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Categoria: Tecnologia Pagina 22 di 33

Internet Wi-Fi, con il nuovo anno abolite le vecchie regole

In vigore dal 1 gennaio 2011 le modifiche al decreto Pisanu: gli esercenti adesso non dovranno più identificare i clienti che utilizzano le connessioni senza fili. Decadono anche altri obblighi che hanno frenato la diffusione degli hotspot in Italia

Dopo 5 anni di condizionale, anche in Italia il Wi-Fi ha ottenuto la piena libertà. Dal primo gennaio 2011 è infatti possibile collegarsi alla reti Wi-Fi pubbliche presenti sul suolo nazionale senza l’obbligo di identificarsi; e nello stesso tempo i gestori di locali pubblici che offrono ai clienti Internet senza fili non devono più chiedere l’autorizzazione al questore, né registrare l’attività online degli avventori.

Una piccola rivoluzione innescata dall’approvazione del decreto Milleproroghe da parte del Consiglio dei Ministri e dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre. Il nuovo dispositivo legislativo infatti ha modificato l’articolo 7 del decreto Pisanu, abrogando quelle norme che dal 2005 obbligavano gli esercenti e chi metteva a disposizione una connessione in un locale pubblico a identificare i navigatori tramite un documento d’identità.

Il nuovo anno dunque si è portato via tutti e tre gli obblighi principali previsti dalla Pisanu che, a detta di molti osservatori, avevano contribuito a rallentare la diffusione degli hotspot e delle connessioni pubbliche in Italia. E dunque il barista, il ristoratore o l’esercente che oggi voglia fornire una Wi-Fi ai propri clienti non dovrà più richiedere l’autorizzazione della Questura; né sarà tenuto a identificare i cybernauti fotocopiando la loro carta d’identità o in altro modo; né ancora dovrà tenere il registro di log della navigazione degli utenti, tracciando e conservando la loro attività online. Diverso invece il discorso per chi fornisce connettività come attività principale del proprio servizio, vale a dire gli Internet point veri e propri. Per loro l’abrogazione non vale, e restano tutti gli obblighi appena citati.

Il decreto che prendeva il nome dall’allora Ministro dell’Interno Beppe Pisanu, nato per motivi di sicurezza nazionale sull’onda emotiva degli attentati terroristici avvenuti a Londra nel 2005, e successivamente convertito in legge, era stato prorogato anno dopo anno fino ad oggi. Non senza provocare mal di pancia e malumori da parte dei difensori dei diritti digitali e della libertà di internet, tanto che nel 2009 oltre cento blogger, giornalisti e imprenditori avevano sottoscritto una Carta per la liberazione del Wi-Fi.

Un dibattito che da allora si è fatto sempre più intenso, tanto più che proprio nel 2009 lo stesso Pisanu aveva ritenuto in qualche modo superate le condizioni che avevano portato all’approvazione del suo decreto: “Da un lato le esigenze di sicurezza sono nel frattempo mutate e dall’altro l’accesso a internet come agli altri benefici dello sviluppo tecnologico deve essere facilitato”. A queste dichiarazioni era seguita prima una proposta per alleggerire gli obblighi imposti avanzata dal deputato Roberto Cassinelli (PDL), quindi l’iniziativa bipartisan, anzi,   “terzopolista” con PD, per ottenere l’ abrogazione delle norme della Pisanu promossa da Linda Lanzilotta (API), e sostenuta da Paolo Gentiloni (PD), Roberto Rao (UDC) e Luca Barbareschi (FLI). Mentre lo scorso ottobre, anche l’attuale ministro dell’Interno Roberto Maroni si era pronunciato contro il rinnovo del decreto e dunque per una modifica delle norme in senso meno restrittivo.

Il fronte del Wi-Fi libero può dunque cantar vittoria? “In parte possiamo dire di sì – risponde a Sky.it Guido Scorza, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie – perché finalmente è stato preso in considerazione un problema che era stato snobbato per 5 anni.  Tuttavia non possiamo aspettarci che da oggi avvenga un’esplosione di Internet pubblico in giro per l’Italia. I cambiamenti culturali hanno i loro tempi. Inoltre suscita perplessità il fatto che fino a poco tempo fa quelle norme erano ritenute indispensabili per ragioni di antiterrorismo”.  In effetti lo stesso procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso lo scorso novembre si era espresso contro l’abrogazione della Pisanu.

