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Categoria: Web e dintorni Pagina 18 di 28

L’innovazione non abita qui Italia dietro Barbados e Oman

ROMA – Il World Economic Forum (Wef) boccia l’Italia in tecnologia e innovazione e stronca le politiche del governo. L’impietosa pagella è nell’ultimo rapporto (435 pagine) dell’organizzazione indipendente internazionale.  È il decimo anno che il Wef pubblica un Global Information Technology Report e ogni volta va sempre peggio per l’Italia, nella classifica che analizza 138 Paesi mondiali. Ora siamo 51esimi, sotto Paesi come India, Tunisia, Malesia. Abbiamo perso tre posizioni nell’ultimo anno. Nel 2006 eravamo 38esimi: un tracollo costante. Questa classifica è un giudizio sull’essenza innovativa di un Paese. L’indice del Wef infatti ne analizza la capacità di trasformare le tecnologie in vantaggi per la vita quotidiana delle persone e per l’economia. Tanto più si è in cima alla classifica- dominata anche quest’anno da Svezia e Singapore- tanto più significa che il progresso è penetrato a fondo nelle strutture economiche e nella società di quel Paese, migliorandolo.

Il Wef, per arrivare a questo giudizio, considera numerosi indicatori oggettivi (rilevati da organizzazioni indipendenti come le Nazioni Unite) e li correla: si va dalla diffusione di internet e cellulari, alla qualità dell’istruzione fino alle politiche statali a favore dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Ed è proprio per questo aspetto che l’Italia incassa una strigliata dal World Economic Forum. Nel capitolo in cui analizza l’Europa, comincia con le lodi alla Francia, Germania, ma poi nota
“all’estremo opposto, Paesi come la Grecia e l’Italia”. Il Wef accomuna Grecia e Italia anche nei consigli: dovrebbero migliorare fattori propedeutici al progresso (minori tasse e burocrazia, più libertà di stampa, tra le altre cose), aumentare l’adozione delle nuove tecnologie e, soprattutto, mettere informatica e telecomunicazioni al centro delle politiche nazionali. È qui la critica severa al governo. Quello italiano è giudicato al 113esimo posto, nel mondo, per apertura all’innovazione e al 89esimo per uso delle tecnologie. Fa peggio della Grecia per entrambi gli aspetti. “Lo Stato italiano investe molto meno degli altri europei per diffondere la cultura tecnologica, tra l’altro. Ma è stato in grado di spendere oltre un miliardo di euro nel digitale terrestre”, nota Maurizio Dècina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano.

Altri Paesi invece galoppano. Molti di quelli emergenti sono giudicati più pronti e aperti all’innovazione. Così il Wef mette il Costa Rica tra i casi eccellenti dell’ultimo anno, per aver investito in alfabetizzazione informatica e ridotto gli ostacoli al commercio di beni tecnologici, tra le altre cose. Così quest’anno ha superato l’Italia, nella classifica, per la prima volta.

Da noi qualcosa bolle in pentola, ma siamo ancora alla fase delle idee, per sbloccare la situazione. Un gruppo di docenti ed esperti, dietro il portale Agendadigitale. org, sta raccogliendo proposte di legge di parlamentari bipartisan. Il ministro all’Innovazione e alla Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, si è detto disponibile a esaminarle nelle prossime settimane. Obiettivo, creare la prima Agenda Digitale italiana, cioè un piano programmatico di governo per lo sviluppo tecnologico.

Fonte: http://www.repubblica.it

Privacy 2.0, il Garante lancia un concorso nelle scuole

Pizzetti: «Lo scopo è promuovere la cultura della protezione dei dati»

ROMA Rispetto, identità, riservatezza, in una sola parola: privacy. Per sensibilizzare i giovani su questi concetti, il Garante della Privacy ha lanciato un concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori di tutta Italia, «Privacy 2.0-I giovani e le nuove tecnologie», che li porterà a realizzare un cortometraggio di tre minuti scegliendo un aspetto o un fenomeno legati alla protezione dei dati in rapporto alle nuove tecnologie. Al vincitore andrà un premio di cinque mila euro e sarà premiato il 28 gennaio 2012 in occasione della Giornata europea della protezione dei dati.

