Comma3 - Strumenti e soluzioni per comunicare con internet

Categoria: Web e dintorni Pagina 21 di 28

Facebook, Zuckerberg beffato Un hacker gli ruba il profilo

NON poteva esserci modo migliore per dimostrare quanto Facebook sia insicuro. Un hacker dall’identità ancora ignota ha preso il controllo della pagina ufficiale di Mark Zuckerberg 1, il fondatore del social network, divertendosi a lanciare messaggi alle migliaia di fan del giovane miliardario. Giusto il tempo di raccogliere 1.800 “mi piace” e circa 500 commenti al suo unico post e il social network è stato costretto a rimuovere la pagina del fondatore, senza rilasciare almeno al momento alcun tipo di commento. Una figuraccia globale a cui prima o poi dovrà dare una spiegazione.

GUARDA IL MESSAGGIO DELL’HACKER 2

Il messaggio inviato dallo Zuckerberg posticcio era questo “Che l’hacking abbia inizio: Se Facebook ha bisogno di soldi, invece di andare dalle banche, perché non permette ai suoi utenti di investirvi in modo sociale? Perché non trasformare Facebook in un “social business”, nel modo in cui lo ha descritto il vincitore del premio Nobel Muhammed Yunus? Che ne pensate?”. Un chiaro riferimento al recente investimento di Goldman Sachs nel social network quindi, con una proposta da parte dell’hacker di abbandonare i sistemi capitalistici tradizionali per abbracciare l’esperienza di Yunus e del suo social business, in cui i ricavi non sono distribuiti tra gli investitori

ma usati per il miglioramento dellastruttura stessa e per scopi sociali.

Il messaggio “rivoluzionario” dell’hacker ha ricevuto commenti e insulti, ma di sicuro ha colpito l’attenzione dei lettori, increduli di fronte a una comunicazione del genere. Insieme al messaggio, il finto Zuckerberg ha lasciato il riferimento dell’hashtag #hackercup2011, un codice usato nelle conversazioni sul sito di microblogging Twitter. Si tratta di un’ulteriore beffa per Facebook, visto che l’Hacker Cup 2011 altro non è che il concorso indetto dal social network per far emergere i migliori talenti del panorama informatico. L’autore dell’attacco alla fan page di Zuckerberg si candida quindi come un probabile vincitore, seppure fuori dagli schermi, del concorso.

A parte la figura non certo esaltante per Facebook e il suo fondatore (e per gli addetti che si occupano della pagina), il problema della sicurezza sui social network torna all’attenzione degli ormai 600 milioni di utenti del sito. Proprio in queste ore veniva diffuso l’ultimo rapporto sull’argomento, stilato dalla società di sicurezza informatica Sophos, che indicava i social network come uno dei principali veicoli di malware e spam. Ma se neppure Mark Zuckerberg è in grado di custodire la propria password, chi può dirsi davvero al sicuro?

Fonte: www.repubblica.it

NEL 2010 UN ACQUISTO AL SECONDO SU EBAY, LA TECONOLOGIA E’ LA PIU’ RICHIESTA. 2^ ABBIGLIAMENTO

L’inizio di ogni nuovo anno porta a tirare le somme di quello appena trascorso, e anche per eBay, primo portale di ecommerce in Italia, e’ arrivato il momento di fare i conti ed analizzare quali sono stati i trend d’acquisto nel 2010. Gli italiani che si sono rivolti a internet per i loro acquisti, approfittando di vantaggi quali l’ampia scelta, la comodita’ e il risparmio, sono sempre di piu’ e nel 2010 su www.ebay.it e’ stata conclusa una transazione ogni secondo, con un aumento del numero totale di acquisti del +5,6% rispetto al 2009.
Secondo un’indagine interna di eBay.it, la categoria che nel 2010 ha generato il maggior numero di acquisti e’ l’insuperabile Consumer Tech, con un prodotto tecnologico venduto ogni 4 secondi, seguita da Abbigliamento e Accessori, con un acquisto ogni 12 secondi, e al terzo posto Casa, Arredamento e Bricolage, con un prodotto acquistato ogni 14 secondi. Se le categorie con il maggior numero di transazioni confermano la classifica del 2009, le novita’ si trovano analizzando le categorie che sono cresciute di piu’ nell’ultimo anno.
La crescita maggiore ha riguardato Bellezza e Salute, con un aumento di acquisti del +39%, a testimonianza del fatto che, nonostante le difficolta’ economiche, gli italiani continuano a prendersi cura di se’ e per farlo scelgono la strada del risparmio su eBay.it; a seguire troviamo Casa, Arredamento e Bricolage, con un aumento del +26% nel 2010 (guardando al trend di crescita di questa categoria dal 2007 al 2010 si registra addirittura un aumento dell’81%), mentre sul gradino piu’ basso del podio sale Auto: ricambi e accessori, con aumento del +23,6%.
Con focus specifico sui prodotti singoli piu’ cresciuti 2010 vs 2009, troviamo gli accessori per i “must have” tecnologici del momento, ovvero accessori per iPhone (+161%) e accessori per Blackberry (+141%), a seguire risulta un aumento sostanzioso delle vendite di Lampadine e Led (+130%), che testimonia la continua crescita della categoria Casa, Arredamento e Bricolage, mentre la categoria Auto: ricambi e accessori deve il suo incremento soprattutto a Motori e Frecce per auto, aumentati rispettivamente del +74% e del +70%.