Rimane poi un ulteriore banco di prova: nei prossimi due mesi il decreto Milleproroghe dovrà essere convertito in legge, con la possibilità di ulteriori modifiche. L’ipotesi di un obbligo di identificazione degli utenti più “leggero”, ad esempio richiedendo il loro numero di cellulare, potrebbe ancora rientrare dalla finestra. In ogni caso, si può ben dire che con il 2011, per quanto riguarda il Wi-Fi, qualcosa è davvero cambiato.

Fonte: http://tg24.sky.it

I cd durano poco, un microbo è per sempre

L’umanità ha sempre cercato l’immortalità. Non potendola raggiungere letteralmente, ci si è accontentati di inseguirla attraverso l’eredità della memoria. Ma i supporti ci possono tradire

Se pensiamo all’immortalità come trasmissione di memoria, in fondo parliamo di messaggi in bottiglia che affidiamo al mare del tempo. La ricerca dell’immortalità si intreccia con una storia di tecnologie dei supporti cui affidare il proprio messaggio al futuro. Dalle pareti delle grotte alle tavolette di terracotta, dalle lastre di pietra a pelli e papiri… l’ironia della sorte è che spesso sono diventati immortali banali conti della spesa mentre sono andate perse opere fondamentali (basti pensare all’incendio della Biblioteca di Alessandria). Mai, nella storia dell’umanità è stato così facile provare ad essere immortali. Creare memoria da lasciare in eredità ai posteri, ad eventuali nostri futuri biografi. Dalla Nasa alla più scarsamente tecnologica delle zie abbiamo però tutti lo stesso problema: far durare le informazioni. Come salvare per l’eternità dati, immagini, filmati, emozioni? Il problema è serio. Nulla è eterno e immutabile. E la tecnologia guarda avanti e non indietro.

Le tecnologie muoiono

Buona parte dei dati raccolti dai satelliti della Nasa negli anni ‘60 si stanno perdendo: non solo i nastri magnetici originali stanno smagnetizzandosi, ma non esistono quasi più macchine in grado di leggerli. Chi ha investito soldi e tempo nel costruirsi una collezione di videocassette sa che la fine è vicina. Analoga sorte per i dati conservati sui primi floppy disk, quelli delle dimensioni di un 33 giri o quasi, ma anche i dischetti più recenti. Prima o poi capiterà ai Cd e ai Dvd, ai BluRay. E potremmo continuare citando le pellicole 8 mm, le Kodachrome e così via. Ma al di là dell’obsolescenza tecnologica c’è il problema della degradazione dei supporti. A differenza delle solide rocce dei nostri antenati, i supporti moderni hanno una durata limitata. Lastre e pellicole perdono le immagini, la carta ingiallisce, i supporti magnetici si smagnetizzano, gli stessi hard disk perdono dati e anche Cd e Dvd masterizzati in casa hanno una durata limitata. E gli esperti sanno bene che la buona vecchia carta (di buona qualità) mediamente dura molto, molto di più di un qualsiasi supporto digitale. Il che ha delle profonde implicazioni sui progetti di digitalizzazione delle biblioteche e delle collezioni.

Digitalizzare l’informazione dell’umanità appare inoltre un compito quasi impossibile: se la Libreria del Congresso americana ha raccolto in 200 anni di storia di una collezione di oltre 140 milioni di pezzi, si stima che una quantità equivalente di informazione venga oggi generata ogni 15 minuti, nel mondo. Ma anche archivi meno vasti hanno i loro problemi, come nel caso della Foundation Institute for Visual History and Education, un archivio dell’Università della Southern California che ha raccolto oltre 52.000 interviste video con sopravvissuti e testimoni della Shoah. 100.000 ore di video, 235.000 nastri in vent’anni.  Una migrazione massiccia da vecchi Vhs e Beta ai nuovi formati digitali, per un inquietante totale di 8.000 Terabyte di dati. Milioni di dollari di investimento. Ed ogni tre anni tutto viene ricopiato un’altra volta.

Possiamo fidarci?

