grimmChi non ha mai ascoltato le storie dei fratelli Grimm, Biancaneve e i sette Nani, Pollicino, Hansel e Gretel e tante altre meravigliose fiabe?
E, diciamocelo pure … chi non ama ascoltarle, oltre a raccontarle, anche da adulto?
Eppure i genitori sembrano aver abbandonato la vecchia e sana abitudine: leggere o raccontare una fiaba ai propri figlioletti prima di addormentarsi.
Il risultato? I bambini imparerebbero, così, a parlare sempre meno …
Così sostiene un rapporto del ministero dell’istruzione britannico che analizza l’alfabetizzazione nel Regno Unito: il fenomeno che balza agli occhi dallo studio è infatti quello, in parte già noto, degli adulti che hanno sempre meno tempo per occuparsi della prole.
Da un lato, i genitori sono sempre più stanchi, dall’altro, nuove tecnologie distraggono gli uni e gli altri.
Risultato? Il numero delle parole che i grandi scambiano con i bambini è in calo costante.
Meno fiabe e meno dialogo, sinonimi di un apprendimento sempre più lento.
All’asilo e perfino alle elementari, in Gran Bretagna, entrano bambini di 5-6 anni con una capacità di comunicazione che sarebbe lecito aspettarsi da un bambino di un anno e mezzo, che ha appena imparato a camminare.

Varie ricerche dimostrano che spesso chi ha problemi di linguaggio nell’infanzia può sviluppare, crescendo, difficoltà e disabilità mentali di vario grado.

Per questo il governo britannico lancia l’allarme. “Il numero dei bambini che cominciano le scuole elementari senza sapere neanche formare una frase rudimentale è in crescita”, afferma il rapporto, preparato da Jean Gross, responsabile della comunicazione per il ministero dell’Istruzione, e anticipato ieri dal Times di Londra.
Le più recenti statistiche governative indicano che il 18 per cento dei bambini di 5 anni nelle scuole del regno, ovvero più di 100 mila bambini, non sono al livello di alfabetizzazione previsto per la loro età.
Il ritardo è più spiccato nei bambini poveri che, secondo la ricerca della dottoressa Gross, ascoltano “soltanto 600 parole all’ora” in famiglia, in confronto alle 2 mila parole l’ora che sono la media per le classi benestanti.
Inoltre i bambini che crescono in famiglie povere o disagiate ricevono soltanto un elogio per ogni due rimproveri, mentre nelle case benestanti il rapporto è rovesciato e questo rallenterebbe l’alfabetizzazione.
Cosa c’è, mi chiedo, di più bello che vedere il proprio piccolo addormentarsi tra le parole sussurrate  da un genitore?