I mesi di Novembre e Dicembre registrano il maggior numero di transazioni effettuate, come e’ logico che sia visto che il Natale rappresenta un momento di grandi picchi di acquisto, anche se e’ poi con la primavera, a Marzo, che si registra il terzo apice di transazioni online. E se si vuole guardare ai trend d’acquisto per i prossimi giorni, basandosi su come erano andate le vendite a gennaio 2010, i videogiochi saranno tra gli articoli a riscuotere maggiore successo, con un aumento di vendita, ad esempio, delle Periferiche di gioco per pc del +78% e delle Console Wii del +76% rispetto alla media degli altri mesi del 2009.

Fonte: www.clandestinoweb.com

Imprese: tre aziende italiane su dieci usano i social media

Milano, 24 gen. – (Adnkronos) – E’ del 32,5% la percentuale delle aziende italiane che fanno uso di social media. Questo il dato che emerge da una ricerca svolta tra maggio e novembre del 2010 su un campione di 720 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale dall’universita’ Iulm di Milano. Dallo studio emerge che il 73% delle imprese intende rafforzare l’uso dei social network. In cima alla classifica dei social network piu’ appetibili troviamo Facebook (20,1% delle aziende vorebbero usarlo) ma il 14,2% delle imprese intende usare i blog. L’indagine ha preso in considerazione sei settori: moda, alimentare, sanitario, pubblica amministrazione , banche e elettronico. Per ciascun settore sono state analizzate 120 aziende ulteriormente segmentate per dimensioni ( 40 ‘grandi’, 40 ‘medie’ e 40 ‘piccole’). L’attribuzione dimensionale, rende noto lo Iulm, e’ stata effettuata in relazione ai dati di fatturato con classi differenziate in relazione allo specifico di ciascun settore analizzato. “Attraverso la valutazione di tre dimensioni -dice Guido Di Fraia, responsabile scientifico Master Social Media Marketing dello Iulm e relatore della ricerca- e’ stato possibile valutare l’uso piu’ o meno strategico dei social media da parte dell’azienda. Le tre dimensioni prese in considerazione sono: orientamento 2.0, gestione e efficacia delle azioni adottate. La misura di queste 3 dimensioni ci ha permesso di ricostruire quello che abbiamo definito l’indice di SocialMediAbility dell’azienda stessa”. Di Fraia spiega che “l’indice di SocialMediAbility permette di ricostruire il livello di sviluppo delle attivita’ di social media marketing messe in atto dalla singola azienda e confrontarla con quella di altre aziende del settore”.

Fonte: www.adnkronos.com

Google, la ricerca non è imparziale

Un nuovo studio accusa Mountain View di manipolazione volontaria dei risultati nelle ricerche web. L’autore dello studio è consulente pagato da Microsoft, ribatte Google

Roma – Ben Edelman colpisce ancora: il professore di Harvard, già noto per le sue indagini sulle magagne dei giganti del web, e di Google in particolare, accusa di nuovo Mountain View di comportamento scorretto nei confronti della concorrenza e degli utenti. Sotto accusa in questo caso ci finisce la ricerca web, il servizio che è la base dell’impero telematico del Googleplex e che secondo Edelman verrebbe gestito in maniera niente affatto “imparziale” o matematicamente agnostica.