Secondo l’aneddotica (tutta da verificare), i supporti tecnologici creati dall’umanità per durare più a lungo sarebbero i messaggi per eventuali extraterrestri affidati dalla Nasa alle sonde Pioneer e Voyager. Una placca d’alluminio incisa per il primo (nulla di nuovo sotto il sole, un graffito), un disco di rame placcato oro con video, musiche, dati il secondo. Teoricamente costruito per durare un miliardo di anni (tanto, prima che qualcuno reclami…). Con tanto di campione radioattivo in copertina per permetterne una datazione a eventuali scopritori alieni. Un oggetto decisamente fuori mercato per il privato.

Se si studiano gli incerti dati disponibili sulla durata dei supporti, concludiamo che non c’è da fidarsi troppo. Un Cd o un Dvd potrebbe o dovrebbe durare da un minimo di un paio d’anni a forse 10, 20 o qualcosa di più… ma tutto dipende dalla marca, dalla qualità del prodotto, da come lo abbiamo usato e conservato. E quindi in sostanza potrebbe tradirci da un momento all’altro. Forse ancora peggio per gli hard disk e per le memorie allo stato solido (dalle chiavette Usb ai dischi Ssd) le cui durate possono essere parecchio variabili. Quanto valeva per i vecchi supporti cartacei, per le foto, per i dischi magnetici, vale anche per i nuovi media: lentamente tutto si disgrega. Anche supporti esoterici come i cosiddetti dischi eterni (Cd o Dvd costruiti con particolari metalli e tecnologie) non durano teoricamente più di 100 anni (anche qui, dura da verificare sul campo, la promessa del produttore…), a costi anche 100 volte superiori ai Cd da supermercato.

I più bravi copiano

In realtà non si conosce esattamente la durata reale dei supporti, anche perché alcuni di questi sono sul mercato da relativamente pochi anni. È impossibile stimare esattamente la durata anche perché dipende dal produttore, condizioni in cui sono usati e quanto li si usa ogni giorno; e i dati (contraddittori) disponibili derivano da esperimenti e test di invecchiamento accelerato che cercano di simulare un passaggio del tempo che non abbiamo ovviamente tempo di attendere.

Se vogliamo salvare la memoria, c’è un’unica soluzione. Copiare. E continuare a copiare. Si chiama migrazione perpetua, un processo che occuperà tutta la nostra vita e anche quella dei nostri discendenti, se vorranno conservare questa immortalità di ricordi (o di dati aziendali). Copiare da un hard disk (ancora perfettamente funzionante) a un altro disco nuovo, tenere entrambe le copie e ripetere a distanza di qualche mese. Duplicare i Dvd su un altro disco fisso. Un lavoro impegnativo e costoso, che ci impegna, vita natural durante a rinnovare il rito del salvataggio, delle riconversione. Magari dandoci anche un’opportunità per rieditare, censurare, modificare la storia passata in una sua nuova e più adeguata versione. E facendoci rimpiangere i bei tempi in cui bastava spargere un po’ di colori sulle mura di una caverna per vivere sereni per il resto della nostra (breve) esistenza preistorica.

Fonte: www.apogeonline.com

Così Internet ha cambiato il mondo nel 2010

Da Google in Cina a Wikileaks, quest’anno la Rete ci ha riservato sorprese rivoluzionarie e si è rivelata capace di superare anche le censure

Il caso Google-Cina, l’affare Blackberry, i nuovi media che si affacciano all’orizzonte, i Paesi autoritari che annaspano vedendo svanire la loro capacità di fermare la valanga della Rete. Il 2010 è stato anche l’anno di Internet.

Per la prima volta nella storia, a difesa di Google minacciato in Cina, è scesa in campo l’amministrazione americana. Hacker cinesi avevano preso di mira le caselle di posta Gmail di alcuni dissidenti, un attacco che – si è poi scoperto leggendo i cablogrammi di Wikileaks – fu lanciato direttamente da Pechino. «In un mondo interconnesso, un attacco alla rete di una nazione è un attacco contro tutti noi», dichiarò il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, promettendo «serie conseguenze» per chi lancia attacchi informatici e «minaccia la libertà di espressione sul web».

Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, alcuni Paesi del Golfo, e non solo, tentavano di mettere sotto controllo la rete Blackberry. Anche in quel caso, a impensierire Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libano, India e Indonesia era l’impossibilità di controllare i messaggi scambiati attraverso gli smartphone poichè transitano su server blindati in Canada. In alcuni casi, come in India, si è raggiunto un accordo secondo il quale le autorità giudiziarie, previa richiesta formale e in nome della sicurezza nazionale, possono accedere ai dati dei server installati ad hoc nei singoli Paesi.