«Lo scopo del concorso – ha detto il presidente Francesco Pizzetti – è stimolare l’inventiva e, allo stesso tempo, promuovere la cultura della protezione dei dati». I ragazzi, infatti, improvvisandosi registi, dovranno rispettare le norme fondamentali, come il consenso per le persone riprese. I partecipanti, studenti delle classi terze e quarte delle scuole superiori, sono stati estratti a sorte per ogni provincia italiana e avranno tempo fino al 30 ottobre 2011 per realizzare i loro filmati, che saranno sottoposti a una giuria di esperti.

«È un’occasione di alfabetizzazione alla privacy – ha concluso Mauro Paissan, componente del Garante – e, in particolare, all’uso non lesionistico di internet», nell’epoca di Facebook e degli altri social network.

Fonte: http://www.lastampa.it

Sarkozy annuncia un G8 sulla governance di Internet

Il presidente francese convoca i responsabili dei più grandi gruppi mondiali per il 24 e 25 maggio a Parigi. Nell’agenda, il diritto d’autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza della rete
PARIGI – I suoi rapporti con Internet non sono stati sempre facili. Eppure Nicolas Sarkozy ha deciso di consacrare un G8 speciale a Internet, per discutere di molti dei temi che riguardano la Rete e che
ormai occupano l’agenda politica dei governi. Il vertice si terrà il 24 e 25 maggio a Parigi. Sono stati invitati i responsabili più grandi gruppi mondiali. Tra gli ospiti, ci saranno Eric Schmidt (Google), Jimmy Wales (Wikipedia), Jack Ma (Alibaba), Bill Gates, Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook).  Parteciperanno ovviamente anche i rappresentati delle società francesi, come Xavier Niel (Iliad Free),
Jacques-Antoine Granjon (Vente-privée), Marc Simoncini (Meetic). Sarkozy, che quest’anno ha la presidenza di turno del G8 e del G20, vuole discutere temi come il diritto d’autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza del web.

Il leader francese aveva annunciato l’idea di un G8 dedicato a Internet nel dicembre scorso, poco dopo la diffusione dei cablogrammi di Wikileaks. Il presidente francese è stato spesso oggetto di dure critiche nel mondo del web, soprattutto dopo l’approvazione della legge Hadopi, che sanziona il download illegale di musica e film. L’Eliseo ha una squadra che si occupa soltanto di nuove tecnologie e due mesi fa, Sarkozy aveva invitato a pranzo con alcuni blogger per spiegare che Internet non può continuare a essere una terra di nessuno e ha bisogno di una nuova “governance mondiale”. Proprio
in questi giorni il ministro Eric Besson è andato a illustrare gli obiettivi del vertice di Parigi nella Silicon Valley, con visite alle sedi di Twitter,  Facebook, Google et Intel. Besson, titolare dell’Industria, s’incontrerà anche con Aneesh Chopra, il consigliere di Barack Obama per le nuove tecnologie. Qualsiasi siano le intenzioni, il summit di Parigi voluto dal presidente francese rischia di sollevare nuove ironie e critiche dal popolo della Rete.

Fonte: http://www.repubblica.it

L’ottimismo di Mister Google “La nuvola ci renderà felici”

Il neo presidente del gigante web che ha guidato per 10 anni: “In due o tre anni sarà impossibile dimenticare, perdersi, annoiarsi, restare. Una rivoluzione per l’intero pianeta e non solo per una piccola élite. Grazie a smartphone, tablet e, soprattutto, al “cloud computing. Un futuro straordinario e spaventoso”