Edelman e colleghi hanno scoperto che gli algoritmi incaricati di fornire i risultati di una ricerca su Google presentano una classifica di link favorevole ai servizi offerti da Mountain View tre volte più spesso di quanto capiti con i siti concorrenti. Nel loro studio i ricercatori di Harvard prendono in esame keyword popolari come “mail”, “email”, “maps”, “video” e quant’altro ricavandone l’idea che il ranking è spesso e volentieri in sintonia con l’offerta di servizi web di Google.

Anche Yahoo!, assieme a Google, tenderebbe a favorire la propria bottega rispetto a quelli che al contrario risulterebbero essere i servizi realmente desiderati dagli utenti. “Tipicamente Google sostiene che i suoi risultati vengono generati da algoritmi, sono oggettivi e mai manipolati – dicono gli autori dello studio – Google chiede al pubblico di credere che gli algoritmi decidano, e che le sue partnership, le aspirazioni di crescita o i servizi connessi non influenzino i risultati. Noi dubitiamo di tutto ciò”.Edelman e colleghi sono insomma della stessa idea dell’Unione Europea, che ha deciso di mettere Google sotto inchiesta per le denunce circa l’accusa di comportamento anticompetitivo nella gestione dei risultati nelle ricerche web. I ricercatori sperano di vedere applicati agli algoritmi di ricerca gli stessi scrupoli di indagine “terze” adottati per le API e il codice di Windows.

E proprio Microsoft, stando alla risposta del portavoce di Google Adam Kovacevich allo studio, si celerebbe dietro queste nuove accuse di parzialità ai suoi algoritmi “matematicamente imparziali”. “Il signor Edelman è da lungo tempo un consulente stipendiato da Microsoft – accusa Kovacevich – quindi non sorprende che sia l’autore di un test assai prevenuto in cui il suo sponsor passerebbe mentre Google fallirebbe”.

Fonte: www. punto-informatico.it

Il rapporto con la Pa cresce online

Accessibilità online, gestione elettronica, trasmissione elettronica e conservazione sostitutiva di dati, informazioni e comunicazioni.
Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale – in vigore dal prossimo 25 gennaio – definisce il quadro normativo destinato a rivoluzionare i rapporti tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese. Le tecnologie diventano la chiave per assicurare maggiore produttività all’apparato statale. Ai cittadini e alle imprese sono inoltre riconosciuti veri e propri diritti all’uso delle tecnologie, sia nelle comunicazioni che nella partecipazione al procedimento amministrativo.

La dematerializzazione si costruisce intorno all’oggetto della validazione elettronica, e cioè sul documento informatico e sul suo processo di formazione. Proprio per semplificarne l’adozione e favorirne l’utilizzo, accanto alla firma elettronica, a quella elettronica qualificata e a quella digitale è stata, infine, introdotta la firma elettronica avanzata, originariamente prevista dalla direttiva 1992/93/Ce. L’evoluzione tecnologica è infatti tale da permettere soluzioni in grado di assicurare strumenti di firma sempre più sicuri e attendibili. In ogni caso, l’assenza di un certificato qualificato rilasciato da una Certification Authority appare un limite, perchè non assicura quei livelli di assoluta garanzia sull’identità dei soggetti firmatari che assicurerebbe il controllo di un ente indipendente.

Documenti digitali e copie
Una delle novità di maggiore impatto per cittadini e imprese (si veda tabella nella pagina) riguarda le nuove modalità di gestione ed emissione di documenti informatici e copie. Nell’ottica della semplificazione, il principio della neutralità tecnologica determina la libertà di valutare in giudizio un documento informatico anche se non sottoscritto digitalmente. Ciò significa che cittadini e imprese non devono necessariamente utilizzare una firma elettronica per sottoscrivere ed emettere documenti. Il documento sarà comunque diversamente valutato, quanto a efficacia probatoria, a seconda che sia sottoscritto o meno. Infatti, la scrittura privata fa piena prova, sino a querela di falso (in base all’articolo 2702 del Codice civile) se le viene apposta una firma elettronica avanzata, qualificata o digitale.