Un capitolo a parte va dedicato all’Iran: le autorità della Repubblica islamica hanno fallito nel tentativo di censurare la rete. Esempio concreto è stata la “rivoluzione verde” del giugno del 2009, quando milioni di giovani scesero nelle strade per protestare contro la controversa rielezione di Mahmoud Ahmadinejad. Quella rivoluzione è stata un’enorme vittoria anche per la Rete: il servizio di microblogging Twitter è diventato un ottimo strumento per comunicare, un sistema contro il quale la censura non ha potuto nulla, poichè per diffondere una notizia, un grido di aiuto, non serve, in quel caso, neppure una connessione Internet, ma è sufficiente un semplice sms.

L’anno si chiude con il caso Wikileaks. Indipendentemente dai contenuti rivelati attraverso la diffusione di cablogrammi e documenti riservati, è cruciale pensare al mezzo che è stato utilizzato: la Rete. Una rete sociale che fa parte di un nuovo sistema di comunicare e fare informazione, il cosiddetto web 3.0, attraverso strumenti che consentono una condivisione di notizie, in tutti i formati e in tempo reale. È sempre più difficile censurare la Rete, se non tentando di stringere i rubinetti della banda larga.

Ma anche in Cina, uno dei Paesi in cui il governo tenta di controllare ogni segnale sull’etere, si stanno aprendo grosse falle: gli internauti aumentano, cresce la fame di informazione e migliorano le tecnologie per aggirare i blocchi. Non è un caso se dopo la dura battaglia tra Google e il Dragone, si sia riusciti a raggiungere un accordo e a evitare che il colosso di Mountain View abbandonasse il Paese (una minaccia cui nessuno aveva creduto fino in fondo, se si pensa a un mercato da 384 milioni di internauti). Prima di raggiungere l’accordo, Google dimostrò a Pechino con un semplice “switch” (un dirottamento sui server a Hong Kong) di riuscire a rendere accessibili agli utenti in pochi secondi contenuti sensibili, come la strage di Piazza Tienanmen.

A poche settimane dalla fine del 2010, arriva poi l’elezione di Mark Zuckerberg a persona dell’anno della rivista Times. E la Rete ci consegna una foto: il fondatore di Facebook, felpa e jeans, passeggia in un enorme palazzo di Pechino accanto all’amministratore delegato di Baidu, il più grande motore di ricerca della Grande Muraglia. Forse nel 2011 ci saranno altre sorprese.

Fonte: www.lastampa.it

NATALE: REGALO SBAGLIATO? 8400 SONO GIA’ IN VENDITA SU E-BAY

(ASCA) – Roma, 28 dic – A soli tre giorni dal Natale, le prime inserzioni di regali sgraditi e/o doppi hanno gia’ fatto capolino su eBay. Sono gia’ oltre 8.400 i regali non graditi o risultati doppi apparsi su www.ebay.it. La tendenza e’ sempre in crescita: l’anno scorso, lo stesso giorno, se ne contavano circa 8.000, circa 6.000 nel 2008, 4.000 nel 2007, mentre nel 2006 addirittura meno di 2.000. Al momento, le categorie dove maggiormente si ricicla di piu’ su eBay.it sono Abbigliamento e accessori, Casa arredamento e bricolage e le categorie di prodotti hi-tech.

Secondo un’indagine commissionata da eBay a Tns International, primo sito di commercio elettronico al mondo, sono oltre 4 milioni gli italiani che si sono dichiarati pronti a rivendere i regali non desiderati. E molti lo faranno avvalendosi della rete.

L’indagine ha inoltre rivelato che il Natale 2009 ha lasciato dietro di se’ un 44% di regali indesiderati o doppi, costati complessivamente circa 794 milioni di euro: una bella cifra per lasciarla ”in un cassetto”… meglio rivenderli, e magari con il ricavato comprarsi finalmente il dono perfetto.

