte.

General Motors sta sviluppando infatti un’applicazione per smartphone che permetterà di bloccare le porte o accendere il motore a distanza. Se vi chiedete a che serva, immaginate di dover prendere un aereo: avete parcheggiato la macchina in fretta e a un certo punto non vi ricordate se l’avete chiusa o no. Dovunque voi siate potete aprire l’applicazione sul vostro smartphone, inserire il PIN e attivare la chiusura centralizzata. Oppure mettiamo che state tornando dalla spiaggia in una giornata di sole e volete trovare l’auto già fresca: aprite l’applicazione, inserite il PIN e fate partire l’aria condizionata (lo dicono quelli di GM, eh).

La connettività delle automobili a internet è terreno di grandi investimenti e molto marketing, non solo al CES. Google ha stretto un accordo con General Motors per far sì che il sistema OnStar sia basato sulle mappe di Google Maps. Da qui all’introduzione di un qualche collegamento con Facebook, MySpace e YouTube il passo è breve. Ovviamente, però, non si tratta di innovazioni a costo zero. Per prima cosa, infatti, serve un’infrastruttura capace di reggere il trasferimento di una robusta mole di informazioni. In un momento paradossale, i 120mila BlackBerry dei 120mila delegati presenti al CES hanno infatti intasato la rete: niente segnale, niente telefonate, niente email.

Poi c’è il problema delle distrazioni, sul quale probabilmente si catalizzeranno le critiche di molti osservatori. Accedere a Facebook dalla propria auto può essere divertente così come guardare un video su Youtube. Ma in auto le distrazioni possono essere fatali, e non è semplice isolare il conducente dai servizi che la sua macchina mette a disposizione per i passeggeri. Le case automobilistiche si trovano quindi di fronte alle necessità di sviluppare un minimo comune denominatore per evitare le distrazioni da applicazioni multimediali, ma sono al contempo chiamate a soddisfare le richieste dei consumatori, che vorrebbero fare quello che vogliono. La questione è ancora apertissima: di certo ci saranno grandi innovazioni, e grandi discussioni.

Fonte: www.ilpost.it

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