Se il documento informatico contiene, invece, uno degli atti da fare obbligatoriamente per iscritto (a pena di nullità) – come prevede l’articolo 1350 del Codice – questo deve essere sottoscritto con firma elettronica qualificata o digitale. Allo stesso modo, alle copie informatiche di un documento analogico è riconosciuta l’identica efficacia probatoria dell’originale. Se, tuttavia, i file informatici contenenti copia di documenti analogici – sia scritture private che atti pubblici – sono spediti o rilasciati da depositari pubblici autorizzati o da pubblici ufficiali, per la loro efficacia probatoria è sufficiente la sottoscrizione con firma digitale o elettronica qualificata da parte di chi spedisce o rilascia il documento. La loro esibizione sostituisce, infatti, quella dell’originale. Non è, infine, più obbligatoria la firma digitale sulla copia per immagine di un documento analogico ma il semplice rispetto delle regole tecniche se la conformità all’originale non è espressamente disconosciuta. L’attestazione di conformità apposta da un notaio conferisce alla copia solamente una valenza probatoria rafforzata.

Conservazione sostitutiva
Ulteriore novità che potrebbe semplificare il ricorso ai processi di conservazione sostitutiva consiste nella previsione della figura dei conservatori accreditati, iscritti ad un apposito albo tenuto da DigitPA.
Si tratta di soggetti, pubblici e privati, di cui cittadini, imprese e Pubbliche amministrazioni possono avvalersi non solo per la conservazione dei propri documenti informatici ma anche e soprattutto per la certificazione di conformità del processo.
Un sistema di conservazione strutturato da un certificatore accreditato o da questo certificato è in grado di garantire al contribuente la rispondenza ai criteri e alle regole tecniche fissate per i documenti contabili e fiscali dal Dm 23 gennaio 2004, conferendo loro una valenza probatoria nei riguardi della stessa Agenzia delle entrate.

Fonte: www.ilsole24ore.com

24,7 milioni di internauti in Italia: prevalgono i più adulti

È tempo di fare un po’ di statistiche e conoscere la popolazione del grande Web nella sua percentuale italiana. I dati di cui andremo a parlare analizzano la fisionomia del fenomeno in Italia e provengono da Audiweb relativamente allo scorso novembre. Subito da segnalare è il numero di 24,7 milioni di internauti italiani (ovvero i soggetti che si sono collegati a Internet almeno una volta).

Gli italiani sul Web crescono ancora da come si deduce da una comparazione dei dati di novembre 2009 con quelli dell’appena conclusosi 2010. Percentuali di crescita equivalenti al 10,7% segnalano che il 45% circa della popolazione dai 2 anni in su (in senso ipotetico ovviamente) si collega abitualmente ad Internet. Crescono a 12,6 milioni gli utenti attivi, altrimenti esprimibili in percentuale dell’11,3%, nel “giorno medio”, precedentemente fissi a 11,3 milioni (novembre 2009).
Il tempo di connessione di questi internauti è mediamente di 1 ora e 32 minuti al giorno per la consultazione di 181 pagine. Rientrano nel totale di utenti attivi 5,5 milioni di donne e 7 milioni di uomini dell’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Questa fascia d’età costituisce il 47,6% del totale degli utenti attivi, ovvero 6 milioni. Seguono i giovani dai 25 ai 34 anni con una media di 2,6 milioni di utenti attivi, e cioè il 20,9%.

Nonostante questi ultimi dati sembrino essere a favore dei più giovani, l’analisi di Audiweb stupisce nella comparazione del numero di utenti attivi con un’età tra i 55 e i 74 anni con quelli notevolmente più giovani tra i 18 e i 24. La prima fascia supera la seconda con un buono scarto: 1,7 milioni contro poco meno di 1,3 milioni.

Considerando le fasce orarie mediamente più frequentate si piazza al primo posto quella che va dalle 12:00 alle 15:00 con 6,4 milioni di utenti, al secondo la fascia oraria della mattina dalle 09:00 alle 12:00 con 5,6 milioni e infine i 5 milioni di utenti dalle 21:00 alle 00:00. Durante la giornata l’attività rimane stabile nel pomeriggio dalle 15:00 alle 21:00 circa.

Per quanto concerne la suddivisione territoriale dell’utenza si segnala il Nord-ovest con il 31% di utenti attivi (3,9 milioni), seguito dal Sud e le Isole con 29,4% (3,7 milioni), il Centro al 17% (2,1 milioni) e il Nord-Est al 16,2% (2 milioni).