OCCHI chiari, completo blu, camicia immacolata. Il futuro è un signore di 56 anni, l’aspetto ordinario dell’uomo comune, che parla con tono neutro del nuovo umanesimo dei cellulari e dei super computer. “Un’era straordinaria e spaventosa”, come lui stesso la definisce, “destinata a cambiare la nostra vita”. Nella piccola stanza fatta di tramezzi dall’aria troppo vissuta, all’interno della Fira de Barcelona, Eric Schmidt  assume l’aria di un profeta. E’ stato l’amministratore delegato di Google per dieci anni. Posto che ora ha lasciato a Larry Page, il cofondatore della multinazionale di Mountain View, tornato a dirigerla da poche settimane. Ma Schmidt era e resta, almeno per adesso, il volto pubblico della compagnia con la carica di presidente (Executive Chairman). E così, davanti a un gruppo ristretto di giornalisti, racconta di un avvenire luminoso che non ha precedenti, velato appena da qualche ombra. Lo fa con la sicurezza di chi ha scritto la storia e sta mettendo mano al nostro avvenire. Di chi ieri sapeva quel che sarebbe successo oggi e oggi, grazie alla potenza di Google, può decidere il domani di miliardi di persone.

L’umanesimo delle macchine. “In due o tre anni”, ci racconta tranquillo, “sarà impossibile dimenticare, perdersi, annoiarsi, restare soli. Vivremo in un mondo più felice, più trasparente, conosceremo persone nuove e avremo più tempo da dedicare a noi stessi. Sarà, per la prima
volta, una rivoluzione per l’intero pianeta e non solo per una piccola elite. Tutto grazie agli smartphone che avete già in tasca, ai tablet che si diffonderanno nei prossimi anni e ai super computer che formano quella nuvola digitale, il “cloud”, dove stiamo raccogliendo una grande quantità di informazioni”.

Non molti sarebbero disposti a prendere particolarmente sul serio queste parole se a pronunciarle non fosse Mr. Google. Eric Schmidt inanella rapido concetti eclatanti senza mai sottolinearli con un’emozione, quasi stesse illustrando le previsioni del tempo. Ha un patrimonio personale di sei miliardi di dollari (circa) e pochi giorni dopo il nostro incontro, si è seduto alla tavola di Barack Obama assieme agli altri di Silicon Valley. Quella manciata di nomi dal peso specifico non più misurabile che vanno da Steve Jobs di Apple a John Chambers di Cisco, passando per Larry Ellison di Oracle, Dick Costolo di Twitter, Carol Bartz di Yahoo!, ovviamente Mark Zuckerberg di Facebook. Grande assente, e qui le interpretazioni si son sprecate, Steve Ballmer di Microsoft.

La nostra nuova memoria eterna. Il nostro futuro spiegato da Schmidt è un sogno positivo che cancella in un sol colpo gli incubi di 1984 di George Orwell e di tutta la fantascienza che conta, romanzi di Philp Dick a di William Gibson in testa. E diventerà realtà perché il colosso che ha gestito così a lungo ogni giorno fornisce un miliardo di risposte attraverso il suo motore di ricerca e ora comincia a sapere non solo dove e chi sta ponendo le domande, ma anche quali rapporti ha questa persona e quali sono le sue abitudini. Le informazioni in pratica non arrivano più solo attraverso un pc anonimo che chiunque a casa come in ufficio può usare, ma via cellulare.

“L’unico apparecchio tecnologico personale, che portiamo sempre con noi e che ormai inizia a vivere in simbiosi con il Web”, sottolinea Schmidt. “I telefonini d’ultima generazione possono registrare ogni nostro spostamento grazie al gps che a breve, con la nuova rete di satelliti, ridurrà il margine di errore dagli attuali sei metri a meno di 90 centimetri. Possono conservare le nostre foto e i nostri video, mantenere traccia della rete di relazioni fuori e dentro i social network, degli appuntamenti, dei luoghi visitati e domani dei pagamenti effettuati. Ognuno di noi dimentica, la memoria di dispositivi del genere ha vita eterna. E non succederà nulla se li perderemo, online verrà mantenuta la copia di tutto. Basterà comprare un nuovo apparecchio ed istantaneamente avremo indietro le nostre applicazioni, l’agenda, i messaggi, perfino l’ebook che stavamo leggendo aperto all’ultima pagina consultata. Noi stiamo passando dalla sintassi alla semantica dei dati”.