Ma da chi arrivano i regali peggiori? Per il 14% arrivano dai parenti acquisiti, soprattutto per le donne (16%), l’11% invece dagli amici e dai componenti delle famiglie allargate.
Se azzeccare i regali e far contenti i destinatari e’ un’arte, anche saperli riciclare senza combinare disastri e ”smistarli” nel modo giusto e’ un mestiere complicato, e internet in questo caso puo’ essere un valido alleato. Poter rivendere facilmente online un regalo non gradito rappresenta l’occasione per dare valore ad un oggetto che comunque non si utilizzerebbe. Secondo una stima basata sui trend d’acquisto settimanali effettuata internamente da eBay, sara’ il 19 gennaio il giorno in cui si prevede il maggior numero di inserzioni di regali riciclati, in particolate nelle categorie Computer, Abbigliamento e Accessori, Auto: ricambi e accessori, e Libri”. Oltre ai saldi nei negozi tradizionali, il post-Natale e’ infatti un ottimo momento per fare grandi affari anche su eBay, con tante occasioni e prezzi scontati.

Fonte: www.asca.it

E-commerce: storia positiva del 2010

MILANO – Sarà che la gente alla fine ha preso confidenza con gli acquisti online, sarà che la politica di marketing dei siti di e-commerce è stata piuttosto aggressiva, sarà che sul web la scelta è più ampia e gli sconti più generosi: fatto sta che gli americani nel periodo dal 31 ottobre al 24 dicembre 2010 hanno speso 36,4 miliardi di dollari in cyber acquisti, regalando agli acquisti a colpi di click una crescita del 15,4 per cento rispetto al medesimo intervallo temporale del 2009. I dati provengono dal rapporto SpendingPulse, divisione di MasterCard Advisors che traccia le vendite di 72 mila rivenditori online, e si incrociano con quelli dei negozi calce e mattoni, che hanno beneficiato anch’essi di un Natale abbastanza dispendioso per gli americani (a dispetto dei tempi ancora duri).

TEMPI DI CRISI – Il commercio elettronica dimostra insomma di essere più florido oggi che in tempi economici ben più tranquilli, complici l’abbattimento della diffidenza e una leggera ripresa generale. Ma forse proprio l’austerità che continua a scandire il clima economico ha spinto molta gente insospettabile ad avvicinarsi ai negozi virtuali, preferendoli a quelli brick-and-mortar (calce e mattone), evidentemente meno sensibili alle promozioni. «Il commercio virtuale rappresenta oggi una quota ben più significativa delle vendite al dettaglio rispetto ad alcuni anni fa» – ha dichiarato il vicedirettore generale per la ricerca di SpendingPulse, Michael McNamara, notando che in sei delle sette settimane natalizie la crescita è stata a doppia cifra e definendo la stagione appena trascorsa«una delle storie positive del 2010».

VESTITI – A stupire ancor più è l’abbigliamento che, con il suo incremento del 25,7 per cento rispetto al 2009, costituisce ormai una quota del 18,8 per cento del totale delle vendite online. A dispetto delle profezie nefaste dei molti che pensavano che, soprattutto nella scelta dei vestiti, fosse fondamentale l’esperienza di acquisto «fisica», con la possibilità di toccare un tessuto, indossare un modello e verificarne la qualità. A seguire i settori più corteggiati su internet si sono dimostrati i gioielli e l’elettronica (con un incremento rispettivamente del 4,5 per cento e del 12,2 per cento).

SEGNALI – Del resto le cifre relative al Giorno del Ringraziamento americano lasciavano già presagire un successo senza precedenti. Il lunedì successivo al Thanksgiving Day infatti il bilancio dei soldi spesi online è stato di 999.3 milioni di dollari, con un aumento del 25,3 per cento paragonato all’anno scorso.

Fonte: www.corriere.it

Sony lancia la sfida all’iTunes di Apple: nuovo portale musica

Tokyo, 22 dic. (Ap) – Sony lancia la sfida a Apple, creando a sua volta un portale internet sui brani misicali. Ma sarà diverso dall’iTunes di Apple, dove si possono scaricare brani a pagamento. L’inziativa di Sony, battezzata “Music Unlimited” e gestito da Qriocity, si basa su un abbonamento fisso che consente agli utenti di accedere a un catalogo di circa 6 milioni di brani, che possono essere direttamente ascoltati tramite diverse apparecchiature del gruppo di elettronica tramite connessione internet: dalla Playstation ai computer della serie Bravia. L’iniziativa parte da Gran Bretagna e Irlanda, mentre dal prossimo anno verrà estesa ad altri paesi tra cui l’Italia, assieme a Australia, Canada, Francia, Germania, Spagna, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

Fonte: http://notizie.tiscali.it

Copiare i «file» non è un furto

Non c’è furto in caso di copiatura di file con dati riservati sulla clientela di un’impresa. Semmai rivelazione del segreto professionale, se a commettere l’infrazione è un dipendente della società che in questo modo favorisce la concorrenza. A precisare i contorni dei reati è la Corte di cassazione con la sentenza n. 44840 della quarta sezione penale depositata ieri.