Fonte: www.hi-techitaly.com

Web. Google diventa family friendly

Il progetto è frutto della collaborazione con Save the Children, Telefono Azzurro e Terre des Hommes

Google annuncia di aver creato un nuovo Centro Sicurezza Online per la Famiglia, raggiungibile al link www.google.it/sicurezzafamiglia. Il centro raccoglie suggerimenti di importanti associazioni, consigli e spunti offerti da genitori (che lavorano in Google ma non solo) così come informazioni su come usare gli strumenti di sicurezza che abbiamo sviluppato per i prodotti Google.

La rivoluzione digitale, abbracciata entusiasticamente dai più giovani, mette a dura prova i genitori, che non sempre hanno consapevolezza o competenze per educare i figli a un uso responsabile dei nuovi media, Internet e social network in testa. I nuovi strumenti presentano nuove opportunità di miglioramento del sapere e di socializzazione, ma anche nuove insidie che, per mancanza di tempo o di informazioni, molti genitori non sono attrezzati a comprendere e affrontare.

Google ha deciso di creare il Centro Sicurezza Online per la Famiglia proprio partendo da questa constatazione, suffragata dai dati di una recente indagine alla quale ha fornito il proprio contributo e che ha evidenziato come – in un campione rappresentativo di oltre 500 genitori di bambini tra gli 8 e i 13 anni – appena il 18% abbia mostrato di conoscere appieno le nuove tecnologie e di essere in grado di affiancare in modo appropriato i figli in un approccio corretto e responsabile ai media digitali.

“Dopo il lancio, oltre un anno fa, del Centro di Sicurezza YouTube e la partecipazione a numerose iniziative indirizzate ai giovani, il nostro intento con il Centro per la sicurezza online della famiglia è di ampliare e rafforzare il dialogo anche con i genitori, per aiutarli a meglio comprendere la realtà digitale nella quale si muovono quotidianamente i loro figli”, ha spiegato Marco Pancini, European Policy Counsel di Google per l’Italia.

Il Centro per la sicurezza online della famiglia è suddiviso in diverse sezioni contenenti informazioni sugli strumenti di protezione offerti da Google e consigli per genitori e ragazzi forniti in collaborazione con i tre partner dell’iniziativa. Tra i temi trattati, cyberbullismo, contenuti violenti e/o a sfondo sessuale, adescamento online, privacy. Sono inoltre disponibili un decalogo di consigli generali rivolti direttamente agli insegnanti e ai giovani utenti della Rete, nonché suggerimenti sui comportamenti da tenere nel caso in cui si sia vittime di episodi di cyberbullismo.

Un’altra sezione contiene una serie di risposte alle domande più frequenti delle categorie di utenti cui il sito si indirizza. Vi sono infine link diretti per la segnalazione di episodi di abusi e usi scorretti dei prodotti online di Google e una sezione con i video-consigli forniti dai genitori che lavorano in Google ad alti genitori preoccupati della sicurezza dei loro figli su Internet. Dall’interno del Centro Sicurezza è inoltre possibile accedere direttamente alle pagine informative sull’iniziativa “Non perdere la bussola”, promossa da Google/YouTube in collaborazione con Polizia delle Comunicazioni e Ministro della Gioventù e lanciato oggi stesso. L’iniziativa, complementare alle risorse del Centro di sicurezza online, consiste in corsi di formazione sull’uso sicuro e responsabile della rete organizzati nelle scuole medie e superiori italiane, rivolti a studenti e genitori.

Google ha poi chiesto ad alcuni genitori di condividere consigli pratici da applicare nella vita di tutti i giorni. Le tattiche che usano vanno dal fissare un limite di tempo nell’uso di Internet da parte dei ragazzi, non collocare il computer nella loro camera e controllare periodicamente la cronologia delle navigazioni  e i profili sui social network. Ciascuno ha la propria idea, non esiste qualcosa come la risposta giusta o la risposta sbagliata.

Il nuovo Centro per la sicurezza online della famiglia, infine, offre informazioni su come utilizzare gli strumenti di sicurezza incorporati nei nostri progetti, quali SafeSearch e la Modalità di protezione di YouTube, che possono aiutare a controllare i contenuti che i ragazzi possono trovarsi davanti. I controlli della condivisione dei contenuti in YouTube, Picasa, Blogger e altri prodotti assicurano che video, foto e blog siano condivisi solo con le persone giuste. Inoltre, è stata creata una sezione su come gestire le funzioni di geolocalizzazione su dispositivi mobili.