Fotografia dell’umanità in alta definizione. E’ una escalation senza precedenti, basta mettere in fila qualche numero per rendersene conto: entro il 2012 saranno più le persone che navigano sul Web via smartphone di quelle che lo faranno attraverso un pc; ogni giorno ne vengono attivati 300 mila solo fra quelli dotati di sistema operativo Android, prodotto dalla stessa Google, mentre quest’anno anno sempre di iPhone e simili se ne venderanno 500 milioni circa contro i 250 dei computer; due miliardi di persone infine, che ad oggi non hanno mai visto Internet, entreranno nel mondo del Web in versione mobile affollando siti come Facebook e YouTube. E tutto questo darà ai giganti del Web una fotografia ad alta definizione delle nostre esistenze che nessuno nella storia ha mai posseduto. Un ologramma vivo che muta in tempo reale di un pezzo consistente dell’umanità. Aggiungete poi che, stando alla Gardner, azienda specializzata in ricerche di mercato nel mondo della tecnologia, entro la fine del 2012 la metà di tutti i cellulari avanzati useranno proprio il sistema operativo ideato a Mountain View.

La nuova Rete fatta su misura. “Stiamo immagazzinando sui nostri server una quantità di dati impressionante”, spiega Schmidt sotto lo sguardo sempre più attento dei giornalisti del New York Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Daily Telegraph, Reuters, Finacial Times, Wall Street Joural e Repubblica. “In breve il nostro smartphone ci suggerirà non solo quale strada prendere per raggiungere un certo posto, ma comunicherà con i cellulari delle persone che conosciamo per sapere quale strada fanno loro e magari dove si fermano in genere. Con il vostro permesso – lo dirà almeno sei volte durante l’incontro, ndr. – vi daremo informazioni così dettagliate da lasciarvi a bocca aperta. Internet verrà confezionata su base individuale. Diventerà un universo digitale fatto su misura”. In parole povere indicazioni, messaggi, immagini, video, pioveranno sul display del cellulare mentre camminiamo per le strade di una città raccontandoci tutto di quel che ci circonda. “Non dovremo più digitare alcunché sullo schermo tattile, la ricerca saremo noi stessi, il nostro muoverci per il mondo”, ci spiega ancora il presidente di Google.

La pubblicità perfetta. Avendo occhi così penetranti su usi e costumi di miliardi di persone, diventerà semplice consigliarci quella maglietta che fa esattamente al nostro caso quando passeremo davanti a un certo negozio. Oppure suggerirci un piccolo museo dietro l’angolo che si sposa bene con i nostri interessi, o ancora un’osteria dove fanno il nostro piatto preferito e dove, proprio in quel momento, si è appena seduto un amico che non vediamo da tempo. Versione parecchio evoluta di quegli algoritmi usati da Amazon ad esempio, che controllano quel che abbiamo comprato in passato e lo mettono in relazione con quel che altri hanno acquistato. Solo su scala mondiale e con una pertinenza enormemente maggiore. “Più Google saprà di voi, sempre con il vostro permesso, si intende, più i suoi consigli e le sue indicazioni saranno puntuali”, insiste Schmidt. Del resto l’anima di tutto resta il commercio e Google vive sulla pubblicità. La bolla mediatica di Second Life ha dato un’idea chiara di quanto le aziende siano alla ricerca disperata di una forma di promozione diversa, considerando lo sciamare della capacità persuasiva degli spot televisivi e la sostanziale invisibilità dei banner sul Web. Ed ecco la risposta vera che negli uffici marketing di mezzo mondo stavano aspettando. Una risposta tanto accurata, precisa, scientifica, chirurgica da andar ben oltre i loro più sfrenati desideri.

L’incubo della privacy violata. “La nostra vita comincia ad essere tracciata, peccato che non ne abbiamo il minimo sentore”, ha commentato sulle pagine di Newsweek Jon Leibowitz, a capo della Federal Trade Commission, l’ente statunitense che vigila sui diritti dei consumatori. Di qui la proposta di obbligare Microsoft, Mozilla, Apple e Google ad inserire nei loro browser l’opzione “Do not track” per evitare che gli utenti vengano seguiti quando navigano sul Web attraverso i cosiddetti cookies, frammenti di codice che permettono di risalire ai siti visitati. Poi però lo stesso Leibowitz è costretto ad ammettere che consigli e pubblicità su misura sono di gran lunga più utili di quelli generici. Chissà se resterà della stessa idea quando apprenderà quel che vuol fare l’azienda di Schmidt con la sua rivoluzione, secondo quest’ultimo, così inevitabile.