Il caso approdato davanti ai giudici della cassazione era quello di un impiegato che, poco prima di dare le dimissioni, si era fatto trasmettere da un collega sul proprio computer aziendale una serie di dati e offerte commerciali; inoltre, in un secondo momento, l’uomo accedeva al server centrale dell’azienda, spostando altri dati riservati sul proprio indirizzo privato, utilizzandoli poi a vantaggio di un’impresa concorrente della quale, dopo le dimissioni, diventava co-amministratore.

I giudici precisano innanzitutto che la semplice produzione non autorizzata di file contenuti in un supporto informatico altrui non deve essere considerata come furto perché non si verifica la perdita del possesso della cosa interessata da parte del legittimo proprietario. Per la corte, infatti, che richiama la relazione sulle norme in materia di reati informatici, i dati e le informazioni contenuti nel file non sono compresi nel concetto di «cosa mobile». Esclusa anche la possibilità di contestare il reato di accesso abusivo a un sistema informativo con password aziendale per finalità estranee alle ragioni istituzionali.

Non serve, inoltre, la creazione di una nuova fattispecie penale, visto che la presa di conoscenza di notizie riservate può essere incasellata in altri reati. Come per la rivelazione di segreto professionale o di segreto industriale (per la corte non esiste una differenza apprezzabile). Illecito che consiste non solo nel rivelare il segreto professionale ma anche nell’impiegarlo a proprio o altrui profitto, come è avvenuto nel caso esaminato dalla Cassazione, visto che i dati riservati erano poi stati utilizzati dall’imputato per permettere alla società concorrente di formulare ai clienti offerte più convenienti.

Fonte: www.ilsole24ore.com

Regali di Natale: gli oggetti hi-tech a basso impatto ambientale tra i più gettonati

Secondo una ricerca condotta da Nextplora per Samsung, è emerso che il 70% degli italiani riceverà o desidera un regalo tecnologico da mettere sotto l’albero, come cellulari, tv a schermo piatto, computer ecc.Per i regali di Natale 2010, molti italiani pensano dunque ai regali tecnologici, seguono subito dopo i libri col 66%, abbigliamento col 52%. Ma mentro sono gli uomini, a pensare più ai regali tecnologici, le donne rimangono orientate verso i libri e i prodotti di profumeria. Dalla ricerca inoltre emerge, che il 77% degli intervistati avrebbe piacere a ricevere un regalo tecnologico ma a basso impatto ambientale.
Sempre “green” per gli italiani, dovranno essere anche le automobili con il 56% delle preferenze, i grandi elettrodomestici col 47%, i telefoni cellulari col 32%, gli smartphone col 30% e i personal computer 28%. Gli italiani che desiderano un cellulare per Natale, vorrebbero uno smartphone, soprattutto le donne tra i 18 e i 34 anni, mentre le donne dai 45 ai 55 anni, preferiscono gli aspirapolvere robot. I giovani preferiscono invece i tablet oppure le TV a schermo piatto. Se invece volete sapere cos’è che i vostri parenti o amici non vorrebbero mai, risulta che tra i regali sgraditi troviamo fiori e piante col 42%, cancelleria col 38% e strumenti da bricolage 30%.

Fonte: http://news.tecnozoom.it

Dieci anni di invenzioni, la Tecnoclassifica

Dallo smarphone ai led, le 11 invenzioni che hanno cambiato il mondo

Smartphone, social network e telefonate via internet: ecco chi è salito sul podio della classifica delle 11 tecnologie più “cool”, eccezionali, di questa decade che si appresta a finire. La vittoria, meritatissima, è loro assegnata per l’impatto che hanno avuto sulla società e per la loro utilità. E’ la classifica stilata dal magazine di tecnologia IEEE Spectrum Magazine, il giornale della associazione IEEE – Institute of Electrical and Electronic Engineers..

SMARTPHONE Letteralmente i ‘telefoni furbi’, si sono aggiudicati il primo posto per la loro utilità e per il loro successo indiscusso: gli smartphone, infatti, sono amati da tutti perché racchiudono nel telefono una serie di funzioni, dall’ascolto di musica a internet, dalla macchina fotografica alle email.