Fonte: www.vita.it

Internet Wi-Fi, con il nuovo anno abolite le vecchie regole

In vigore dal 1 gennaio 2011 le modifiche al decreto Pisanu: gli esercenti adesso non dovranno più identificare i clienti che utilizzano le connessioni senza fili. Decadono anche altri obblighi che hanno frenato la diffusione degli hotspot in Italia

Dopo 5 anni di condizionale, anche in Italia il Wi-Fi ha ottenuto la piena libertà. Dal primo gennaio 2011 è infatti possibile collegarsi alla reti Wi-Fi pubbliche presenti sul suolo nazionale senza l’obbligo di identificarsi; e nello stesso tempo i gestori di locali pubblici che offrono ai clienti Internet senza fili non devono più chiedere l’autorizzazione al questore, né registrare l’attività online degli avventori.

Una piccola rivoluzione innescata dall’approvazione del decreto Milleproroghe da parte del Consiglio dei Ministri e dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre. Il nuovo dispositivo legislativo infatti ha modificato l’articolo 7 del decreto Pisanu, abrogando quelle norme che dal 2005 obbligavano gli esercenti e chi metteva a disposizione una connessione in un locale pubblico a identificare i navigatori tramite un documento d’identità.

Il nuovo anno dunque si è portato via tutti e tre gli obblighi principali previsti dalla Pisanu che, a detta di molti osservatori, avevano contribuito a rallentare la diffusione degli hotspot e delle connessioni pubbliche in Italia. E dunque il barista, il ristoratore o l’esercente che oggi voglia fornire una Wi-Fi ai propri clienti non dovrà più richiedere l’autorizzazione della Questura; né sarà tenuto a identificare i cybernauti fotocopiando la loro carta d’identità o in altro modo; né ancora dovrà tenere il registro di log della navigazione degli utenti, tracciando e conservando la loro attività online. Diverso invece il discorso per chi fornisce connettività come attività principale del proprio servizio, vale a dire gli Internet point veri e propri. Per loro l’abrogazione non vale, e restano tutti gli obblighi appena citati.

Il decreto che prendeva il nome dall’allora Ministro dell’Interno Beppe Pisanu, nato per motivi di sicurezza nazionale sull’onda emotiva degli attentati terroristici avvenuti a Londra nel 2005, e successivamente convertito in legge, era stato prorogato anno dopo anno fino ad oggi. Non senza provocare mal di pancia e malumori da parte dei difensori dei diritti digitali e della libertà di internet, tanto che nel 2009 oltre cento blogger, giornalisti e imprenditori avevano sottoscritto una Carta per la liberazione del Wi-Fi.

Un dibattito che da allora si è fatto sempre più intenso, tanto più che proprio nel 2009 lo stesso Pisanu aveva ritenuto in qualche modo superate le condizioni che avevano portato all’approvazione del suo decreto: “Da un lato le esigenze di sicurezza sono nel frattempo mutate e dall’altro l’accesso a internet come agli altri benefici dello sviluppo tecnologico deve essere facilitato”. A queste dichiarazioni era seguita prima una proposta per alleggerire gli obblighi imposti avanzata dal deputato Roberto Cassinelli (PDL), quindi l’iniziativa bipartisan, anzi,   “terzopolista” con PD, per ottenere l’ abrogazione delle norme della Pisanu promossa da Linda Lanzilotta (API), e sostenuta da Paolo Gentiloni (PD), Roberto Rao (UDC) e Luca Barbareschi (FLI). Mentre lo scorso ottobre, anche l’attuale ministro dell’Interno Roberto Maroni si era pronunciato contro il rinnovo del decreto e dunque per una modifica delle norme in senso meno restrittivo.

Il fronte del Wi-Fi libero può dunque cantar vittoria? “In parte possiamo dire di sì – risponde a Sky.it Guido Scorza, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie – perché finalmente è stato preso in considerazione un problema che era stato snobbato per 5 anni.  Tuttavia non possiamo aspettarci che da oggi avvenga un’esplosione di Internet pubblico in giro per l’Italia. I cambiamenti culturali hanno i loro tempi. Inoltre suscita perplessità il fatto che fino a poco tempo fa quelle norme erano ritenute indispensabili per ragioni di antiterrorismo”.  In effetti lo stesso procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso lo scorso novembre si era espresso contro l’abrogazione della Pisanu.

