Sembrerà strano, ma in Italia il peggio non è ancora arrivato…
L’ Ocse, nell’Employment Outlook 2009 diffuso oggi, sostiene che, se in alcuni Paesi come Irlanda, Giappone, Spagna e Stati Uniti, già nel 2009 si è registrato un forte aumento di disoccupati a causa della crisi economica, in altri Paesi, inclusi Francia, Germania e Italia, la gran parte della crescita della disoccupazione deve ancora arrivare.
E’ la Spagna, con un tasso di disoccupazione al 18,1% a giugno, lo Stato Paese che finora ha pagato il tributo più grande alla crisi, in termini di lavoro.
In Francia il tasso è al 9,4% a metà di quest’anno, mentre in Germania è al 7,7%.
Nella tabella Ocse i dati italiani sono invece disponibili fino al primo trimestre 2009 quando la disoccupazione era al 7,4%, leggermente inferiore rispetto al 7,5% registrato nell’area sempre nei primi tre mesi di quest’anno.
Sul piano generale, dal 2007 ad oggi i disoccupati dell’area Ocse sono aumentati di 15 milioni ed entro la fine del 2010 questo esercito di senza lavoro aggiuntivi raggiungerà quota 25 milioni.
Il risultato? In tre anni si perderanno tanti posti di lavoro quanti ne sono stati persi in un intero decennio fino ai primi anni ’80, a seguito delle crisi petrolifere.
Così da un tasso di disoccupazione del 5,6% registrato nel 2007, il più basso in 25 anni, a giugno 2009 si è passati all’8,3%.
Le perdite più pesanti di posti di lavoro – aggiunge l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – si registrano “all’interno dei gruppi già svantaggiati nel mercato del lavoro: giovani, basse professionalità, immigrati, minorità etniche, e tra questi soggetti con contratti temporanei o atipici”.