SOCIAL NETWORK da Facebook a MySpace, passando per Twitter, da quando sono nati i social network hanno conquistato tutti tanto che ormai è quasi un ‘must’ relazionarsi con la propria cerchia di amici tramite uno di loro; non a caso finora hanno ‘accolto’ come membri un quinto della popolazione mondiale..

TELEFONO VIA INTERNET ‘Voice over IP’ (Voce tramite protocollo Internet), abbreviato VoIP, è una tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione internet e un microfono. Ciò consente di abbattere le distanze con telefonante intercontinentali che costano quanto un’urbana.

LED Le lucine sparse per casa, su PC, TV e altri elettrodomestici; LED sta per Light Emitting Diode (diodo ad emissione luminosa) ed è usata sia come spia di funzionamento del congegno, sia per far funzionare telecomandi, semafori e anche gli stop delle auto, solo per fare qualche esempio.

COMPUTER SEMPRE PIU’ POTENTI grazie a microprocessori (il cervello del PC) multipli, le cosiddette ‘Multicore CPU’ che hanno tanti piccoli cervelli raggruppati in un unico chip.

CLOUD COMPUTING Una ‘nuvola’ di applicazioni posta nella rete e utilizzabile da un comune pc senza doverla installare su di esso. E’ questo il futuro dell’ informatica, anche i tuoi dati, immagazinati sul web, sono utilizzabili da qualunque pc accedendovi tramite internet.. AEREI SENZA PILOTI Noti come ‘droni’, sono ‘robot alati’ usati a scopo militare che si prevede verranno impiegati anche nell’ aeronautica civile. ROVER Robot esploratori lanciati su altri pianeti a scopo di ricerca.

TRASMISSIONE FLESSIBILE DI CORRENTE. Gli ingegneri hanno sviluppato modi sofisticati di trasmettere la corrente alternata in modo potente ma stabile: è il sistema flessibile di trasmissione di corrente alternata (FACTS).

FOTOGRAFIA DIGITALE Non solo ha reso la fotografia immediatamente gratificante, perché vedi subito il prodotto del tuo scatto, ma soprattutto ha reso l’immagine (e il video, la registrazione di ogni evento) molto più invasiva nella nostra quotidianità.

SISTEMI AUDIO DI CLASSE D Tecnologia efficiente per ascoltare musica ad alta fedeltà: rappresenta il più grande miglioramento nella riproduzione audio da moltissimo tempo.

Fonte: www.ansa.it

iPhone, traduzione aumentata

Le applicazioni mobile che giocano con la realtà aumentata possono limitarsi al semplice esercizio di stie ludico, pensato per stupire amici e parenti, o fornire un servizio effettivamente utile alla comunità smartphone. Word Lens per iPhone si pone esattamente a metà, proponendo una traduzione dei testi decisamente “scenografica”, che ha riscosso un successo immediato nello store Apple.

Il programmino semi-gratuito di Quest Visual utilizza l’OCR per riconoscere e tradurre le scritte inquadrate con la fotocamera del melafonino, esattamente come il servizio incluso in Google Goggles, ma in questo caso c’è una magia ulteriore: un fotomontaggio in tempo reale. Il testo immortalato viene infatti tradotto e sovrapposto, automaticamente, a quello originale. Si tratta di una proposta indirizzata prevalentemente al turista smart, che utilizza l’iPhone come cicerone. Cartelloni pubblicitari, indicazioni stradali, etichette di prodotti e tutte quelle nebulose scritte in cui si può imbattere il viaggiatore vengono filtrate dall’occhio dell’iPhone che le rende immediatamente comprensibili.
Il risultato del ritocco è estremamente pulito, perché loghi ed eventuali disegni non vengono riconosciuti o modificati. Quello della traduzione è definito buono ma attualmente limitato a due soli dizionari (acquistabili per 3,99 euro): Inglese-Spagnolo e Spagnolo-Inglese.
Diversamente da altri traduttori tascabili, Word Lens non ha bisogno di una connessione attiva per scaricare frasi dai server; ma, come tutte le applicazioni che sfruttano la realtà aumentata, è compatibile solamente con gli iCosi più potenti (iPhone 3GS, iPhone 4 e iPod touch di quarta generazione).

Fonte: http://punto-informatico.it

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