Rimane poi un ulteriore banco di prova: nei prossimi due mesi il decreto Milleproroghe dovrà essere convertito in legge, con la possibilità di ulteriori modifiche. L’ipotesi di un obbligo di identificazione degli utenti più “leggero”, ad esempio richiedendo il loro numero di cellulare, potrebbe ancora rientrare dalla finestra. In ogni caso, si può ben dire che con il 2011, per quanto riguarda il Wi-Fi, qualcosa è davvero cambiato.

Fonte: http://tg24.sky.it

Wikipedia. Dieci anni di sapere a portata di click

ROMA. In dieci anni ha scardinato il concetto di enciclopedia, trasferendo online il sapere globale sotto forma di un immenso archivio a cui tutti possono non solo accedere, ma per la prima volta anche contribuire: è la rivoluzione Wikipedia, l’enciclopedia online “libera” e gratuita che sabato prossimo festeggerà il suo decimo compleanno. Strumento di informazione consultato da quasi 400 milioni di persone di tutto il mondo, spesso citato come fonte – e non senza episodi controversi – anche dai media e da istituzioni accademiche, Wikipedia è sinonimo di sapere per tutti a portata di click, e, nella percezione comune, è diventata anche uno dei pilastri di Internet, insieme a Google e Facebook.

Nata da un’intuizione di Jimmy Wales e Larry Sanger, Wikipedia vide la luce il 15 gennaio 2001 come progetto complementare di Nupedia, piattaforma ormai defunta che aveva scopo analogo ma la cui redazione era affidata a esperti. A distanza di pochi mesi la piattaforma cominciò a prendere piede, con il lancio di altre 13 versioni in altrettante lingue, fra cui l’italiano. Dal 2003 E gestita dalla Fondazione Wikimedia, organizzazione no profit di San Francisco che si occupa anche di altri progetti ‘wiki’, come Wikiquote e Commons,

Basata sui contenuti prodotti dagli utenti e sulla tecnologia “wiki”, termine hawaiano che vuol dire “veloce”, Wikipedia consente a chiunque sia collegato in rete di creare voci e modificare o aggiornare pagine esistenti. In dieci anni ha lanciato edizioni in quasi 280 lingue e oggi contiene 17 milioni e mezzo di articoli e più di 66 milioni e mezzo di pagine web. La versione in inglese è quella con il maggior numero di voci, oltre tre milioni e mezzo, mentre quella italiana ne conta oltre 760 mila. Con circa 60 milioni di accessi al giorno, è fra i primi maggiori dieci siti al mondo.

Se da alcuni è considerata una fonte enciclopedica la cui precisione rasenta quella dell’Enciclopedia Britannica, da altri Wikipedia è guardata con sospetto proprio per la natura “dal basso” del suo sapere collettivo. Le critiche sono arrivate anche dall’interno, con lo stesso co-fondatore Sanger che definì Wikipedia inaffidabile e ne abbandonò il progetto dopo qualche anno. La Fondazione Wikimedia ha affrontato quotidianamente polemiche sull’attendibilità delle fonti, in seguito alla pubblicazione di errori e bufale più o meno eclatanti, e nel tempo ha cercato di migliorare i meccanismi di trasparenza a verificabilità dei contributi.

Davanti alla forza dirompente di un progetto come Wikipedia sono stati tanti i tentativi di clone, ma anche i soggetti illustri che con progetti analoghi hanno dichiarato la resa: dall’enciclopedia online Encarta (accessibile con abbonamento) di Microsoft a Google Knol. Proprio il colosso di Mountain View tra l’altro un anno fa donò alla Fondazione Wikimedia due milioni di dollari.

Fonte: www.americaoggi.info

Italiani popolo di pazienti in Rete

L’Italia è tra i Paesi in cui il «dottor Web» è più consultato, ma pochi controllano l’attendibilità delle fonti. I consigli per chi cerca informazioni.

Otto italiani su dieci si affidano a Internet per cercare informazioni su salute e farmaci, mentre uno su due ricorre al Web per l’autodiagnosi. Purtroppo va aggiunto che tre connazionali su quattro non controllano l’attendibilità delle fonti, rischiando così di imbattersi in contenuti poco affidabili. È quanto emerge dai nuovi dati del “Bupa Health Pulse 2010“, la ricerca internazionale della London School of Economics sui servizi sanitari.