Il futuro straordinario e spaventoso. “Straordinario perché si possono raggiungere miliardi di persone in un attimo”, continua l’ex Ceo di Google. “Spaventoso perché si basa sulle informazioni e le informazioni sono la cosa alla quale le persone e i governi tengono di più”. A tutti i presenti vengono in mente le accuse di Richard Clarke, consigliere speciale del presidente George W. Bush per la sicurezza informatica, che più volte ha puntato il dito contro gli hacker cinesi colpevoli di aver compiuto irruzioni nei database di oltre tremila multinazionali statunitensi, Google inclusa. Ma lui, Eric Schmidt, non si scompone. Archivia il rischio in maniera molto americana: “Abbiamo una policy aziendale rigida, cose del genere non potrebbero accadere”. Quindi, torna a sfoggiare un ottimismo d’altri tempi. “Grazie ai computer costruiremo un mondo migliore. Il loro apporto aiuterà a risolvere i grandi problemi che stiamo affrontando come il surriscaldamento del pianeta, il terrorismo, l’assenza di trasparenza dei governi e della finanza. Guardate quel che è accaduto in Medio Oriente…”. Fa una pausa, ci osserva brevemente, sorride. “A questo punto devo però confessarvi una cosa: non sono mai stato bravo con le previsioni. Ero convinto ad esempio che le vendite di smartphone avrebbero superato quelle dei personal computer il prossimo anno. Invece, pensate, è successo poche settimane fa”.

Fonte: http://www.repubblica.it

Anziani, con Facebook vivono meglio

Secondo l’associazione italiana di psicogeriatria (Aip), Facebook avrebbe un effetto benefico sulla memoria degli over 65. Oltre un milione e mezzo di anziani possiede un profilo sul social network e un altro milione di internauti dai 65 anni in su utilizza Skype e YouTube.

Uno studio condotto nelle province di Brescia e Cremona ha rivelato che collegarsi quotidianamente a Facebook per un’ora avrebbe un effetto positivo e benefico sulla memoria, conservandola attiva, e migliorerebbe l’umore.

Marco Trabucchi, presidente dell’Aip, ha detto: “Negli ultimi anni il numero di anziani che si è avvicinato al web è cresciuto dell’80%. Gli anziani sono la fascia di utenti cresciuta di più. Basti pensare che gli over 65 iscritti a Facebook o MySpace sono circa l’8% del totale. Internet e le nuove tecnologie tengono viva la curiosità culturale degli anziani, migliorano le prestazioni cognitive e mantengono giovane il cervello, stimolando l’attenzione, la memoria, la percezione”.

L’utilizzo del web, inoltre, ridurrebbe i sintomi di ansia, stress e depressione e aiuterebbe gli anziani con problemi di disabilità a creare reti di supporto e sociali

Fonte: http://www.televideo.rai.it

E l’e-mail perse il trattino prossima vittima: “Internet”

ROMA – Se avevate un dubbio, da oggi non l’avrete più: “Email”, posta elettronica, si scrive così, senza trattino. Non più “E-mail” o “e-mail”, ma un nuova parola, coniata dall’aggiornamento dello Style Book dell’Associated Press, un manuale di scrittura con delle linee guida che i giornalisti interni sono tenuti a rispettare. Se ne esistesse uno analogo in Italia, potremmo sapere una volta per tutte se scrivere “centro-sinistra” o “centrosinistra”, ma questo è un problema politico su cui si sono divisi, forse invano, gli addetti ai lavori.

Esperanto digitale. Nelle nuove modifiche introdotte nell’edizione 2011 del manuale c’è quindi l’abbandono del trattino dell’email, insieme a quello di smart-phone e cell-phone, che diventano ora smartphone e cellphone. Ma è la scelta di virare su “Email” a catturare il momento linguistico, con una parola universale che è entrata nel tessuto lessicale di tutto il mondo, una delle più azzeccate sintesi fonetiche della globalizzazione. In tutto il pianeta un’email è un’email, come gli hamburger multinazionali e una Coca cola. E come stanno diventando i social network e le ‘app’ per smartphone.

Attenzione perché le direttive dell’Ap non sono automaticamente neologismi o cambiamenti ufficiali della sintassi, ma solo di un codice autodefinito: si potrà continuare tranquillamente a scrivere “E-mail” senza paura di commettere errori di ortografia
o di essere redarguiti dal capo. A meno che non si lavori all’Associated Press.  Sono modifiche al linguaggio che però viaggiano verso la sintesi a livello mondiale, avvicinando pian piano la parola al simbolo e al concetto dell’icona.

La prossima vittima. Altre mutazioni lessicali arriveranno senza dubbio il prossimo anno. L’esplosione dei social network ad esempio richiede termini semplici per indicare che qualcuno ha cliccato “mi piace” su Facebook. Attualmente, ci vuole un’intera frase. Ma potrebbe arrivare un vocabolo che riassuma in poche lettere l’azione del premere il “Like button”: ci permettiamo di suggerire “cLiked”. C’è poi da fare chiarezza sulle coniugazioni dei verbi al passato per indicare azioni su Twitter: è giusto dire “twitted” oppure “twittered”? E bisognerà intervenire anche sul nome proprio del web. Che al momento molti scrivono in maiuscolo, “Internet”, e altrettanti in minuscolo, “internet”. Per correttezza, trattandosi di uno strumento, andrebbe in minuscolo. Ma essendo un riferimento così preciso e globale, forse l’Ap deciderà per il maiuscolo.

L’elisione del trattino è stata annunciata nell’ambito dell’edizione 2011 dell’Aces, un workshop statunitense 1 dedicato ai correttori di bozze e agli “editor”. Strano che Ap abbia deciso di concentrarsi “ufficialmente” solo su tre parole, mentre il dubbio rimane su molte altre. E-book o Ebook? E-learning, Elearning o elearning? Il dibattito è aperto. Lo scorso anno, al posto delle elisioni Ap ha suggerito una contrazione, eliminando uno spazio: per indicare un sito web, il bravo correttore di bozze dovrà scrivere “website” e non più “web site”.

Sono piccole correzioni che col tempo sedimentano nel linguaggio, assurgendo all’ufficialità di parola. Vocaboli necessari quando si ha a che fare con la tecnologia, perché i concetti e le invenzioni diventano strumenti quotidiani: staccare la “E” di email per indicare che si parla di posta elettronica, non ha più senso in un mondo in cui il digitale comanda su tutto. E quindi “Email” è solo una variazione della consueta “mail”, una categoria in più associata al concetto di “posta”. In italiano però si dovrà ancora scrivere “posta elettronica”, unire le due parole sarà sempre errore blu.

Fonte: http://www.repubblica.it

Alto gradimento per i domini “.it” piacciono anche all’estero

ROMA Per l’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Iit-Cnr), che gestisce il Registro nazionale dei domini «.it», il 2010 sarà ricordato come l’anno del sincrono, la nuova modalità che consente l’attivazione dei domini italiani in poche ore e che ha fatto salire esponenzialmente la media di registrazione. «Da 28.000 a oltre 36.000 nuovi domini al mese» spiega Domenico Laforenza direttore dell’Iit-Cnr.
«Al 31 dicembre 2010 -afferma Laforenza- erano state fatte 442.000 nuove registrazioni a fronte delle 339.343 del 2009 (+30%) e delle 303.757 del 2008 (+50%). Se per raggiungere il primo milione di domini «.it» sono stati necessari diciassette anni, il secondo milione ne ha richiesti solo cinque, grazie all’introduzione del nuovo e più semplice sistema di registrazione introdotto il 28 settembre 2009». Il passaggio alla nuova modalità è stato sostenuto da una campagna promozionale a livello nazionale, affidata all’agenzia Light.

«La copertura su quotidiani e periodici è durata dall’ottobre 2009 ad aprile 2010 e quella su Internet dal settembre all’ottobre 2010» dice Anna Vaccarelli, responsabile Relazioni esterne, media e comunicazione del Registro «.it». «Dalla valutazione ex-post dell’efficacia, effettuata dall’istituto di ricerca Pragma Srl, -continua Vaccarelli- risulta che la conoscenza del Registro è cresciuta dal 20,7 al 48% e in parallelo è aumentata la propensione a dotarsi di un dominio «.it» ed è migliorata la reazione positiva verso il Registro stesso e verso il Cnr, ritenuto un gestore affidabile, competente e noto». Ed il gradimento del «.it» è aumentato anche fra gli stranieri. «I domini italiani registrati dall’estero sono cresciuti di oltre il 20 per cento» aggiunge Maurizio Martinelli, responsabile dell’Unità Sistemi e Sviluppo del Registro.it.

Fonte: http://www.lastampa.it

Regali sul web, un trend in crescita

Da una ricerca su oltre 50 dei principali operatori e-commerce condotta da NETCOMM – Consorzio del commercio elettronico italiano e dalla School of Management del Politecnico di Milano, emerge che tra novembre e dicembre l’e-commerce fatturerà 877 milioni di Euro, con una crescita del 44% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una stagionalità che fa crescere le vendite rispetto alla media annuale di oltre il 20%. Gli italiani sembrano quindi scegliere il web ancora di più a Natale che nel resto dell’anno.

Alcuni comparti mostrano una vitalità nel periodo natalizio superiore alla media del settore, come ad esempio i viaggi che a Natale fatturano circa il 40% dell’intero anno, l’elettronica di consumo e l’informatica che raggiungono in questi due mesi circa il 25% delle vendite complessive. Bene anche libri, musica e audiovisivi che vendono in questo breve arco temporale oltre il 20% delle vendite annuali.

Il fatturato del 2006 raggiungerà, come previsto nell’osservatorio di giugno, i 4 miliardi di Euro. Nel 2007 si prevede un tasso di crescita intorno al 40% e un fatturato di circa 5,7 miliardi di euro. Crescerà ad un ritmo leggermente superiore (45%) il numero di ordini che toccherà la soglia dei 23 milioni, se consideriamo solo gli ordini dei comparti turismo, assicurazione, informatica ed elettronica, abbigliamento, libri e grocery (saranno oltre 70 milioni in totale). Diminuirà ancora lo scontrino medio che, sempre con riferimento a questi settori, si attesterà intorno ai 170 Euro (circa 80 euro come media complessiva), segno di una confidenza sempre maggiore con questo tipo di acquisti.
“Il Natale per i siti del commercio elettronico si conferma il periodo più caldo dell’anno. – ha dichiarato Roberto Liscia, Presidente di NETCOMM – Consorzio del commercio elettronico italiano – La crescita del 44% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è un importante segnale a favore del web proveniente dagli Italiani che dimostrano di apprezzare questo canale, in un momento solitamente molto critico e frenetico come quello della corsa ai regali natalizi. È un dato molto importante che lascia prevedere una sempre maggiore fiducia verso questa modalità di acquisto. Affidabilità dei siti, sicurezza e tempestività sono certamente le caratteristiche più richieste, soprattutto in un periodo a domanda così concentrata e a traffico logistico tanto intenso.”

“Questa ricerca di fine anno è stata anche l’occasione per aggiornare i dati aggregati 2006 e le proiezioni 2007”. – ha aggiunto Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio B2c – School of Management del Politecnico di Milano – “Il fatturato per il sesto anno consecutivo cresce di oltre il 40% e si avvicinerà nel 2007 alla soglia dei 6 miliardi di Euro, con una percentuale di circa l’ 1,3% delle vendite al dettaglio. Siamo ancora lontani dalla media americana del 10% ed europea del 6%, ma i ritmi di crescita dimostrano che il commercio elettronico sta diventando sempre più un canale di acquisto integrativo e abituale anche nel nostro Paese. Per avvicinarci ai numeri del mondo anglosassone devono aumentare gli acquisti dei prodotti fisici – informatica, abbigliamento, prodotti per la casa, libri – ancora largamente inferiori alle potenzialità.”

Fonte: http://www.tomshw.it

Il Web italiano vale 31,6 miliardi, e la politica dorme

Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.
Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.

“Fattore Internet – Come Internet sta trasformando l’economia italiana” è stato commissionato da Google per inquadrare al meglio la condizione del nostro paese. Ebbene, dei 31,6 miliardi di euro “generati” nel 2010 ben 17,4 miliardi provengono dal segmento consumer, 11,2 miliardi dalle aziende private e 7,1 miliardi dallo Stato. Al netto di 4,1 miliardi di importazioni, il conto è facile.

“Dei 17,4 miliardi della voce “consumo” il 65% (oltre 11 miliardi) è dato dall’acquisto di prodotti, servizi e contenuti online. In pole position tra i servizi c’è sempre il turismo, che batte informatica, elettronica di consumo, assicurazioni e abbigliamento”
Il Web italiano vale 31,6 miliardi di euro, praticamente il 2% del prodotto interno lordo nazionale: chi l’avrebbe detto che la politica italiana è così miope? La web-economy, stando ai dati di un rapporto di Boston Consulting Group, è una gallina dalle uova d’oro di cui tutti si disinteressano, ma che frutta di più della ristorazione (neanche il 2%). Eppure sui media tradizionali e in Parlamento si parla di più di chef e ristoranti che di Internet.
“Mentre tra i contenuti digitali i più ricercati non sono le news, ma il gaming e nello specifico il poker online, che nel 2010 ha registrato una raccolta di oltre 3 miliardi di euro. Il rimanente 35% della voce consumo (circa 6,4 miliardi) se ne va nell’hardware per connettersi in rete, in tablet, smartphone e ovviamente nelle bollette telefoniche”.

Il capitolo chiave del rapporto riguarda lo sviluppo delle PMI: le aziende che negli ultimi tre anni hanno attivato un sito Internet, sviluppato servizi e-commerce e fatto attività di web marketing hanno registrato ricavi medi superiori all’1,2%, contro “la flessione 2,4% di quelle dotate solo di sito-vetrina e il -4,5% di quelle che hanno snobbato completamente l’online”.

Boston Consulting Group conclude che entro il 2015 il Web italiano varrà 59 miliardi di euro.

Fonte: http://www.tomshw.it

Decollano gli accessi a Facebook da cellulari e tablet e arriva un’unica versione per il mobile

Se fosse una nazione, sarebbe la quarta più popolata al mondo dopo Cina, India e Stati Uniti. Decollano gli accessi a Facebook da cellulari e tablet: il social network ha appena superato la soglia di 250 milioni di utenti unici mensili che leggono le sue pagine in strada, in viaggio o a casa senza impiegare una connessione alla rete fissa.

Per accedere ai loro profili utilizzano le applicazioni software da iPhone, Blackberry, Nokia e smartphone con il sistema operativo Android. La maggior parte naviga attraverso i browser. Anzi, Facebook ha semplificato l’interazione per il suo pubblico. Finora aveva una pagina dedicata ai dispositivi con schermo touch e un’altra per i cellulari meno potenti. Ma gli sviluppatori software hanno ammesso che era troppo complesso gestire l’evoluzione di ogni versione del social network. E quindi hanno costruito una singola piattaforma all’indirizzo m.facebook.com. Nel mondo la rete sociale online lanciata da uno studente di Harvard, Mark Zuckerberg, e da tre suoi amici del college ha raggiunto 600 milioni di persone.
Ma per le successive espansioni Facebook guarda ai paesi in via di sviluppo, a partire dall’India dove ha aperto di recente un centro per gli sviluppatori software e ha conquistato il podio come social network più frequentato, sottraendo il primato a Orkut. Diventa decisivo l’accesso da cellulare, soprattutto nelle aree non raggiunte da connessioni fisse. Secondo l’Itu alla fine dell’anno scorso erano 5,3 miliardi gli utenti di telefonia mobile: può collegarsi ai network di telecomunicazione il 90% della popolazione. E Facebook si prepara all’avanzata. Ha comprato Snaptu: è un’azienda specializzata nell’arricchimento dell’interazione con il social network attraverso gli schermi di cellulari meno potenti degli smartphone.
L’espansione procede rapida. Lo scorso febbraio la rete sociale online aveva 100 milioni di utenti attivi che leggevano le sue pagine in mobilità, raddoppiati a novembre. E da allora si sono aggiunte altri 50 milioni di persone.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

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