Lo chiamarono, profeticamente, ABC, senza pensare che sarebbe diventato, di lì a pochi decenni, l’alfabeto del nuovo millennio. È l’Atanasoff-Berry Computer, il primo computer al mondo, progettato e realizzato all’Università dell’Iowa tra il 1937 e il 1942 dai ricercatori americani John Vincent Atanasoff e Clifford Berry. Insieme all’Electronic Numerical Integrator and Computer (Enica), considerata dagli storici la prima macchina in grado di essere riprogrammata per risolvere problemi specifici, l’ABC il pezzo forte della prima mostra-museo organizzata negli Stati Uniti per ripercorrere la storia del computer. L’hanno aperta nel cuore californiano della Silicon Valley, a Mountain View, alle porte di San Francisco, dove già esisteva il Computer History Museum. Ma questa mostra-esibizione, non a caso denominata «Revolution: The First 2000 Years of Computing» (Rivoluzione: i primi 200 anni dell’arte del computer), vuole essere la più aggiornata, completa ed esauriente esibizione mai organizzata al mondo in tema di computer. Per allestirla sono stati spesi, infatti, 19 milioni di dollari, e tra i finanziatori vi sono nomi come quello di Bill Gates o della Hewlett&Packard. «Revolution» offre uno spaccato di quella rivoluzione di fine millennio che ha cambiato il mondo: dall’ABC, che nell’Iowa occupava un’intera stanza, all’Iphone o all’Ipad. «Sono emblematici dell’ era di transizione dentro alla quale stiamo vivendo come genere umano – ha spiegato al New York Times il presidente del museo, Leonard J. Shestek -. Dal tempo in cui non vi era alcun computer, al tempo in cui i computer sono dentro a ogni cosa che tocchiamò. Distribuita su 19 sale, la mostra è un viaggio lungo non più di mezzo secolo attraverso l’evoluzione di quell’oggetto che più di ogni altro ha cambiato il modo di vivere contemporaneo. Chi si ricorda di Commodore 64? Oggi, nell’era di Facebook e Twitter, sembra preistoria. Eppure quel computer risale appena al 1982 e fu lungo gli Anni Ottanta la macchina più popolare al mondo. La mostra resterà in modo permanente a Mountain View. «Ma come 15 anni siamo approdati nella Silicon Valley per dare vita al primo museo di computer – ha detto Shustek – non è affatto escluso che tra 15 anni apriremo questa mostra a Shanghai. Seguiamo l’innovazione, ovunque essa ci porti nel mondo».

Fonte: www.ilgiornale.it