I pazienti italiani sono tra i più digitali in assoluto: più connessi dei cugini francesi (con il 59% si rivelano i meno propensi a ricorrere al Web), degli spagnoli (72%), degli inglesi (73%) e dei tedeschi (80%). Risultano secondi solo ai russi (con il 96% i più digitalizzati del mondo), ai cinesi (92%) e agli indiani (90%).

Le donne italiane consultano il “dottor Web” più degli uomini (83% contro 78%), ma il picco massimo di ricerche legate alla salute, indipendentemente dal sesso, si registra comunque tra i giovani dai 25 ai 34 anni (87%), la generazione evidentemente più predisposta sia per l’età sia per la confidenza con il pianeta dell’online. Quando si tratta, invece, di contattare il proprio medico con un’e-mail o un sms, i più propensi risultano gli uomini (27% contro il 21% delle donne). Da segnalare, infine, un 13% di italiani che ricorre ai social media come Facebook per postare commenti e domande o approfondire temi medici.

Entrando nel particolare, il 65% degli italiani cerca in Rete informazioni sui farmaci; il 47% naviga per effettuare un’autodiagnosi; il 42% si informa su ospedali o cliniche; il 26% cerca a colpi di mouse notizie sui medici; il 13% ricorre ai social media come Facebook per postare commenti e domande o approfondire temi medici.

È gennaio il mese in cui i consigli medici online raggiungono – con l’inizio del nuovo anno e complice una rinnovata attenzione per la salute – il loro picco massimo. Inoltre uno studio della London School of Economics ipotizza nei prossimi anni un’ulteriore crescita delle informazioni online sulla salute: ciò si spiega anche con l’incremento delle vendite di smartphone e ipad previsto entro il 2012. Lo studio spiega che le persone rischiano così di imbattersi in contenuti che non hanno una fonte certa e faticano, dunque, a conoscere ciò di cui si possono fidare.

«Se online si reperiscono delle informazioni inaffidabili – ha commentato Sneh Khemka, direttore medico di “Bupa International” – le conseguenze possono essere serie. Da una parte le persone possono sentirsi falsamente rassicurate da sintomi potenzialmente pericolosi, non cercando l’aiuto di cui hanno bisogno, dall’altra un’informazione imprecisa può portare la gente a preoccuparsi per nulla, a sottoporsi a esami e trattamenti che non apportano loro alcun beneficio. Quando si è alla ricerca di informazioni online è davvero importante assicurarsi che provengano da una fonte attendibile».

«Le nuove tecnologie – ha spiegato David McDaid, ricercatore della London School of Economics – stanno aiutando tantissime persone in tutto il mondo ad approfondire argomenti che riguardano la loro salute e a prendere decisioni con un bagaglio informativo implementato. Tuttavia la gente necessita di informazioni ottimali. Le persone devono ricercare le fonti online badando al marchio di qualità, verificando sia la sezione ’Chi siamò dei siti web, sia la data dell’ultimo aggiornamento delle informazioni stesse».

Ed ecco i consigli per chi cerca informazioni online sulla salute:
1. Migliorare la propria ricerca: quando si va a caccia informazioni online sulla salute è importante essere quanto più specifici è possibile nell’inserimento delle parole chiave.

2. Verificare la provenienza delle informazioni e scegliere scrupolosamente i siti che forniscono informazioni sulla salute.

3. Alcuni paesi hanno marchi di qualità per contraddistinguere i siti web sulla salute affidabili. Ad esempio nel Regno Unito il Dipartimento del Governo di Sanità ha sviluppato uno standard informativo a cui si conformano i siti di elevata qualità che si occupano di salute (tra cui www.bupa.co.uk).

4. Controllare la sezione “Chi siamo”: se non vi sono marchi di qualità è importante scoprire chi gestisce il sito sulla salute e perchè. I siti con una certa fama indicano se gli autori sono qualificati e se vi è un processo editoriale nella produzione dei contenuti.

5. Controllare la data: i consigli medici possono ’scaderè ed è quindi bene cercare la data di pubblicazione delle informazioni. Come regola generale le informazioni sulla salute che hanno oltre due anni devono essere considerate non più valide.

6. Consultare il proprio medico: internet può essere utile per capire qualcosa di più sulla propria salute, ma quando si è preoccupati per un problema occorre contattare il proprio camice bianco.

Fonte: www.lastampa.it

Pagina 21 di 28

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén